I due fratelli
Angiolo Silvio Novaro
Tratta da: Il Cestello - Poesie per i Piccoli - A. Mondadori (Milano, 1928)
Leggiamo insieme: I due fratelli di Angiolo Silvio Novaro
I
Nell’ora che il sol rosso ai monti giace,
e cheti al nido calano gli uccelli,
cheti entrarono in letto i due fratelli
usi a dormire petto a petto in pace.
E tosto al buio il piccolo si mosse
a cercar del maggiore, avido, il collo,
ma l’altro lo respinge con un crollo
rabbioso, e poi col pugno lo percosse.
E: “Taci!” gl’intimò “taci, o ne aggiungo!”.
Il piccolo ubbidì. Sostenne il male,
affondò la testina entro il guanciale,
e pianse lì, goccia su goccia, a lungo.
II
Ma la madre che vigila sui figli
assidua come l’Angelo custode,
che vede al buio, che lontana ode
anche un respiro, anche un piegar dei cigli,
venne di là con un volante abbrivio.
Ala era il braccio, e cinse il piccoletto,
fiamma era il labbro, e disse: ” Benedetto!”.
Ma disse al grande: “Guai a te, cattivo!”.
III
Ora il cattivo non potea dormire.
Gracchiare udiva sopra il tetto un corvo,
e nel cupo del cuor, nuvolo e torvo,
un viluppo di rabbie acri bollire.
“Prendimi, sonno, e portami lontano,
chiudimi gli occhi, e dammi pace, alfine!”.
Sospirava nel letto irto di spine
a mani giunte, il cattivello, invano.
IV
Il buono, invece, dormiva leggiero,
a bocca aperta, sorridendo un poco,
quasi assistesse, dentro il sonno, a un gioco
che gli paresse o non paresse vero.
Cheto dormiva, immemore, contento.
L’aurora in ciel dischiudersi vermiglia
vedeva in sogno, e curvo sulla briglia
un cavaglier dall’abito d’argento.
Respir sentiasi del cavallo in groppa,
e gridar nell’orecchio: “Animo, tienti!”.
Saldo teneasi egli con mani e denti,
mentre il cavallo galoppa, galoppa…
V
Arse vette rocciose, umide fosse
passa il caval nel battere d’un lampo,
e pianta l’unghia in mezzo al chiaro campo
che brilla e odora di fragole rosse.
“Son tutte tue”, dice l’uom della briglia,
“queste fragole belle: io te le dono
poi che sapesti essere saldo e buono:
e tu piega i ginocchi, e piglia, e piglia!”.
E lui pigliava… Ma ponea, non visto,
le più belle e più rosse entro il cappello.
“Offerire le voglio a mio fratello”,
dicea tra sé “povero bimbo tristo!”.
Illustrazione di Domenico Buratti
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