Il dottor Satutto

Fratelli Grimm

C’era una volta un povero contadino chiamato Gambero che portò, con due buoi, un carro di legna in città e la vendette per due scudi ad un gran dottore, di nome Vittorio. Mentre gli consegnavano il denaro, Gambero vide che quel gran dottore era seduto a tavola e mangiava e beveva a volontà. Il povero contadino pensò che gli sarebbe piaciuto essere dottore anche lui!
Rimase là davanti ancora un po’ pensandoci su e alla fine chiese al dottore se anche lui avrebbe potuto diventarlo.
Il dottore Vittorio rispose subito che non c’era nessun problema, poteva diventarlo eccome e non c’era niente di difficile.
“Cosa devo fare?”, domandò il contadino Gambero.
E Vittorio rispose: “Per prima cosa comprati un abbecedario, cioè quel libro con il gallo sul frontespizio. Come seconda cosa vendi il carro e i buoi e comprati dei bei vestiti e tutto quello che serve per esercitare la dottoreggia. Come terza cosa fatti dipingere una bella insegna con sopra scritte le parole “Sono il dottor Satutto” e falla inchiodare bene in alto e in vista sulla porta di casa tua”.
Il contadino Gambero fece tutto quello che gli era stato consigliato dal dottor Vittorio.
Dopo un po’ che aveva fatto appendere la targa, capitò che rubarono del denaro al signorotto Patrizio che abitava in un’altra città. Questo signorotto aveva sentito parlare del dottor Satutto, che abitava nel tal villaggio e che, essendo un dottore che sapeva tutto, doveva assolutamente sapere dov’era finito il denaro.
Il signorotto Patrizio fece attaccare i cavalli alla carrozza e andò nel villaggio. Arrivato dal dottor Satutto, subito chiese di essere accompagnato a ritrovare il denaro rubato.
Gambero rispose che ci sarebbe andato certamente, ma che doveva venire anche sua moglie, la signora Ghita. Il signorotto acconsentì, li fece salire tutti e due in carrozza e così partirono tutti insieme.
Quando arrivarono allo splendido palazzo del signorotto, la tavola era già apparecchiata e Patrizio volle pranzare con loro, prima di iniziare le ricerche del denaro rubato. Così sia Gambero che la Ghita sedettero a tavola con lui.
Quando arrivò il primo servitore con un grande vassoio pieno di leccornie, il contadino Gambero diede una gomitata alla moglie e disse: “Ghita, questo è il primo”.
Ma il servo, che aveva la coscienza sporca, pensava che Gambero intendesse dire: “Questo è il primo ladro”, mentre il povero contadino voleva solo dire che quella era la prima portata.
Siccome quel servitore un ladro lo era per davvero, si spaventò e corse dai suoi compagni a dire che il dottor Satutto li aveva scoperti.
Il secondo servitore non avrebbe voluto entrare nella sala da pranzo, ma non poteva evitarlo e così portò il suo piatto e anche questa volta Gambero diede una gomitata alla moglie e disse: “Ghita, questo è il secondo”.
Al terzo successe la stessa identica cosa e il contadino disse di nuovo alla moglie: “Ghita, questo è il terzo”.
I servi a quel punto erano davvero terrorizzati e così chiesero al dottor Satutto di uscire un attimo con loro in giardino. Appena fuori gli confessarono di aver rubato il denaro e che avrebbero voluto restituirlo tutto, purché Gambero non li tradisse perché rischiavano di rimetterci la vita.
Condussero il dottor Satutto al luogo dove era nascosto il denaro. Quando Gambero lo vide, ne fu davvero felice. Rientrò veloce nel palazzo, si mise a tavola e disse: “Signorotto Patrizio, è giunta l’ora di cercare nel mio libro dov’è nascosto il vostro denaro”.
Il quarto servo, anch’egli ladro, si era rannicchiato dietro la stufa per riuscire a scoprire se il dottore Satutto ne sapesse veramente di più di tutti. Gambero aprì il suo abbecedario, lo sfogliò qua e là cercando il gallo che gli era stato segnalato dal dottor Vittorio. E non trovandolo, diceva: “Eppure sei qui e devi venir fuori”.
Il servo, nascosto dietro la stufa, credeva il dottor Satutto parlasse di lui e, spaventato da tanta sapienza, saltò fuori atterrito gridando: “Quest’uomo sa tutto!”
Il dottor Satutto mostrò al padrone di casa dov’era il denaro, ma non disse chi l’aveva rubato e per compenso ebbe molti soldi sia dal signorotto Patrizio che dai ladri, come ricompensa per non averli traditi.
E così diventò un uomo davvero famoso in tutto il regno.

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