Il cucciolo
Angiolo Silvio Novaro
Tratta da: Il Cestello - Poesie per i Piccoli - A. Mondadori (Milano, 1928)
Leggiamo insieme: Il cucciolo di Angiolo Silvio Novaro
C’era una volta una bambina
che viveva in un castello
con un cucciolino bello.
Lo svegliava ogni mattina,
gli diceva: “Buon dì, musetto”,
lo abbracciava stretto stretto.
Gli diceva: “Perla, tesoro:
sapessi quanto mi piaci!”.
E zucchero davagli e baci.
Gli diceva: “Un pugno d’oro,
cucciolo mio, tu vali:
non ti mancano che le ali”.
Per piacere alla fanciulla
tentò volare egli un mattino,
e saltò fuori della culla,
ma si ruppe uno zampino.
Lo zampino gli doleva:
triste il cucciolo piangeva.
La bimba vedendolo zoppo,
lagrimoso e non più bello,
gli disse: “Tu sei un monello,
mi fastidisci già troppo,
meglio è che via te ne vada”.
E lo buttò sulla strada.
Il meschino attaccato alla porta
gridava: “Aprimi che sono
il tuo cucciolo buono,
aprimi per la mia mamma morta!”.
Ma la porta non si apriva,
e la strada di buio si empiva.
Solo solo in mezzo alla strada
empita d’ombra oscura
il cucciolo avea paura
e piangeva: “Nessuno mi bada!”.
Passava allora un mendico
e gli disse: “Che hai amico?
Vieni!”. E l’alzò con un bacio
“Hai sete? Eccoti acqua di ruscello.
Hai fame? Eccoti un seccherello”.
E gli dette anche un pezzo di cacio,
e per dormire gli fece una cuccia,
e per camminare una gruccia.
Illustrazione di Domenico Buratti
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