Il cencioso cenciaiolo

Questo poesia è stata inviata da Marina. (11 giugno 2008).

Nella squallida dimora che la gioia e il sole ignora
sopra un vecchio pagliericcio
giace un bimbo malaticcio
e lo veglia seria seria, magra magra la miseria.
Tra infinite ragnatele, vecchi stracci,
una babele!
Sn gli stracci ammonticchiati lungo i muri affumicati
il tesoro unico e solo del cencioso cenciaiolo.
Giunge il babbo a tarda notte
con le povere ossa rotte
e col brutto pupi in mano,
spinge l’uscio piano piano.
“Bbo mio, poichèsei buono,
un giocattolo ti dono!”
Il suo fragile visino,
leva il bimbo dal cuscino
e il barlume di un sorriso
tutto illumina il suo viso.
Quel barlume di esultanza
tutta illumina la stanza.
Qel barlume pien d’amore,
dal balocco scende al cuore.
“Dunque il cielo mi vuol bene
ed il broncio non mi tiene
ei può dunque a questo mondo
far felice un moribondo”
Coi grand’ occhi scintillanti,
con le mani trepidanti
lieto il bimbo come un re,
mette il Pupi accanto a sé,
e sull’umile cuscino
si addormenta il burattino.
In sul nascere del giorno
Pupi desto, guarda intorno:
presso il letto, seria seria,
veglia sempre la miseria.
E in un dolce sogno assorto,
gli sorride il bimbo morto!

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