Il merlo di città

Giorgio Matteotti

Tratta da "Animali sapienti" - Edizioni Nuages

Il merlo di cittàUn merlo di città
fermò l’attività
a fine settimana.
Uscito dalla tana
ripieno di baldanza,
partì per la vacanza
e, in modo un po’ protervo,
raggiunse Porto Cervo.
Si mise a fischiettare
su un ramo presso il mare,
si tolse la cravatta,
trovò la merla adatta
e, seguendo la prassi,
con lei fece due passi.
Ma dopo una mezz’ora,
la beccuta signora
fece un’osservazione
circa la colazione.
Il merlo, a questo punto,
pensò, tutto compunto,
di offrirle uno spuntino
di vermi di tombino
portati in modo arcano
dal centro di Milano.
“Cos’è questa schifezza?
– gli chiese con freddezza
la merla schifiltosa –
Non hai qualche altra cosa?”
“No – fece il merlo afflitto
Ho solo questo vitto.”
“Io son usa a mangiare
disse la merla – al mare.
Questo cibo non va:
è roba di città
Tu mangi la porcheria.
Io me ne vado via!”
E con volo librato
sparì presto in un prato.
Poi, con grande diletto,
si preparò un pranzetto
a base di cicale
condite con il sale
trovato la mattina
nell’attigua salina,
pensando: “E’ proprio un merlo:
non voglio più vederlo”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dove vuoi andare?