Il cammello

Raffaella ci manda una sua filastrocca (2 ottobre 2000).

C’era una volta un cammello che, ostinato, apriva l’ombrello, 
anche se il cielo splendeva raggiante, lui si aspettava una pioggia pesante. 
Restò immobile per mesi e mesi su quelle dune poco cortesi.
Quando sentì il bisogno di bere, pensò: son proprio cotto a dovere. 
Ma, imperterrito, non si mosse,
quasi neppure, deciso, si scosse.
Un serpente attraversava il deserto, cercando un riparo che fosse all’aperto, 
perché il caldo era una tortura e lui voleva un po’ di frescura. 
Come vide il cammello e l’ombrello, disse; ” Ma questo è davvero bello! 
Tu mi sembri assai esaurito, cosa fai lì fermo e contrito?”
“Se resto immobile e silenzioso, tra un po’ si scatena anche un maroso. 
Verrà giù una pioggia battente
e tu, sbruffone, annegherai con niente!”
Sghignazzò il serpente sulla faccia del saccente, 
ma poi, mosso a compassione, pensò di aggiustare la questione. 
Corse all’oasi vicino, prese acqua in abbondanza, 
fatta una strana danza lo innaffiò con noncuranza.
Disse il cammello:” Sembra quasi che sia piovuto, un amico è un dono avuto. 
Io lo so che non viene dal cielo, non c’è lì neanche un velo. 
Ora posso buttare l’ombrello, avere te accanto è avere un gioiello. 
Aspettavo un evento speciale, beh, come questo non ce n’è uguale!”

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