Blogger col pancione

Sono 5mila le mamme che fanno impresa via web mettendo a frutto la propria esperienza. tra mouse e filastrocche.


Testo: Eleonora De Bernardi –
Illustrazione: Chiara Nocentini

Da “Terre di Mezzo” –  Numero 009 – Gennaio 2010

 

“Salve, sono Elastgirl, per vivere faccio la giornalista. Ho due hobbit, di sei e tre anni, una pancia abitata da un microbbit che dovrebbe nascere a dicembre, e un marito part-time…”. A scrivere é Claudia de Lillo, autrice del blog “Non solo mamma” in cui ogni giorno racconta con umorismo tragicomico la dura vita della mamma lavoratrice. Non é la sola, in rete ci sarebbero almeno 5mila madri di famiglia che scherzano, si scambiano consigli e, addirittura, aprono attività imprenditoriali. “E’ un vero e proprio boom: il 60 per cento dei mommy blog attivi sono nati infatti negli ultimi tre anni”, spiega Mario Campana, ricercatore dell’Università Bocconi che insieme a Paola Dubini, docente di Economia delle imprese editoriali, ha condotto lo studio “Mamme e informazione” (consultabile su infomamme.it).
Certo, non tutti i siti sono aggiornati, ma é più che comprensibile. Dalle ricette di cucina alle informazioni per la cura dei figli, fino alla vendita di prodotti fatti in casa (abiti per bambini, collane, etc.) o di servizi on line, sui blog di “mamma” si trova qualsiasi cosa, anche se é inutile negare che quasi sempre nascano dalla voglia di comunicare.
“Quando il bambino esce dalla pancia, la donna cambia vita – ammette Jolanda Restano, tra le pioniere bloggermom -: prima c’erano le serate, gli amici, l’ufficio, poi  d’improvviso ci si ritrova a passare l’80 per cento della propria giornata alle prese con pannolini e pappe. E troppo spesso si finisce per perdere o rinunciare al lavoro”. Dunque, “meglio un blog oggi che un prozac  domani” come recita con tagliente ironia l’autrice anonima di “The italian mom”, e tante mamme hanno aguzzato l’ingegno: oltre a condividere i propri pensieri, si sono inventate un’attività on line. Stanno a casa con i pargoletti, e contribuiscono al bilancio familiare.

Come é accaduto a Jolanda, ex impiegata nel settore farmaceutico. L’azienda non le ha concesso il part-time, e lei una volta rimasta a casa, per superare noia e spaesamento, ha creato un blog in cui raccoglie filastrocche per bambini.
Oggi gestisce il sito filastrocche.it dove ha pubblicato oltre 16mila testi in cinque lingue, ha avviato collaborazioni editoriali e  fondato con il marito Paolo Prestinari e Cecilia Spanu, altra mamma imprenditrice, la società di comunicazione “FattoreMamma
che ha progettato il sito della Disney e ideato “Mamma che blog“, l’enciclopedia virtuale delle blogger family.

“In Italia é difficile campare con i soli introiti pubblicitari, ma grazie alla rete possono nascere occasioni professionali”, prosegue Jolanda Restano.
E di storie a lieto fine, per fortuna, ce ne sono parecchie. Francesca Sanzo, alias “Panzallaria”, dalla sua esperienza di mamma  internauta e precaria, ha tratto uno spettacolo teatrale “La rivincita del calzino spaiato” (www.panzallaria.com), mentre Caterina Spadea ha dato vita a “Case in Italy”, un’agenzia turistica on line con cinque responsabili territoriali, tutte madri di famiglia. E pensare che all’inizio voleva solo affittare la casa dei genitori… Chiara Nocentini, mamma illustratrice, ha invece utilizzato il web come vetrina per i propri lavori. E che dire del sito nonsolomamma.com, divenuto un libro per edizioni Tea?

Belle storie certo, “ma non dobbiamo dimenticare che il 20 per cento delle donne “molla” il lavoro dopo la nascita del primo figlio – ricorda la giornalista de il Sole24ore, Anna Zavaritt, sul blog La Re´volution en rose -: in Italia, ultima in Europa per fondi dedicati alle politiche familiari, meno di una donna su due lavora”. Non sarà che dietro tanto chattare, si nasconde un po’ di rassegnazione alla vita domestica? “Purtroppo sì – risponde Jolanda di FattoreMamma -, ma non dipende dai blog, anzi. La rete può essere la via di uscita, poi occorre avere la forza di non lasciarsi andare e continuare a seguire le proprie ambizioni”. Si spera che tra i biberon e l’asilo, le mamme trovino spazio anche per quelle.