I genitori e la figlia
Gaetano Perego
Tratta da A.V. Raccolta di apologhi scritti nel secolo XVIII, Milano, Tip. del Classici Italiani, 1827
Con la figlia giovinetta
Tenera madre uscia
Di casa; e cauta in pria
La guarda. Ah, senti, aspetta,
Le dice; e meglio, o cara,
Ad esser bella impara.
Il volto eh! non sì basso:
Un po’ più in fuori il petto:
Il fianco un po’ più stretto:
Movi più svelta il passo.
Uh! che foggia è cotesta!
Alta, dich’io la testa.
Le pupille serene
Girin, né troppo tardo
Né mobil troppo lo sguardo:
Sul labbro anco sta bene
A tempo un bel sogghigno,
Schietto, ve’, non maligno.
Troppo amante la madre
Sì le dicea. Ma saggio
Con ben altro linguaggio
Così le disse il padre:
Ah senti, e in vece, o cara,
Ad esser saggia impara.
Sii modesta ed umile,
Di cor pura e di mente,
Ingenua ed innocente,
Né però men gentile.
Figlia, se saggia sei,
E che bramar più dèi?
Buon padre, i detti tuoi
Caduti in suolo avaro
Oimé! che a voto andaro!
Ma ne’ ricordi suoi,
Per suo malor, felice
Ahi! fu la genitrice.
Vie più ch’essa non volle,
La figlia vanerella
Apprese ad esser bella;
E invan il pianto molle
(Che più non val consiglio)
Ebbe la madre il ciglio.
Di saper, di virtudi
L’alma s’adorni e fregi.
Questi son veri pregi;
Qui a por s’hanno gli studi.
Sciocco, di vizj onusto
Che vale un bellimbusto?
O fanciulle ingannate,
O giovanetti illusi,
Tutt’altri, oimé! son gli usi
Che a seguir voi vi fate;
Ma, se saggi sarete,
Che più bramar potete?