Ninne Nanne

Le filastrocche che da sempre si sussurrano per addormentare i bambini quasi mai sono canzoni dolci: sono il grido di nascosto delle madri affaticate e maltrattate, sono la proiezione della vita grama e delle paure dell’Italia contadina. Chi ha passato la vita a
raccoglierle ne racconta i segreti e il fascino che ha spesso finito per trasformarle in successi dello show business

 

Di Jenner Meletti
Da “La Repubblica” – Anno 33 – Numero 178 – 27 Luglio 2008

 

Pavullo (Modena) – Raccoglie ninne nanne come fossero gemme. Le va a cercare nella memoria delle donne anziane. “Tante volte, quando accendo il registratore, queste bambine di ottant’anni si commuovono, non riescono a raccontare. Ricordano la loro  mamma, le prime gioie, i primi dolori. Torno dopo qualche giorno perché il cercatore di ninne nanne non deve avere fretta. E allora le bimbe di una volta mi regalano un tesoro. Chiudono gli cchi e si mettono a recitare una vecchia nenia: Nanin pupin, fai la nanna, bambino”.

Gabriele Chiodi, sessantacinque anni, gira le montagne e le campagne per raccogliere le parole e le musiche con le quali un tempo le madri addormentavano i bambini. “Dobbiamo fare presto, se non vogliamo perdere un pezzo della nostra cultura. Adesso i bambini vengono messi davanti alla televisione quando hanno dieci o dodici mesi, si addormentano con le sigle dei programmi o la musica dei film. E così nessuno ricorderà

Nanin pupin,

che la mamma l’è andata a Messa,

che il papà l’è andà al mercà,

a cumprè un bacala.

Dentro le ninne nanne c’è la storia della nostra gente. C’è la mamma che non trova il cibo per il figlio, c’è il padre che è andato  lontano per trovare un lavoro, c’è la paura di chi arriva da fuori… La mamma sa che la cosa importante, nella ninna nanna, è quella cantilena che viene ripetuta e piano piano addormenta.

Ha lo stesso ritmo di una culla che dondola. Le parole non contano, tanto il bimbo non le capisce. E allora la mamma ne approfitta e si sfoga dopo una giornata piena di sacrifici e vuota di soddisfazioni”.

Gabriele Chiodi ha cominciato con le filastrocche e con le canzoni popolari. Guida il gruppo dei “Viulàn”, che da quarant’anni gira  l’Italia e anche il mondo per raccontare i canti delle osterie e delle sagre di paese. “Le ninne nanne sono però il suono più  importante, il primo che viene offerto al neonato. Cambiano la parole, ma quasi tutte raccontano una vita grama. Questa l’ho  raccolta a Sestola:

Din, den, don

el campen et San Simon (le campane di San Simone)

e papà l’è andè in prison

per due sold ed furmenton (il papà è andato in prigione per due soldi
di granoturco)

E papà l’è mangè e pan cot (ha mangiato il pane cotto nell’acqua, un
cibo poverissimo)

e la mama l’ha ciapè dal bot (e la mamma ha preso le botte).

Una madre conosce già il futuro del neonato.

Nina nana al me pupin

quand l’è grand al va al mulin (quando è grande va al mulino)

quand l’è cec al va a radecc(quando è piccolo va a radicchi)”.

No, le ninne nanne non sono canzoni dolci. Sono quasi un grido di protesta, appena sussurrato, di donne che addormentando il  bambino trovano un attimo di sollievo nel silenzio della camera da letto, lontano dai suoceri e dal marito.

Ninna nanna la malcontenta

babbo gode e la mamma stenta

e babbo va all’osteria

mamma tribula tuttavia

babbo mangia il baccalà

mamma tribula a tuttandà

babbo mangia li fagiuoli

mamma tribula co’ figlioli.

Oppure,

Fa ninin popò in cuna

che il papà ha già la luna

lui ce l’ha un po’ troppo spesso

fa ninin popò di gesso.

Donne che si tolgono il pane di bocca.

Guarda sotà la panarina
(guarda sotto quella madia)

che c’è un gallo e na gallina,

tutte le ova che farà,

il bambino le mangerà.

E anche,

Fa la nanna frugolino

che di pane ce n’è pochino

né di crudo né di cotto

né di macinato troppo.

Il papà non è tornato

a portare la pagnottona

così fresca così buona.

Ma per te mio frugolino

ne è rimasto un pezzettino

ho salvato la pagnottella

così buona così bella.

Fa la nanna, fa la nanna

che il tuo pane non mancherà

finché mamma vivrà.

Fanno anche paura, le ninne nanne.

Ninna nanna che viene la strega

se non sei buona stretta di lega

con la corda e la cordella

ninna nanna bimba bella

con la corda e con la cordazza

lega i bambini poi li ammazza…

Fai la nanna chicchero bello

non andare la notte a zonzo

troverai l’Omino di bronzo

che ti spaccherà il cervello.

Fai la nanna, fai la nanna

rompimento della mamma

se non dormi chiamerò

l’Uomo nero e a lui ti do…

E Ninna nanna, pussa via barbone

e non venire su che c’è papà

se no ti caccia via con il bastone.

Ma il padre non c’è quasi mai.

Fa la nanna tesorino

che la mamma ti è vicina

e il papà è assai lontan

fa la nanna fino a doman…

Ma tornerà, questa la promessa, molto presto.

Fai la nanna schicchero bello

che stasera verrà papà

porterà le scarpe al bimbo

e gli zoccoli a mammà…

E verrà il papà da Roma

ti porterà un ciuffoletto

fa la nanna tesoretto…

Se la televisione ha fatto dimenticare le ninne nanne, Internet, dopo un salto di un paio di generazioni, è riuscita almeno in parte a  resuscitarle.

“Dieci anni fa – racconta Jolanda Restano di Vercelli – quando ebbi la mia prima figlia, Matilde, mi accorsi di non conoscere quasi  nessuna canzoncina che riuscisse ad addormentarla. Lavoravo in informatica e ho chiesto aiuto alla rete. È nato così il sito Filastrocche.it. La famiglia è cresciuta, con l’arrivo di Tommaso e Aurora, ed è cresciuta anche la collezione di ninne nanne nelle pagine del sito. La cosa bella è l’aiuto reciproco. Una mamma ricorda una sola strofa di una nenia e una nonna scrive il seguito. Ormai erano sopravvissute solo Stella stellina e Ninna nanna ninna oh”.

Stella stellina è una ninna nanna dolce e rassicurante e per questo è riuscita ad attraversare gli anni dell’oblio.

Stella stellina

la notte si avvicina

la fiamma traballa

la mucca è nella stalla

la mucca ha il suo vitello

la pecora ha l’agnello

la chioccia ha il suo pulcino

la mamma ha il suo bambino

il bimbo ha la sua mamma

e tutti fan la nanna.

Inquietante, come la maggior parte delle nenie, è invece

Ninna nanna ninna oh.

Questo bimbo a chi lo do

lo darò alla Befana

che se lo tenga una settimana;

lo darò al lupo nero

che lo tenga un mese intero;

lo darò all’Uomo nero

che lo tenga un anno intero;

lo darò al buon Gesù

che lo tenga un po’ lassù.

La mamma accanto alla culla non sta mai con le mani in mano.

Fa la nanna ninno caro

la tua mamma ha tanto da fare

calze e camicie deve cucire

prima di giorno deve finire.

Canta e rivede se stessa piccolissima. Al figlio maschio dice:

Se dormi cucirò un camiciolino

Lo cucirò col filo bianco e rosa

e lo daremo un giorno alla tua sposa;

la sposa tua che adesso è appena nata

vicino a mamma sua s’è addormentata

e un bel giorno questa ninna nanna

la canterà al suo bimbo un’altra mamma.

Più pesante il futuro della figlia in culla.

Dormi mia bella dormi

dormi e fai la nanna

che quando sarai mamma

non dormirai così.

Dormi mia bella dormi

dormi e buon riposo

che quando avrai lo sposo

non dormirai così.

Dormi mia bella dormi

nel tuo letto di gigli

che quando avrai dei figli

non dormirai così.

Il figlio che non si addormenta fa perdere troppo tempo. E allora la madre
racconta che

C’è un omino piccino piccino

che va in giro solo di sera

e cammina pianino pianino

con un sacco di polvere nera.

È l’omino inventor del dormire

che nel lungo serale cammino

senza farsi veder né sentire

porta il sonno per ogni bambino.

Non si sa se sia bello o sia brutto

se sia vecchio più o meno del nonno

si sa solo che va dappertutto

e che lascia, passando, un gran sonno.

Quando stanchi si senton gli occhietti

è perché sta passando l’omino

ed è l’ora che tutti i bimbetti

fan la nanna nel loro lettino.

Se l’Omino del sonno non funziona, non resta che invocare gli Angeli e
tutti i Santi.

Alla sera pian pianino

vien dal cielo un angiolino

che mi dice fai la nanna

piccolino della mamma.

Se ne sta vicino al letto

tutta notte, l’angioletto

al mattin mi bacia in viso

e ritorna in Paradiso.

A volte le nenie sembrano inventate sul momento con parole alla rinfusa.

Cinque coccole d’alloro

quattro foglie d’insalata

una rosa profumata

sette spighe e un pomodoro

nove rondini nel cielo,

otto penne di pavone…

Due sbadigli, tre sbadigli

dei sospiri e dei bisbigli…

Quando il bimbo dormirà? L’importante è continuare la nenia, perché – dice Jolanda Restano, la signora delle ninne nanne via e mail  –  “le rime ricordano al bambino i battiti del cuore della mamma, il suono ascoltato ancora prima di nascere”.

Per accompagnare un bimbo verso il sonno non è necessario ricordare ogni parola di una ninna nanna. Si possono cercare rime nuove, si possono inventare storie dove protagonisti sono il gatto di casa o l’amico dell’asilo. In fin dei conti

Basta in cielo una stella

a far la sera più bella

basta un canto da nulla

a dondolare una culla.

E alla mamma troppo stanca resta un’ultima invocazione.

Fai la nanna con Dio

che la voglio fare anch’io.

 

Scarica il pdf dell’articolo:

 

Pagina 1 – 273 Kb

Pagina 2 – 357 Kb