Febo, il gigante buono
Ginevra Pelizzari - Illustrazioni di Mariapia - Editrice Piccoli Milano (1961)
Leggiamo insieme: Febo, il gigante buono di Ginevra Pelizzari
Piange la vecchia lepre Arra perchè la figlia Liolà è sparita.
Il leprotto Ritipì promette:
“Te la riporterò!”
A un riccio che incontra per la strada chiede:
“Sai qualcosa della bella Liolà?”
“L’ho sentita invocare soccorso nel bosco!”
Ritipì va nel bosco, cerca lo scoiattolo Baffetto:
“Sai nulla della bella Liolà?”
Sussurra l’altro:
“L’ha rapita un orribile mostro”.
Lungo la via Ritipì fa un brutto incontro: una volpe lo insegue per mangiarlo.
“Se quella mi mangia, chi aiuterà Liolà?”
“Oh, benedetto il Cielo!” Ecco una galleria. Vi entra, Ritipì, la percorre per un buon tratto e si trova nella casa del tasso.
Il tasso è buono, gli dà ospitalità e gli chiede:
“Sei affamato? Mangia!”
Ecco carote, cavoli, patate, sopra una bella tavola pulita.
“Permesso?” chiede madama Talpa.
“Sapete ciò che dice il topo Grigio? Un mostro nero gira per il bosco, rapisce gli animali e li mangia!”
Ritipì pensa tosto a Liolà. Saluta i buoni amici ed esce dalla porta opposta a quella da cui è entrato, vuole evitare la volpe.
E fuori sente due faine che dicono:
“Il mostro nero fa strage di animali, e dove sia nascosto, solo la Civetta Maga sa!”
Va Ritipì dalla Civetta Maga che abita in una casa scura e sporca.
“Sai tu, Civetta Maga, dove posso trovare il mostro nero?”
Nella boccia fatata di cristallo si vede il mostro, un lupaccio nero.
“Vive nella foresta sotto la Quercia Grande” dice la Maga.
La Civetta vuol essere pagata. Ritipì le getta una carota, unica sua ricchezza e fugge perchè sa che la Maga mangia solo carnina!
La strada è lunga e solitaria. Nella foresta infine Ritipì vede un cervo e gli chiede:
“Sai dove sia la Quercia Grande?”
Il Cervo non gli risponde e se ne balza via atterrito.
Ritipì vede che il Lupo Nero gli si sta avvicinando.
Sviene il Leprotto per la gran paura e quando riapre gli occhi: orrore! Si trova prigioniero del mostro spaventoso.
Il lupo lo porta a casa sua, chiude la porta a chiave.
Là, prigioniera in una gabbia, c’è la Bianca Liolà.
Mentre il mostro arrota un coltellaccio, Ritipì sussurra a Liolà: “Son venuto per te, abbi coraggio, ti strapperò di qui”.
Un topo bisbiglia al leprotto:
“Fuggi svelto da quel foro, corri al villaggio, che non è lontano, e chiedi aiuto!”
Corre Ritipì fino al paese. Entra in una fattoria e domanda a un vecchio cane. “Conosci qualcuno forte, robusto, buono e corraggioso?”
“Il bue, là! E’ buono, robusto e anche coraggioso.”
E gli addita un bel bue che sta bevendo all’abbeveratoio.
Ritipì è dal bue: “Tu, che sei forte, aiutami a salvare un’innocente!”
“Io non sono un lottatore! Forse il cavallo ti potrà aiutare”.
“O buon cavallo, aiutami a salvare un’innocente dalle zanne del lupo!”
“Io sono un corridore, non lotto con nessuno!”
Ritipì desolato, va verso uno stagno ove nuotano oche bianche e anitre dal piumaggio variopinto.
Piange. Chi salverà Liolà?
A un’anitra iridata Ritipì racconta le sue pene e quella dice: “Il Piccione Picciò ti porterà da Febo, il possente San Bernardo”.
Ritipì si reca da Picciò: “Sai tu, Picciò, dove sia il buon cane Febo?”
“Vien, con la mia sposa io ti ci porterò”.
Eccolo il piccolo Ritipì sulle ali distese dei due grossi piccioni.
Vieni deposto, infine, davanti a una villa.
“Addio, addio piccioni buoni e belli! Grazie di cuore, che Dio vi ricompensi”. I piccioni volano alti, salutando con le ali.
Dinanzi al cancelletto della villa c’è Cocca, con tutti i suoi pulcini.
“Co, co, co; guardate che bel verme! Assaggiate! Mangiate!”
“Cocca, mia bella Cocca, dove posso trovare il cane Febo?”
“Va sempre diritto per il viale, Ferbo è laggiù”.
Ritipì s’imbatte in una bestia che non ha mai veduto; testa rotonda, occhi verdi, baffi duri. “Sono il Gatto Maramao, so colpirti se non fili!”
Dall’alto di una pianta giunge un grido che sembra una risata, là c’è la scimmia Tippi che segue Ritipì facendo le boccacce.
Ed ecco un altro incontro, un bassotto dal pelo liscio e profumato che grida: “Non sei di casa! Via di qua, via di qua!”
Ed ora s’avanza, superbamente bella, Trottola la barboncina, coi riccioloi in testa.
Ecco una processione. mamma gatta con quattro piccolini tutti a coda in su. Gli soffiano sul muso tutto il loro disgusto.
La gatta poi l’insegue con subito furore. Ritipì fuggendo vede una grande gabbia e una zampa che apre uno sportello. Entra affannato.
“Sei qui tra amici! Noi siamo i coniglietti, tuoi cugini: resta con noi!”
“Ah, no! Non voglio stare in gabbia! Amo la libertà!
La vechia e grossa conca gli suggerisce: “Strofinati a noi col pelo e prendi il nostro odore. Sarai rispettato dalle bestie di casa”.
Così Ritipì balla e s’abbraccia con i cuginetti e prende il loro odore.
Poi ringrazia commosso e va in cerca del cane San Bernanrdo.
Si avvia vero la villa e, in fondo al viale, incontra una grossa tartaruga che lo invita a casa sua.
“No, grazie, io cerco Febo!”
E’ notte e finalmente Ritipì trova Febo. “Oh, Febo, aiutami a salvare Liolà dal lupo”.!
“Aimè, devo fare la guardia alla villa del mio padrone!”
Ma ad un tratto tutti gli animali giungono piangendo: piangono i gatti, piange il bassotto e piange anche la scimmia.
Febo chiede: “Che è successo? Perchè piangete?”
Grida il bassotto: “Il Lupo Nero ha rapito Trottolina!”
Febo comanda: “Salviamola!”
E nella notte corre Ritipì, corrono i gatti, il cane e corre anche la scimmia. Il bassotto resta indietro nella corsa sfrenata.
Sul limite della foresta tutti si arrestano. Solo Febo e Ritipì vi penetrano facendosi lume con una candela, il buio è fondo là!
Quanti occhiacci di gufi, di volpi, di civette, si vedono nell’ oscurità…
E Ritipì sta molto, molto vicino a Febo.
Il Lupo Nero si sta godendo il fresco sulla porta di casa sotto la lanterna. Si ode il pianto disperato della povera Trottolina.
All’improvviso Febo balza sul Lupo Nero, lo stringe tra le zampe, ma il nemico lo morde con i suoi dentacci aguzzi.
Febo sente un gran male e sta per lasciare la predra, ma Ritipì gli grida: “Arrivo io!” E con i dentoni morde a sangue la coda del cattivo.
Febo è ancora il più forte e con voce terribile grida: “Dove sono le prigioniere?”
“In casa, nella gabbia” dice il lupo piangendo.
Ritipì entra in casa del lupaccio, veloce come il vento. Apre la gabbia, libera le due belle prigioniere, Trottolina e Liolà, e salta dalla gioia. Tutt’e tre si abbracciano festosi e Liolà guarda con occhi dolci il leprotto.
“Se non m’avessi salvato sarei finita nella pancia del lupo!”
Fugge il cattivo lupo zoppicando, ha ricevuto una dura lezione. Febo lo sta a guardare mentre Trottolina si asciuga i begli occhioni.
I due cani e i due coniglietti lasciano la foresta e incontrano, sul limitare, i gatti, il bassotto e la scimmietta.
Gli addii sono commossi, tutti si vogliono bene, si abbracciano, si baciano. Liolà sussurra a Trottolina: “Saremo sempre amiche!”
I due leprotti giungono infine alla casa di Liolà. Che gioia prova la vecchia Arra nel riveder la figlia e il bravo Ritipì.
E dopo pochi giorni tutti gli animaletti del bosco sono inviati alle nozze di Ritipì e Liolà che sono i più felici sposini della terra.
Illustrazioni di Mariapia (Maria Pia Franzoni Tomba)