I furbi e gli sciocchi

Federico Nenzioni

Tratta da La fattoria di Federico, fiabe per bambini, genitori e nonni, 2018. Disegni di Rosa Pesci

I furbi e gli sciocchiMolto tempo fa, quando Pietro, la carpa, era ancora giovane, un drammatico evento aveva messo sottosopra lo stagno e i suoi abitanti.

Una sera di fine estate, alla tana di Ugo il ranocchio, si era presentata una biscia d’acqua, di quelle che abitano i fossi e gli stagni. Lidia si chiamava ed era giovane, flessuosa e di modi garbati. Chiese ad Ugo se poteva, per quella notte, pernottare nello stagno e domandava, cortesemente, se aveva qualcosa da darle da mangiare, giusto qualche larva, un pizzico di mosche, un po’ di zanzare; stava facendo un lungo viaggio ed era stanca ed affamata.
I furbi e gli sciocchi

Ugo, favorevolmente colpito dalle maniere gentili e dal piacevole aspetto di Lidia, la invitò ad entrare e divise con lei, visto che avevano gli stessi gusti, il pasto serale. La biscia, per sdebitarsi volle raccontare ad Ugo e alla sua famiglia, che le si era stretta intorno, qualcosa del paese da cui veniva, proposta che fu accolta con piacere: il racconto avrebbe attenuato la monotonia della serata, di lì non passava mai nessuno e da tempo non vi accadeva nulla d’interessante.

“È un posto molto bello, quello da cui provengo – cominciò a raccontare Lidia – gli inverni sono miti, le tane sono luminose e confortevoli, il cibo abbondante per tutti e non occorre lavorare per procacciarselo”. “Dov’è questo paese?” chiese Ugo. “A un giorno da qui, verso est” fu la sua evasiva risposta. Poi narrò loro una fiaba: di un drago tutto d’oro che piacque molto ad Ugo e alla sua famiglia.

Il mattino seguente, al momento del congedo, il ranocchio chiese a Lidia quando sarebbe tornata a trovarlo. “Fra due giorni – gli disse – rientrando, passerò di qui con alcuni amici e vi racconterò un’altra fantastica storia”. “Bene, inviterò vicini e parenti che saranno felici di conoscerti e di ascoltarti” propose Ugo, “Ben volentieri, fa che siano numerosi!” gli rispose la biscia. Puntuale, due giorni dopo, Lidia si ripresentò accompagnata da due giovani amiche. Nella tana di Ugo c’erano molte rane, tutte desiderose di ascoltare le storie della simpatica serpe. Parlò ancora del fantastico paese in cui abitava e narrò loro un’altra bellissima fiaba: di una fontana le cui acque facevano ringiovanire chi le beveva. Alcuni dei presenti chiesero a Lidia se potevano andare con lei, erano curiosi di visitare quel meraviglioso paese; il rettile si disse felice di poterli ospitare.

Quindi si misero in cammino, rifiutando il rinfresco a base di mosche e larve che i ranocchi avevano preparato per loro: “Grazie, ma non disturbatevi, mangeremo qualcosa strada facendo – disse Lidia –, abbiamo portato con noi una gustosa merenda; tornerò a trovarvi la prossima settimana e mi auguro che siate ancor più numerosi di oggi”.

Pietro, la carpa, venuto a sapere quanto stava accadendo in superficie, chiamo a sé Ugo e gli ordinò di tenere lontano le bisce dal loro mondo, perché crudeli e bugiarde. Il ranocchio, punto sul vivo, gli rispose, anche a nome della sua comunità, che lui, Pietro, costretto dalla natura a vivere sul fondo fangoso dello stagno non era in grado di giudicare le scelte di vita degli animaletti di superficie. Che il paese delle bisce esiste realmente ed è così meraviglioso che chi c’era stato non l’aveva poi più lasciato.

Pietro, impermalito, come faceva di solito quando era arrabbiato, si nascose sotto il fango del fondo a meditare, dimenticandosi completamene di quanto stava accadendo a pelo d’acqua.

Trascorsa una settimana, Lidia tornò portando con sé altri quattro amici. Ad accoglierli era lì convenuto un gran numero di rane che si accalcavano davanti alla tana di Ugo, ormai strapiena. Lidia, soddisfatta, cominciò a raccontare la storia di alcune rane che si erano lasciate abbindolare da delle astute bisce che avevano fatto loro credere che venivano da un paese meraviglioso. Quando, poi, alcune di esse erano andate con loro per visitarlo, se le erano pappate tutte strada facendo. A questo punto, a quelle meschine si aprirono gli occhi, ma ormai la trappola era scattata e molte di esse finirono nei famelici ventri di quegli ingordi rettili.

La morale fu Pietro, la vecchia carpa, a trarla, in versi, naturalmente:

Gira il mondo, gira in tondo
c’è chi sale e chi va a fondo
c’è chi è furbo e c’è chi è gonzo
c’è chi mangia e chi è mangiato
questo è il senso del creato?
Qual è il nesso?
C’è chi è furbo e c’è chi fesso

Appendice

Non sottovalutare mai il potere della stupidità umana. Robert Anson Heinle

Il tema di questa fiaba è la cattiveria. Diverse possono essere le cause di un’azione riprovevole: ignoranza, superficialità, egoismo, stupidità. Ma nel nostro caso ci troviamo di fronte ad una cattiveria che potremo definire istintiva, cinica e crudele.

Quelle bisce sono cattive per il piacere di esserlo e praticano la loro perfidia in modo sistematico, traendone un perverso piacere. Prima di far scattare la loro trappola, preparata con cura, si divertono a rivelare a quegli sciocchi i particolari della trama. Il cinismo è un atteggiamento di disprezzo nei riguardi di qualsiasi ideale e sentimento. Un’azione riprovevole può essere dovuta alla scarsa o nulla conoscenza di una circostanza; prima d’intraprendere un’azione è bene prevederne le conseguenze.

Più gravi e riprovevoli sono le azioni generate dall‘egoismo. Gli egoisti sono rinserrati in loro stessi, dediti esclusivamente al loro personale tornaconto, sordi ai bisogni e alle aspettative del prossimo.

L’arroganza, poi, è figlia della stupidità, chi è stupido tende a sopravvalutarsi. Queste persone finiscono per essere emarginate e, dato che ciascuno di noi per realizzarsi ha bisogno del prossimo, trarranno un grave danno dal loro comportamento.

La fattoria di Federico, fiabe per bambini, genitori e nonni, 2018. Disegni di Rosa Pesci

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