Il folletto e la signora

Hans Christian Andersen

C’era una volta Alida, moglie di Oreste, una donna molto istruita che amava scrivere e recitare poesie. Tanto era brava che sarebbe potuta diventare pastore o almeno la moglie di un pastore! Un giorno passò a farle visita suo nipote, il signor Kisserup, a cui Alida fece ascoltare una delle poesie che aveva scritto.

Kisserup era un maestro e anche lui amava la poesia e rimase affascinato da così tanta dolcezza! Oreste, invece, che faceva il giardiniere, era persona molto pratica! Lui amava i fiori, quello era il suo mestiere, ma per lui una moglie doveva essere una donna pratica e dignitosa, e interessarsi alla casa e alla cucina e non a queste smancerie! Così li lasciò e andò fuori a curare il suo giardino!

Il maestro di scuola estasiato rimase seduto accanto ad Alida e si mise a parlare con lei e parlarono, parlarono e parlarono… Ma in cucina c’era qualcun altro che parlava. Era Oscar, un folletto ficcanaso tutto vestito di grigio con il cappello rosso! Forse lo conosci? Lui parlava, parlava ma… nessuno lo ascoltava tranne che Mentore, il gatto nero chiamato anche “il ladro di panna”. Così lo chiamava Alida!

Oscar era molto arrabbiato con Alida, perché lei non credeva nella sua esistenza e così non pensava mai a preparargli, magari durante la notte di Natale, una tazza di riso con il latte, come d’abitudine facevano tutti gli antenati di Alida oppure del riso con il latte affogato nel burro o nella panna.

Allora, Oscar decise di farle qualche dispetto e fu così che fece rovesciare la minestra dalla pentola che era sul fornello! Dopo bucò le calze di Oreste e aprì la porta della dispensa così che Mentore, golosone, potè andare a leccarsi tutta la panna. Mentre, Mentore leccava la panna dal piatto, Oscar gli raccontava come la notte precedente era stato a casa del maestro e si era posato su una catasta di legna di fianco al canile. Si era divertito tantissimo a prendere in giro il cane del maestro che era alla catena. Dondolava le gambe, ma il cane non riusciva a prenderlo e così abbaiava! Ma abbaiava così forte da svegliare il sig. Kisserup più volte durante la notte!
Che divertimento!

Mentre raccontava i suoi dispetti si avvicinò alla porta per origliare cosa, Alida e il maestro, si stessero dicendo! E fu proprio in quel momento che Alida disse: “Signor Kisserup le voglio mostrare qualcosa che non ho ancora fatto vedere a nessuno, tanto meno ad un uomo; sono le mie poesie brevi, alcune in realtà sono un po’ lunghe, ma le ho intitolate ‘Rime baciate di una dama di cultura’!” e tirò fuori da un cassetto un quaderno con una copertina verde chiara con due macchie d’inchiostro che conteneva tante poesie scritte da lei ma ce n’era una in particolare che aveva intitolato ‘Piccolo Folletto’.

“Lei conosce sicuramente la vecchia superstizione contadina dei folletti di casa, che fanno sempre qualche scherzo?” disse Alida “Bene! Io ho immaginato di essere la casa e che la poesia fosse il folletto, lo spirito che consiglia”. E chiese al maestro di leggerla ad alta voce!
Il signor Kisserup lesse ed Alida si mise ad ascoltare!

Ma oltre a loro anche Oscar stava ascoltando e così, sentito il titolo della poesia ascoltò ancora più incuriosito con le orecchie tese e il collo allungato! E quando sentì parlare della magnificenza e del potere del folletto, del dominio che aveva sulla signora… noi sappiamo bene che Aida si riferiva alla poesia… cominciò a sorridere mentre gli occhi gli brillarono dalla gioia che quasi camminava a mezz’aria. Era incantato da tutto ciò che veniva detto sul piccolo folletto. Così si ricredette sulla sua signora e decise di non farle più dispetti!

Se proprio non riesci a capire questa storia, puoi sempre chiedere a qualcuno di spiegartela ma mi raccomando… non chiedere mai né al folletto, né alla signora!

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