Il bambino cattivo
H.C. Andersen
C’era una volta un bravo poeta di nome Paul che viveva in una soffitta in città. Nelle lunghe serate invernali Paul scriveva bellissime poesie, illuminato da una candela e riscaldato dalla fiamma del camino e dal suo gatto che gli faceva le fusa. Le sue poesie erano comiche e spiritose: divertiva grandi e piccini. Durante una notte fredda e tempestosa Paul sentì un rumore sul tetto. Ascoltò meglio: capì che non si trattava del ticchettìo della pioggia ma che stavano bussando alla finestra del soffitto. Guardò bene e, non credendo ai suoi occhi, si accorse che era un bambino con i capelli ricci e biondi, bello come un angelo; il bimbo portava con sé un arco riccamente decorato e delle frecce splendenti d’oro. Gli aprì e gli chiese: “Come ti chiami?” e quello rispose: “Valentino!”. Il poeta fece entrare il bambino, lo asciugò, lo fece scaldare, gli diede da mangiare e lo fece riposare nel suo letto. Guardandolo, si accucciò vicino al camino e si addormentò.
La mattina dopo, Paul aprì gli occhi e si ritrovò Valentino che gli puntava l’arco contro. Non riuscì a dire una parola che subito il bambino fece scoccare una freccia e… pam! lo colpì al cuore. Non poteva crederci: quel bambino dal viso angelico che lui aveva accolto a casa sua con generosità e tenerezza lo aveva colpito! Valentino scappò via. Paul aprì la finestra per gridar dietro al ragazzo che correva per strada ma, come prima persona, vide Sara, la gentile vicina, che innaffiava i suoi fiori sul davanzale. Paul la guardò come se l’avesse vista per la prima volta. Subito provò un gran struggimento, unito a una strana gioia malinconica: si era innamorato. Pensò: “Che bambino cattivo! Che incantesimo mi ha fatto?”. Da quel momento, la vena poetica di Paul mutò: le sue non erano più poesie allegre e briose, ma diventarono più malinconiche e profonde, da esse traspariva uno strano miscuglio di tristezza e felicità: erano poesie d’amore.
Intanto, Valentino correva per strada e lanciava frecce ai passanti. Tutti cercavano di scansarsi, ma la mira del bambino cattivo era infallibile. Si nascondeva nei parchi, dietro gli alberi e in mezzo alle fontane e si appostava sotto le panchine; colpiva la gente nelle piazze, al mare, in montagna, si arrampicava sui grandi lampadari dei teatri, entrava perfino nei ristoranti e nei negozi e impudentemente sferzava i suoi colpi con precisione e abilità. Colpiva senza ritegno giovani, anziani, bambini e bambine, donne che andavano in chiesa e uomini che si recavano in ufficio, ragazzi sui banchi di scuola, anziani al mercato, segretarie, casalinghe, ingegneri, professori, operai, cameriere. In città si respirava un’aria di primavera, profumata e romantica: gli uomini improvvisavano serenate e offrivano mazzi di rose rosse e le donne arrossivano sorridendo e sbattendo le ciglia con civetteria: erano tutti innamorati. Roba da matti! Furono affissi dei cartelli all’entrata della città con su scritto: ATTENZIONE: PERICOLO DI INNAMORAMENTO. Spesso i turisti e i curiosi non resistevano alla tentazione di vedere Valentino e questi, vedendoli arrivare, mirava e li colpiva dritto al cuore…
E tu, che adesso ascolti questa storia, devi sapere che questo bambino cattivo se ne va in giro ancora oggi e non risparmia nessuno. Devi guardartene bene, puoi incontrarlo da un momento all’altro! Pensa che una volta ha colpito al cuore proprio la tua mamma e il tuo papà e, figurati, non si è fatto nessuno scrupolo quando, tanti anni fa, ha colpito il nonno, e pure la nonna! È proprio un bambino cattivo, sono sicuro: un giorno colpirà anche te! Le sue frecce fanno un po’ male ma in fondo portano tanta felicità.