Era una bellissima giornata d’inverno
Se vi piace questa filastrocca, dovete ringraziare Melisa (16 settembre 2004).
Leggiamo insieme: Era una bellissima giornata d’inverno
Era una bellissima giornata d’inverno
Il sole cadeva a larghe falde;
Io ero in tre
seduto su un sasso di legno
e al chiaror di un lumicino spento
mi si avvicinò un cadavere vivente
prese un coltello, senza lama e senza manico,
me lo ficcò nel cuore e disse:
“Muori! Scellerato cadavere!”
Non fa così…. Le parole sono altre…me la raccontava sempre mio nonno….
Ciao Maria! Perché non ci mandi le parole di questa poesia, così come te la recitava tuo nonno? Così poi le mettiamo sul sito a disposizione di tutti! 🙂 Grazie!
Anch’io conosco una versione diversa e recita :
Era una calda giornata d’inverno
la neve cadeva a larghe
mi incamminai, mi incamminai
entrai in un bosco in cui non cera nemmeno un albero
presi un sasso di legno e mi sedei per terra
alla luce di un lumicino spento presi un libro
senza una pagine e mi misi a leggere.
Mi rialzai restando seduto e mi incamminai
vidi un morto che respirava ancora
presi il mio coltello senza la lama
e glielo trafissi nel cuore dicendo
muori scellerato ma prima di morire pagami un gelato
Anche io la so simile, ma diversa:
“Un giorno feriale di domenica,
Il sole cadeva a larghe falde,
La neve coi suoi raggi
pareva volesse illuminare tutta la terra.
Io me ve stavo seduto su un sasso di legno
leggendo un giornale senza parole
e fumando una sigaretta spenta.
Al chiarore del lumicino spento
vidi un cadavere che a toccarlo pareva quasi morto.
Tassi dal cappotto il mio coltello affilatissimo,
senza manico, a cui mancava anche la lama,
glielo piantati nel petto urlando:
“Muori scellerato cadavere!”.
Anch’io un ricordo lontano di questa filastrocca che non fa come quella indicata… ricordo solo la fine che diceva:” muori scellerato ma di siano concessi molti anni di vita”
Io e te eravamo in tre,
seduti su un grosso sassolin di legno,
al chiaror di un lumicino spento,
vidi un cadavere vivente,
presi un coltello senza lama
ma ci mancava pure il manico
e glielo ficcai nel cuore destro
e gli dissi: “Muori scellerato
che hai mangiato lo zucchero salato!”.
Anche io ne so una versione:
Era una caldissima giornata d’inverno, il sole veniva a larghe falde, la neve coi suoi cocenti raggi riscaldava la terra. Io e te eravamo in tre, seduti s’un pezzo di legno fatto di sasso; poi al chiaror di un lume spento, vidi un cadavere vivente, presi un coltello senza lama a cui mancava il manico, glie lo infilai nel cuore e dissi “muori o scellerato cadavere!”. Poi gli chiesi: “perché sei morto?” E lui “dalla fame che ho mangiato troppo”.