Filastrocca del sì

Mimmo Mollica

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Come si scrive «sì» io l’ho imparato
dalla maestra che me l’ha insegnato:
quando è una particella affermativa
è d’obbligo l’accento che si scriva,
in tutti gli altri casi invece no,
mentre qualcuno a volte dice «boh?»,
e qualcun altro dice «non lo so».

«Sì» con l’accento e «si» invece senza
sono parole uguali all’apparenza,
«si» senza accento è pronome personale
ma è pure la settima nota musicale,
«sì» con l’accento è avverbio in generale
e a mettere l’accento son costretto
per non scrivere «si» in modo scorretto.

A più di mille anni dacché è nata,
la lingua italiana, lingua usata,
ci son parole uguali ma… differenti
e regole precise sugli accenti.
Accenti facoltativi ed obbligati,
accenti giusti e accenti sbagliati,
l’accento a volte evita ambiguità,
a volte è obbligatorio e lo si sa,

come dà, là, né, sé, sì e già,
come caffè, virtù, però e bontà,
come dirò, dirà, farò e sarà,
come quaggiù, quassù, lassù, lì o là,
ma attenti all’eccezione «Qui, Quo, Qua»:
lo sanno tutti, l’accento non va.
Da quando «sì» si scrive con l’accento
di «sì» ne dico sempre a cento a cento.

 

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