Il castello di Telemaco

Testi di Barbara di Castri, illustrazioni di Sara Richichi

Il castello di Telemaco
Telemaco era un bambino greco che viveva in una piccola isola di nome Itaca e si divertiva a giocare con le conchiglie, nuotare e passeggiare sulle spiaggiette bianche fatte di ciottoli levigati dalle onde e dal vento. Itaca aveva nell’aria tanti profumi: la salvia selvatica che cresceva in grandi cespugli, il rosmarino, e piccoli frutti verdi: i corbezzoli.Telemaco cresceva arrampicandosi fra i tornanti delle stradine che costeggiavano il mare, un mare magico, prezioso come uno zaffiro.
Scrutava il cielo e poi l’orizzonte, sempre in attesa di avvistare una vela, infatti aspettava l’imbarcazione di suo padre Ulisse che era partito per la guerra di Troia tanti anni prima.Allora lui era molto piccolo ma se ne ricordava bene ancora il profumo, i gesti, i lineamenti. Spesso Telemaco dipingeva il viso di Ulisse sulla terra rossa di Itaca: il naso aquilino, gli occhi socchiusi che sfidavano il vento ed i capelli ricci pettinati dal sale e profumati di salsedine. Telemaco allora con quel disegno iniziava a parlare: “Papino mio, quando tornerai da me? Anche mia madre Penelope ti aspetta da tanto tempo, qui ci sono tanti uomini che vorrebbero prendere il tuo posto, ma lei è brava, resiste perché ti vuole bene ed è sicura che un giorno tornerai”.
Allora un giorno quel disegno fatto di terra iniziò a parlare: “Caro Telemaco, figlio mio, abbi ancora un po’ di pazienza, il mare è grande e la strada delle onde è molto lunga. Per ingannare il tempo dell’attesa, scendi domani nella grande spiaggia degli ulivi ed inizia a costruire un castello. Sarà un castello possente come una fortezza e bianco come i ciottoli della nostra Itaca, caro Telemaco, non sarà facile costruire questo castello, lo dovrai fare con i sassi e non con la sabbia. La sabbia si sbriciola, lo sai, mentre i sassi della nostra isola sono forti e sicuri”. Ulisse spiegò al figlio la forma, la dimensione, l’orientamento della fortezza e poi terminò dicendo: “Quando con l’impegno necessario avrai finito il tuo lavoro, allora mi vedrai spuntare dal mare come una sorpresa!”.
Il castello di Telemaco
Telemaco l’indomani iniziò a costruire il suo castello con il sudore della fronte e la fantasia di un bambino.Ed i bambini sanno creare del castelli magnifici! Passavano i giorni e la costruzione diventava sempre più grande, bianca e magnifica. Telemaco ci poteva entrare dentro e riposare, pensare, aspettare… oramai mancava solo il tetto. E proprio allora scoppiò un forte temporale ed il mare si gonfiò in una tempesta; il povero Telemaco si stava quasi per scoraggiare perché non poteva finire il suo lavoro ed allora nell’orizzonte grigio e minaccioso come un brutto sogno si intravide una vela bianca. Era la vela di suo padre Ulisse! Ci fu un abbraccio che durò molte ore quasi a recuperare tutto il tempo perduto. Poi il padre gli disse: “Mi aspettavi in un giorno di sole vero?”. Telemaco annuì e Ulisse continuò: “No figlio mio, sei stato bravo e paziente e sono voluto arrivare prima per costruire il tetto del castello insieme a te. Perché gli avvenimenti più belli della nostra vita arrivano spesso dopo giornate buie come questa”. E quella sera tutta la piccola isola di Itaca rimase in festa fino a notte fonda perché Telemaco, Ulisse e Penelope si erano ritrovati!

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