Due cuori si cercano
Renzo Pezzani
Tratta da: Innocenza - Società Editrice Internazionale (1950)
Leggiamo insieme: Due cuori si cercano di Renzo Pezzani
È un gioco da bambino,
caro innocente gioco:
si dicon “acqua!” “foco!”
le case e il pellegrino,
cuore che cerca cuore,
pace che aspetta pace,
e tiene il fiato e tace,
vive e non fa rumore.
Tra l’odore dei fieni,
della stalla, del concio,
del latte nel biconcio,
dice il paese: “Vieni!”.
Udiva il pellegrino,
caldo, buono, vicino,
l’odor di fuoco acceso
(due legni messi a croce),
di pentola che cuoce,
e si sentiva atteso.
Il paese fiutava
per più d’un miglio in giro
l’odor di quel respiro,
l’ansia che lo cercava;
ma un po’ avaro e restio,
un po’ distratto e ingordo,
sazio dei ben d’Iddio
fingeva d’esser sordo.
Da sordo che sentiva
fingeva e ne soffriva.
Per quanto ben nascosto,
mandava odor di grano,
mandava odor di mosto
e d’alveare umano.
Per quanto si fingesse
muto tra mute fratte,
sperduto tra le messe,
sapea che un cuor che batte
a sé fa volgere tutti:
“Venite, c’è una brace,
mordete questi frutti,
cercate la mia pace!”.
Il pellegrino esorta:
“Ho il cuor dietro la porta!
Cos’è mai la stanchezza
per l’uomo che cammina
se sente ormai vicina
al cuore una certezza?
Perché quegli occhi accesi
di lagrime del poi
quando tutti i paesi
sono paesi tuoi?
E quel temer la sera,
perché, se più affettuosa
si fa, per chi riposa,
la vita e la preghiera?
Essere tristi, perché,
se la stella è con te?
Ora l’uomo sentiva
il canto d’un martello
come un canto d’uccello
che al suo passo fuggiva;
e, di vita altro segno,
lo stridor d’una pialla
spandeva odor di legno
fresco di polpa gialla;
ed or non più remota,
la voce d’una vena
d’acqua e un fragore di ruota,
voce d’acqua serena
tra le più care e liete
e fresche, e n’ebbe sete.
Vide tra colle e siepe,
tetti, muri d’argilla,
capanne da presepe,
e il fuoco che vi brilla,
in ogni ora acceso;
un fiore al davanzale,
il bucato disteso,
la fonte sul piazzale…
E bevve in quella cuna
d’acqua freschezze nuove;
e a berci c’era il bove,
la pecora, la luna.
E c’era anche la Pace
che beve un sorso e tace.
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