Il lapis rosso-blu

Diego Valeri

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Il piccolo malato sta a sedere
nel suo lettuccio di malinconia,
fissi gli occhi al soffitto in cui via via
vengono e vanno strane ombre leggere.

I suoi fratelli sono andati a scuola,
la mamma è giù che attende alla cucina…
Dio, com’è lunga e triste la mattina
nella camera bianca e muta e sola!

Che noia!… Ma c’è lì sul comodino
un buono e fido amico che l’invita
a giocare con lui: c’è la matita
dai giocondi color rosso e turchino.

La matita e un foglietto a quadratini…
E il bimbo gioca e ogni altra cosa oblìa,
e il suo male e la sua malinconia,
e perfin la sua mamma e i fratellini,

Rosso: ed ecco un castello principesco,
con le torri, coi ponti e con le scale,
e, in vetta, una bandiera trionfale
e un tremendo guerriero gigantesco.

Turchino: ed ecco un mare tempestoso,
e in mezzo ai cavalloni un bastimento
abbandonato in signoria del vento
e un grosso pescecane minaccioso.

Rosso e turchino: ed ecco una battaglia,
coi cannoni e i cavalli e gli aeroplani,
ecco i cosacchi, gli usseri e gli ulani
in mezzo a una tempesta di mitraglia.

Ed ecco… il mezzodì. Dalla cucina
giunse un rumor di passi. E lei che sale,
è la mamma che lenta fa le scale
con la scodella della sua minestra.

 

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