I fiori di cristallo
Testo di Barbara di Castri, illustrazione di Gilda Fantigrossi Mastrojeni
Il mondo dei fiori è davvero profumato, i fiori parlano una lingua speciale, che a volte gli uomini riescono a capire.
Pilù era un giardiniere eccezionale che aveva passato tutta la sua vita a potare, innnaffiare, piantare rose, gigli, gardenie, macchie di gelsomini e poi nuvole di fiori d’arancio e cascate malinconiche di glicini.
Pilù amava molto il mondo bello dei fiori e curava le sue piante con precisione e con pazienza.
I fiori spesso gli parlavano:
“Buongiorno Pilù!”
O vibravano al suo passare.
Una volta addirittura un vecchio giglio piegò la sua corolla al passare del giardiniere perché lo voleva ringraziare per avergli salvato la vita.
“Grazie Pilù, la tua acqua miracolosa mi ha salvato!”
Pilù lavorava in un giardino ai piedi del vulcano Etna, una grande, gigantesca montagna che a volte si infuriava ed allora lanciava nell’aria lapilli incandescenti oppure dalla sua bocca uscivano fiumi di lava rossa come il fuoco.
La lava rossa cominciava a scendere nella valle e distruggeva le case, le strade e le piante, ma fino ad allora non era mai arrivata nel magnifico giardino di Pilù.
Il giardino di Pilù sembrava un arcobaleno, perché aveva i fiori di tutti i colori.
E poi, era vicino al mare, anzi, questo giardino era una terra in mezzo al mare e si chiamava Trinacria.
Che bella che era Trinacria illuminata dal sole e bagnata dalla schiuma bianca del mare, quella terra era un vero Paradiso, il regno incantato di Pilù.
Un giorno il vulcano Etna si arrabbiò con il mare che ogni tanto cercava di invadere il suo territorio e successe un vero cataclisma.
Il vulcano Etna aprì la sua bocca e nacquero nuovi fiumi di lava incandescente che scesero velocemente verso il giardino di Pilù. Ma il cielo di Trinacria era troppo ben abituato a vedere lì sotto quel meraviglioso giardino e compì un incantesimo. Il fuoco e la lava avrebbero distrutto in un battibaleno tutti i fiori di Pilù. Ed allora il cielo tramutò tutti i fiori in cristalli purissimi, erano brillanti, zaffiri, smeraldi, rubini, topazi, quarzi: le gemme lucenti infatti sono i fiori che non muoiono mai ed il giardino di Pilù fu salvo.