I tre pigri

Pubblicato il 11 Mar 2014, aggiornato il 21 Feb 2018

C’era una volta un re di nome Casimiro che aveva tre figli: Lodovico, Edoardo e Michele. Il suo regno era prospero e felice da molti secoli, perché era stato governato con onestà e intelligenza dai suoi antenati e da lui in particolare.

Ora Casimiro stava invecchiando e voleva che la felicità e la ricchezza conquistate per il suo regno si conservasse nei secoli e non andassero perse per colpa di un nuovo re poco propenso al compito di regnante.

Per questo si arrovellava tutti i giorni su chi dei suoi tre figli fosse il più adatto a questo compito. Li amava tutti in egual maniera, li considerava tutti e tre onesti e intelligenti, ma non sapeva chi dovesse nominare suo successore dopo la sua morte, che si avvicinava sempre di più.

Tutti e tre i suoi figli erano cresciuti bene, lo avevano ascoltato negli insegnamenti e non si erano mai dimostrati indegni di succedergli. Per questo era difficile compiere la scelta. Casimiro li osservava da molto tempo e la conclusione a cui arrivò era che i tre figli erano tutti degni di essere un giorno suoi successori. Possedevano tutti e tre le doti di onestà, di rettitudine e soprattutto avevano una grande intelligenza. Non sapeva come compiere la scelta: se avesse scelto uno avrebbe fatto torto agli altri.

Poi un giorno ebbe una grande idea: sarebbe stata proprio la loro intelligenza a fargli compiere la scelta del futuro re tra i suoi tre figli.

Quando capì che la morte stava per arrivare, Casimiro chiamò i figli accanto al suo capezzale e disse loro: “Cari figlioli, ho pensato a voi per molto tempo, vi ho amato tutti moltissimo e senza alcuna differenza. Ma, non sapendo chi di voi potesse ereditare il regno, alla fine ho preso una decisione che è questa: chi tra di voi si dimostrerà il più pigro, alla mia morte diventerà re”.

A sentire la strana decisione del padre, i tre fratelli non capirono subito perché una scelta basata sulla pigrizia. In fin dei conti avevano trascorso tutta la loro vita a seguire le regole del padre, non lo avevano mai contraddetto e ora voleva che si dimostrassero pigri, non certo una dote degna di un re. Ma poi capirono che si trattava soltanto di una prova di intelligenza e si sforzarono a pensare a ciò che il loro padre saggio avrebbe voluto sentirsi dire.

Così, uno alla volta, andarono accanto al letto del padre malato e parlarono.

Lodivico, il primo figlio, disse: “Babbo, il regno spetta a me, perché sono talmente pigro che, quando mi stendo e voglio dormire, se mi cade una goccia negli occhi non ho voglia di chiuderli per addormentarmi”. Poi il primo figlio si congedò dal padre, e arrivò Edoardo, il secondo che disse: “Babbo, il regno spetta a me, perché sono talmente pigro che, se mi siedo accanto al fuoco per scaldarmi, mi lascio bruciare le piante dei piedi, piuttosto che tirare indietro le gambe”.

Anche il secondo se ne andò e lasciò entrare Michele, il terzo, che disse: “Babbo, il regno spetta a me, e lo sai perché? Perché sono talmente pigro che, se dovessero impiccarmi e avessi già il capestro al collo e uno mi desse in mano un coltello affilato con il quale poterlo tagliare, mi lascerei impiccare piuttosto che alzare la mano”.

All’udirlo il padre con un sorriso sulle labbra disse: “Sarai tu il mio successore”.

E così fu: Michele divenne il nuovo re, e visto che era molto intelligente, così come lo erano anche i suoi fratelli, riuscì a non litigare mai con loro. Non furono mai invidiosi gli uni degli altri e fecero sempre il bene del loro popolo.

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