Frugacenere e la sua ciurma

C’era una volta un re il quale aveva udito parlare di certe barche che andavano tanto per terra come per acqua. Desiderando averne una simile anche lui promise, a chiunque fosse stato capace di costruirgliela, sua figlia in sposa e, per giunta, metà del regno. Il proclama del re fu letto in tutte le chiese del paese. Come potete immaginare molti ci provarono, perché prender per moglie la figlia del re e ricevere metà del regno in dono, erano cose che facevano gola a tutti. Nessuno però riuscì.
C’erano tre fratelli che vivevano lontano, ai margini della foresta. Il maggiore si chiamava Pietro, il secondo Paolo e il terzo Frugacenere, perché la sua gran passione era quella di frugare nella cenere del focolare. In realtà non era buono a far altro. Ora avvenne che Frugacenere era in chiesa quella domenica in cui fu letto il proclama del re intorno alla barca che potesse andare tanto per terra come per acqua. Tornato a casa riferì la cosa e tosto Pietro chiese alla madre di preparargli un po’ di mangiare perché intendeva andare nella foresta e vedere se gli riusciva di costruire una tale barca, guadagnandosi così la mano della principessa e metà del regno. Quando la sacca con dentro il mangiare fu pronta Pietro si mise in strada. Non andò molto che si incontrò in un vecchio storpio e decrepito.
-Dove tè ne vai? – chiese l’uomo.
-Vado nella foresta a fare un truogolo per i nostri maiali.
-Ah, sì? Allora truogolo sarà! – disse il vecchio.
-E che cos’hai in quella sacca?
-Concime!
-Ah, sì? Allora concime sarà! – disse ancora il vecchio.
Pietro proseguì la sua strada senza far caso a ciò che aveva detto il vecchio. Arrivato nella foresta si mise a tagliare quest’albero e poi quello e poi un altro ancora, ma taglia di qua, taglia di là, non riusciva a mettere insieme che dei truogoli! Stanco aprì, verso sera, la sua sacca per mangiare, ma, invece del cibo che vi aveva messo la sua mamma, ci trovò del concime. Allora stanco e deluso se ne tornò a casa.
Ah, Pietro non era riuscito a far nulla di buono? Ci si sarebbe provato Paolo. Così il secondogenito pregò sua madre di preparargli un po’ di cibo: lo mise nella sacca e si avviò alla volta della foresta. Non andò molto che si incontrò anche lui in quel vecchio storpio e decrepito.
-Dove te ne vai? – chiese l’uomo.
-Vado nella foresta a fare un truogolo per i nostri maiali.
-Ah, si? Allora truogolo sarà! – disse il vecchio.
-E che cosa hai in quella sacca?
-Concime.
-Ah, sì? Allora concime sarà! – disse ancora il vecchio.
Paolo proseguì per la sua strada senza far caso di ciò che aveva detto il vecchio. Arrivato nella foresta si mise a tagliare alberi, ma non riusciva a mettere insieme che dei truogoli! Quando volle mangiare, aperta la sacca, vi trovò anche lui, come suo fratello, nient’altro che del concime. Indispettito gettò via la sacca, riprese la sua scure e tornò a casa.
Allora fu la volta di Frugacenere.
-Voglio provarmi anch’io! Sarebbe così bello ottenere in sposa la principessa e metà del regno per giunta!
-Ho da sentirne ancora? – esclamò la madre.
-Cosa mai vuoi esser buono a fare tu che sai solo frugare la cenere del focolare? Vai, vai, non creder mica ch’io mi prenda la briga di prepararti del cibo!
Frugacenere non si perdette d’animo. Mise di nascosto nella sacca due pagnotte e una bottiglia di birra e si incamminò. Non andò molto che si incontrò collo stesso vecchio storpio e decrepito.
-Dove te ne vai? – chiese l’uomo.
-Nella foresta per vedere se mi riesce di costruire una barca che vada tanto per terra come per acqua – disse Frugacenere -perchè il re ha promesso di dare sua figlia in sposa e metà del suo regno.
-E che cos’hai in quella sacca?- disse ancora il vecchio.
-Poca roba! Due pagnotte e una bottiglia di birra.
-Se me nevuoi dare un po’ io ti potrò aiutare!- fece il vecchio.
-Con tutto il cuore- rispose Frugacenere.
Quando giunsero presso una vecchia quercia nella foresta, il vecchio disse al ragazzo: -Ora tu devi tagliarne un pezzetto e poi riporlo al suo posto. Quando avrai fatto ciò devi sdraiarti perterra e fare un sonnellino. Frugacenere obedì e nel sonno gli parve di udire rumori di scuri ce abbattevano alberi e di martelli che li inchiodavano assieme, ma non potè riaprire gli occhi fino a quando non lo destò… Allora… Lo credereste? una bella barca era là vicino alla quercia.
-Ora tu devi andar su- gli disse l’uomo -e se incontrerai qualcuno che ti domanderà di prenderlo nella barca non devi dire di no!
Frugacenere promise che avrebbe fatto come il vecchio gli consigliava e, entrato nella barca in compagnia del veccho stesso, questa andò via, passando sulle strade, per i campi e attraverso i boschi, proprio come se fosse stata sulle acque del mare.
Dopo un po’ si imbattè in un mendicante che, seduto presso una roccia, mangiava dei sassi.
-Chi diavolo sei – gli chiese Frugacencre – per mangiare così dei sassi?
Il mendicante rispose che aveva sempre fame, ma, non avendo di che saziarsi, doveva mangiare dei sassi. Gli domandò se voleva prenderlo con sé in quella barca.
-Perché no? purché tu faccia in fretta e ti prenda su qualche sasso, perché io non ho niente da darti da mangiare.
Così fu fatto. Dopo un po’ la barca incontrò uno che, sdraiato ai piedi di una collina soleggiata, se ne stava succhiando il tappo di una bottiglia.
-Chi diavolo sei – gli chiese Frugacenere per succhiare così il tappo di una bottiglia?
L’altro rispose che aveva sempre sete e che quando non aveva nulla da bere succhiava almeno il tappo della bottiglia. Gli domandò se voleva prenderlo con sé in quella barca.
-Perché no? purché tu faccia in fretta e ti porti dietro il tuo tappo, perché qui non ho nulla da darti da bere.
Così fu fatto.
Dopo un po’ la barca s’imbattè in un uomo che appoggiava l’orecchio a terra come se ascoltasse.
-Chi diavolo sei – gli chiese Frugacenere – per star lì ad ascoltare coll’orecchio a terra?
-Ah, – fu la risposta – sto ascoltando l’erba, perchè io ho un udito così fìne che posso sentire crescere l’erba. Gli domandò se voleva prenderlo con sé nella sua barca.
-Ma sì, sali anche tu!
Dopo un po’ la barca s’incontrò con un tale il quale saltava su una gamba sola, mentre all’altra aveva un peso di dieci tonnellate.
-Chi diavolo sei – gli chiese Frugacenere – per saltare così su una gamba sola, mentre all’altra hai un peso di dieci tonnellate?
-Sono così leggero – rispose lo strano uomo – che se avessi le due gambe libere arriverei in capo al mondo in meno di cinque minuti.
Gli domandò se voleva prenderlo con sé nella, sua barca.
-Su, su! purché tu faccia in fretta.
Dopo un po’ la barca trovò un altro uomo, il più curioso di tutti, che stava ritto tappandosi la bocca con una mano.
-Chi diavolo sei – gli chiese Frugacenere – per tenerti così la bocca tappata con una mano?
-Oh, io ho in corpo sette estati e quindici inverni- fu la risposta.
-Per questo devo tener la bocca chiusa, perché se la tenessi aperta, ne verrebbero fuori tutti insieme le sette estati e i quindici inverni e sarebbe la fine del mondo!
-Gli domandò se voleva prenderlo con sé in quella barca.
-Vieni pure su anche tu, purché faccia in fretta !
Dopo un po’ la barca si incontrò in un uomo che, ritto in piedi, prendeva la mira col suo fucile.
-Chi diavolo sei – gli chiese Frugacenere per star così ritto e prendere la mira col tuo fucile?
-Sono uno che ha una vista tale da vedere e colpire anche chi stesse in capo al mondo!
Gli domandò se voleva prenderlo con sé nella barca. -Vieni anche tu, così saremo in buona compagnia! Arrivarono finalmente al palazzo del re. Frugacenere chiese subito del re e quando fu alla sua presenza gli disse che la barca che andava per terra come per acqua era pronta e che poteva vederla giù nel cortile. Gli chiedeva quindi la mano della principessa e metà del regno. Frugacenere non andò a genio al re. Che diavolo, non voleva dare la sua figliuola in sposa a un pezzente così sporco e stracciato! Ma aveva promesso e ora non poteva mancare di parola. Si limitò dunque a dire: -Sta bene, tu avrai in sposa la principessa e, per giunta, metà del regno se per domani mattina mi farai trovar vuota la mia dispensa dove tengo ora trecento casse piene di carne conservata.
-Ci proverò – rispose Frugacenere. – E spero che mi permetterete di prendere con me uno della mia ciurma.
-Prendili pure anche tutti e sei – disse il re, perché egli era sicuro che se Frugacenere avesse anche preso con sé seicento uomini non sarebbe riuscito a mangiare tutta quella carne.
Allora Frugacenere prese seco quel tale che mangiava i sassi e non era mai sazio. Quando la mattina dopo aprirono la dispensa trovarono che tutta la carne era stata mangiata, coll’eccezione di sei gambe di montone, una per ciascuno dei componenti la ciurma. Il re non voleva credere ai propri occhi; ma non voleva nemmeno dare sua figlia in sposa a un pezzente così sporco e stracciato. Per questo gli disse che… sì, avrebbe mantenuta la sua promessa, se Frugacenere fosse stato capace di bere tutto il vino e tutta la birra che si trovavano in cantina (nientemeno che trecento botti piene!).
-Ci proverò – rispose Frugacenere. – E spero che mi permetterete di prendere con me uno della mia ciurma.
-Prendili pure anche tutti e sei – disse il re, perché egli era sicuro che se Frugacenere avesse anche preso con sé seicento uomini non sarebbe riuscito a svuotare in una notte tutte quelle botti!
Frugacenere prese con sé l’uomo che succhiava sempre il tappo, e il re li chiuse entrambi nella cantina. L’uomo che aveva sempre sete bevve tutto il vino e tutta la birra e ne lasciò solo sei pinte per i suoi compagni della ciurma. La mattina dopo la cantina fu aperta e Frugacenere si recò tosto dal re ad annunciargli che le trecento botti erano vuote e che aveva quindi il diritto di chiedere la mano della principessa e metà del regno.
-Andiamo prima a vedere! – disse il re, perchè non poteva credere a una cosa simile. Ma giunto in cantina vide che le botti erano proprio vuote. Doveva dunque dare sua figlia a un pezzente così sporco e stracciato?
-Ecco – disse il re -io sono sempre pronto a mantenere quanto ho promesso se… tu mi porterai in dieci minuti un po’ d’acqua attinta alla fine del mondo, per il tè della principessa!
(Diavolo, pensava il re, una cosa simile non sarà capace di farla!)
-Ci proverò! – rispose Frugacenere e, chiamato a sé l’uomo che saltava su una gamba sola e teneva all’altra un peso di sette tonnellate, gli disse di levarsi quel peso e di correre ad attingere un po’ d’acqua in capo al mondo, riportandogliela in dieci minuti.
Detto fatto.
Ma passati sette minuti l’uomo non era ancora di ritorno. Il re era giubilante. Questa volta Frugacenere non sarebbe riuscito nella prova ed egli non sarebbe stato obbligato a dargli la principessa in sposa. Allora Frugacenere chiamò a sé l’uomo che poteva sentire crescere l’erba e lo pregò di ascoltare e di sapergli dire che cosa era successo del loro compagno.
-Egli si è addormentato accanto al pozzo – disse l’uomo che poteva sentire crescere l’erba. – Io lo sento russare e un troll sta ora grattandogli la testa !
Frugacenere chiamò allora l’uomo che poteva tirare col suo fucile fino in capo al mondo e lo pregò di tirare un colpo al troll. Egli lo fece e colpì il troll in un occhio. Il troll ne ebbe un tal dolore che diede un grido acuto, al quale l’uomo si svegliò. Attingere l’acqua e ritornare fu allora una cosa sola. Al suo ritorno mancava ancora un mininuto ai dieci che il re gli aveva concesso. Frugacenere era trionfante!
Questa volta il re non gli poteva dire di no. Il re non disse di no ma, come avrebbe potuto dare la principessa a un pezzente così sporco e stracciato? Ecco, egli avrebbe mantenuto, indubbiamente questa volta, la sua promessa, se… C’erano trecento quintali di legna nella sua legnaia… Se Frugacenere li avesse bruciati tutti in una notte… allora, allora parola di re, avrebbe proprio fatto onore alla sua promessa.
-Ci proverò – disse Frugacenere. – E spero che mi permetterete di prendere con me uno della mia ciurma !
-Prendili pure anche tutti e sei – disse il rè.
Allora Frugacenere prese con sé l’uomo che aveva in corpo sette estati e quindici inverni. Il re, intanto, aveva fatto accendere il fuoco nella legnaia e il caldo era così intenso che non sarebbe stato possibile respirarci. Frugacenere disse al suo uomo : – Metti fuori cinque o sei inverni !
Detto fatto, e la legnaia ridivenne fredda e abitabile. Nella notte però il freddo divenne tale che Frugacenere dovette pregare l’uomo di metter fuori tre o quattro estati. Così arrivarono al mattino, quando si udirono i passi del re che veniva ad aprire l’uscio della legnaia sicuro di trovare i due morti e inceneriti.
-Senti – disse allora Frugacenere al suo compagno -quando il re apre l’uscio tu lasciagli andare sul volto uno dei tuoi inverni.
Così fu fatto e ilvolto del re divenne un gelone solo. Che gemiti uscirono dalla bocca del povero monarca!
-Adesso mi darai in sposa la principessa?- chiese allora Frugacenere.
-Si, si, prenditi pure la principessa, prenditi anche tutto il regno, purchè mi guarisca da questo gelone!
Detto fatto. Che magnifiche nozze! Ch sontuoso banchetto!
L’uomo, che andavain cinque minuti in capo al mondo, arrivò dappertutto a darne notizia, raccontando anche la mirabile storia di Frugacenere che io vi ho trascritto qui fedelmente, proprio come l’ho udita dalla sua bocca!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?