Il monumento megalitico

Se vi piace questa composizione, dovete ringraziare Brenno295 (18 giugno 2018). Dedicata alla "PRETA ru MULACCHIO" e alla "PRETA ra PESHCULA" e a tutti gli altri siti megalitici, noti e sconosciuti, del Cilento

Il monumento megaliticoOh! Muto Tempio,
Arcano Monumento,
Da pietre antiche
Di antica terra eretto;
Dall’alto del Monte
Fin sulle valli in basso,
Fin dove lo sguardo
Non coglie più visione,
Su tutto domini e contempli.
Di Tua novella m’è giunta eco,
Mi ha preso il corpo e l’anima,
I miei passi ha mosso
Per condurmi al Tuo cospetto
Senza che potessi oppormi,
Smaniavo, anzi, di partire,
La Ragione ormai spenta,
Attratto alla mia meta
Come falena alla luce
Che, ignara del suo agire,
E’ obbligata al suo destino;
A Te son venuto, quindi,
Assecondando il mio;
Ho scalato ripidi sentieri
Attraverso il fitto bosco
Senza temerne le oscure tenebre;
Ho squarciato le spire di mille rovi
Che invano si son poste
Ad intralciare il mio cammino
Avvolgendosi come tentacoli
Ai polsi e alle caviglie.
A Te son giunto, infine
Con le vesti lacere
E graffi sulle membra,
Madide di sudore.
Dinanzi alle Tue vestigia
In ginocchio son caduto,
Il capo reclino, il mento sfiora il petto:
Potente su di me
Incuti soggezione.
Avverto l’ enorme Tua saggezza,
L’incalcolabile sequenza d’esperienze
Maturate in millenni d’esistenza
Sedimentate tra le pieghe della Tua materia
Giacché Testimone sei di Storia
E di storie umane custode,
Di noi insignificanti mortali
Che al Tuo paragone
Duriamo il tempo d’un respiro.
E all’improvviso mi si stringe il cuore
Mi sento così piccolo, indifeso,
Come un granello di sabbia in balia del vento.
Quante cose vorrei chiederti,
Se solo Tu parlassi!
Ma Tu parli, invece, con le Tue silenziose pietre!
Ed io, stolto, non so comprendere il Tuo linguaggio.
Ora lo so che sei testimonianza di un tempo che fu,
Che non tornerà;
Di un tempo ancora bambino, non ancora corrotto
E perso nei recessi cronologici.
Ora lo so che sei eredità di antichissimi Avi,
Di remote Genti avviluppate in un alone di mistero
Non più selvagge ma ancora acerbe,
Mosse, però, dall’Armonia dei cicli vitali
Dal religioso rispetto di Madre Natura,
Ma ormai estinte e sconosciute per sempre.
Ora so di tutto questo
E non posso che avvilirmi
Ripensando a quel che ormai
Da tempo m’ é già noto:
Che di Te , purtroppo, non c’è più memoria
Di quel che fosti e che sarai per sempre.
Perduto è il Tuo ricordo
Alla maggioranza di noi posteri
Di noi distratta progenie
Di diverso spirito, di diversa fede
A cui non parli più, né più servi.
Perso è il vero senso del Tuo esistere
Che a stento sopravvive
Quale flebile traccia di un antico sapere
Nei miti e nelle leggende
E nei racconti popolari;
Ormai financo le Tue origini sono attribuite al caso,
Frutto dei capricci di natura erroneamente ritenute,
Non cogliendo in Te ingegno umano alcuno.
Solo pochi illuminati Ti sanno riconoscere
Osservandoti nel profondo, oltre la nuda roccia.
Ed ora, qui davanti a Te, sono ancora prono;
Mi concedi di toccarti con i palmi delle mani,
Le braccia levate in alto,protese su di Te
E di poggiar la fronte sulla Tua superficie litica
Levigata dal tempo e dalla furia degli elementi.
E così mi immagino, in cotal postura,
Come antico pagano ai piedi di un’ara,
Invocando grazia ad arcaiche divinità.
Ed infatti il prodigio si compie
Percepisco la Tua energia interiore,
Con tenue vibrazione si manifesta
Solleticandomi la cute laddove Ti lambisce:
E d’un tratto si riversa in me,
Per un attimo son frastornato
Mentre un fremito mi attraversa
Ed i sensi son confusi.
Poi tutto finisce in un batter di ciglia
Così com’è cominciato.
Mi rialzo in piedi, ancora sbigottito,
Ma è solo per un momento,
Quanto basta per riavermi
E di colpo mi sovvengo,
Proprio in questo istante,
Che di nuovo son tornato
Padrone di me stesso,
Finalmente libero
Con Te non ho più vincoli.
Ma sento ora in me
Una consapevolezza tutta nuova.
Questo dunque è quel che per me avevi in serbo:
Di farmi riscoprire che veramente sono
Attraverso la conoscenza
Di tutto il mio passato,
Di chi mi ha preceduto e delle sue azioni,
Quelle buone e quelle cattive.
Perchè altro non sono
Che la summa dei vissuti
Di miriadi di persone
Susseguitesi nel tempo sin dagli albori;
Sono il prodotto finale
Di mille storie millenarie,
Di tutti i miei Avi son l’Erede Universale.
Ognuno di loro ha contribuito
A far di me quel che oggi sono.
Ognuno di loro vive in me
E vivrà ancora
Per mezzo dei miei figli
Ed i figli dei miei figli,
Finchè Tempo e Fato lo vorranno.
Solo ora posso tracciare un percorso sicuro
Lungo il quale vivere il presente con animo più sereno
E gettare uno sguardo al futuro
Con rosea speranza:
Per l’Uomo non c’è progresso
Quando nega il suo passato
Dimenticando che era il padre
Ed il padre di suo padre.
Avanzando nel suo percorso
Dovrà pur voltarsi indietro
A riguardar i passati eventi,
Come a voler rivedere
Un vecchio lungometraggio;
Tanti insegnamenti ne può trarre
Onde evitare il ripetersi degli errori
Mentre procede la scrittura
Del Libro di sua storia.
Questa, dunque, la lezione
Che Tu, preistorico Tempio,
Hai voluto tramandarci.
Per me è grande onore
Esserne l’indegno latore.
Immensamente Ti ringrazio
Per il prezioso dono.
Riverente mi inchino
Volgendo il mio saluto.
Ti lascio alla Tua pace
E prendo infin commiato.
Un ‘ultimo sguardo Ti rivolgo
Appressandomi al ritorno,
Quindi m’accingo all’arduo compito
Conscio del suo peso.

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