Giacomino e il fagiolo magico
Leggiamo insieme: Giacomino e il fagiolo magico
C’era una volta un bambino di nome Giacomino che viveva con la mamma Caterina in una fattoria. I due possedevano solo una mucca che, ahimè, un giorno smise di fare latte. Erano tanto poveri e per cercare di guadagnare qualche soldino, la mamma disse a Giacomino di portare la mucca al mercato e venderla. Giacomino ubbidì. Strada facendo, incontrò un omino che gli disse: “Che bella mucca! Dalla a me ed in cambio prendi questi cinque fagioli magici!”. Giacomino non fece in tempo a rispondere che si ritrovò in mano i fagioli e la mucca non c’era più! Così, tornò a casa senza soldi e con soli cinque fagioli magici! Caterina, arrabbiata, lo mandò a letto senza cena buttando fuori dalla finestra i fagioli.
Il giorno dopo, quando Giacomino si svegliò, vide dalla finestra una luce verde, si affacciò e notò una pianta di fagioli alta, alta… Incuriosito, decise di arrampicarsi. Giunto in cima, si trovò dinnanzi ad un castello, bussò alla porta ed un’enorme donna, di nome Elisa gli aprì dicendo: “Scappa via di qui! Mio marito è l’orco Gianni e se scopre che tu sei salito fin quassù, cercherà di prenderti!” “Oh, per favore, sia gentile. Ho tanta fame. Vorrei qualcosa da mangiare…”, implorò spaventato Giacomino.
L’orchessa ebbe pietà di lui; lo fece accomodare in cucina e gli diede un po’ di pane e formaggio. Mentre Giacomino mangiava avidamente quello che Elisa gli aveva dato, si udirono dei passi che si avvicinavano e una voce tuonante che diceva: “Ucci, ucci, sento odor di cristianucci. Che sia grande oppur piccino, io mi faccio un bel panino”. “Poveri noi! E’ mio marito Gianni!”, gridò Elisa, e fece nascondere Giacomino nel forno. Intanto, l’orco Gianni si sedette a tavola e cominciò a contare le monete d’oro che erano dentro alcuni sacchetti e, mentre contava, si addormentò. Giacomino, anche se pieno di paura, uscì dal forno, prese uno di quei sacchetti colmi di monete d’oro e scappò via.
Tornato a casa raccontò a mamma Caterina tutta la storia e i due festeggiarono perché non sarebbero mai più stati poveri. Purtroppo, però, poco tempo dopo i soldi finirono e così Giacomino si fece coraggio e decise di arrampicarsi nuovamente sulla pianta del fagiolo. Arrivato in cima, vide subito Gianni e si nascose dietro un cespuglio per spiarlo. Così vide l’orco Gianni che comandava ad una gallina: “Deponi le tue uova, piccola cara”, e la gallina depose un uovo che, pensate un po’, era tutto d’oro. Preso l’uovo dorato, l’orco si stese sul prato e si addormentò. Giacomino non poteva farsi sfuggire questa occasione! Così sgusciò fuori dal suo nascondiglio, prese tra le mani la meravigliosa gallina e tornò a casa dalla sua mamma che, quando vide che quella gallina faceva uova d’oro, esclamò: “Non saremo mai più poveri!”.
Ma non passò troppo tempo che il nostro curioso amico decise di arrampicarsi ancora sulla magica pianta. Arrivato al castello dell’orco, entrò e senza farsi vedere da Elisa, andò in cucina e si nascose dentro una grande pentola. L’orco Gianni arrivò e annusando l’aria urlò: “Ucci, ucci, sento odor di cristianucci”, ma Elisa lo rassicurò come sempre e gli servì il pranzo. L’orco ordinò poi a gran voce: “Moglie, portami l’arpa”. Lei corse a prenderla e l’appoggiò sulla tavola. “Arpa, suona!”, comandò Gianni, e l’arpa iniziò a suonare dolcemente fino a quando il suo padrone non si addormentò. A questo punto Giacomino, tremante dalla paura, saltò sul tavolo, si impadronì dell’arpa e scappò via. Ma… indovinate un po’… : l’arpa iniziò a gridare ad alta voce: “Padrone! Padrone, mi portano via!” e Gianni si svegliò. Giacomino cominciò a correre, e correva, correva più veloce del vento, si aggrappò al tronco della grande pianta di fagioli e arrivò a terra per primo, ma l’orco arrabbiato correva veloce anche lui e stava arrivando quando Giacomino urlò alla mamma: “Mamma passami l’ascia!”. E non appena l’ebbe in mano, Giacomino iniziò a colpire con forza il tronco della pianta e, dopo alcuni colpi ben precisi, riuscì a spezzarla.
Con un grande boato crollarono al suolo la pianta e Gianni, formando una buca talmente profonda, ma così tanto profonda, che nessuno sarebbe stato più capace di risalirla e tornare indietro.
La magica pianta di fagioli non crebbe mai più e del resto, ormai, anche Giacomino e sua mamma Caterina non ne avevano più bisogno. Perché l’arpa suonava meravigliosamente e la gallina continuava a fare uova d’oro.
Così, non furono più poveri e vissero felici e contenti.
Molto positivo, un aiuto utilissimo in questo periodo per noi docenti e per i genitori
Una favola che rende moralmente accettabile la violazione di domicilio , il furto continuato e l’omicidio volontario dovrebbe essere raccontata ai carcerati, non certo ai bambini.
Una favola è solo una favola e i bambini lo sanno se glielo si spiega bene. Non rende accettabile nulla… Avviene in un luogo lontano lontano, in un tempo indefinito, quando le piante di fagioli salivano fino al cielo, si camminava sulle nuvole ed esistevano orchi… È “solo” una favola: lavora sulla fantasiae non insegna ai bambini nulla se non a usare la loro immaginazione 🙂
Baba sei grande
Ottima storia da insegnare ai figli dei ROM e degli immigrati irregolari: rubare è giusto, i ladri la sfangano e i derubati sono marginalizzati.