Il padrino

padrino

C’erano una volta un uomo e una donna poverissimi che misero al mondo un maschietto. Non riuscendo a trovare un padrino per il bambino, l’uomo andò nel paese vicino, per vedere se là poteva trovarlo. Per strada, incontrò un viandante che gli disse: “Voi siete povero e io pure: vi farò io da padrino. Ma sono così povero che non posso regalare nulla al bambino! Andate e dite a vostra moglie di portarlo in chiesa”.

Quando arrivarono in chiesa, il viandante era già là, e chiamò il bambino Giuliano. Uscendo di chiesa, il viandante disse alla madre del bambino: “Ora andate a casa: io non posso darvi nulla e anche voi non mi dovete nulla. Ma tenete questa chiave e appena a casa, consegnatela a vostro marito, che la conservi finché il bambino non avrà quattordici anni. A quel punto dategli la chiave e mandatelo nella brughiera. Là troverà un castello che si aprirà con questa chiave. Tutto quello che ci sarà dentro al castello sarebbe stato suo”. La madre prese la chiave e il viandante se ne andò per la sua strada.

Quando il bimbo ebbe sette anni, andò una volta a giocare con altri ragazzi e tutti avevano ricevuto dei doni dal proprio padrino e si vantavano tra di loro. Ma Giuliano non poteva dire nulla, pianse, tornò a casa e disse al padre: “Non ho ricevuto proprio nulla dal padrino?”. Allora il padre gli raccontò della chiave, lo mandò nella brughiera a cercare il castello, ma il bambino non trovò nulla..
Dopo altri sette anni, all’età di quattordici anni, Giuliano tornò nella brughiera ed ecco un castello. Lo aprì con la chiave e dentro trovò un cavallo bianco. Lo prese e tornò al galoppo dal padre. In poco tempo Giuliano e il cavallino bianco divennero inseparabili, tantoché un giorno Giuliano decise di partire con il suo cavallino e di andarsene in viaggio.

Lungo la strada Giuliano incontrò un uomo di nome Riccardo e tutti e due si incamminarono insieme e raggiunsero la locanda del villaggio vicino. Il guaio era che Riccardo era un uomo invidioso, falso e cattivo. Ma questo Giuliano non lo sapeva!
Nella locanda c’era una bella fanciulla di nome Matilde che s’innamorò perdutamente di Giuliano, scatenando la gelosia di Riccardo.
Matilde disse a Giuliano di rimanere in quel paese insieme a lei.

La fanciulla sapeva che il re Peppino cercava un domestico e sarebbe stato facile far entrare Giuliano al suo servizio.
Ma Giuliano era titubante e così Matilde andò di persona dal re e gli disse che conosceva un domestico bravissimo. IL re ne fu contento e mandò a chiamare Giuliano. Ma il giovane disse che preferiva essere battistrada, perché dov’era il suo cavallo, doveva esserci anche lui. E il re gli concesse di fare il battistrada.

Quando Riccardo venne a saperlo, disse a Matilde: “Come mai aiuti lui e non me?”. E la fanciulla pensava: “Devo tenermelo amico, perché di lui non ci si può fidare”. Così andò dal re Peppino e offrì Riccardo come domestico, e il re ne fu contento. Al mattino, mentre Riccardo lo vestiva, il re Peppino sospirava sempre perché non sapeva come andare a prendere la sua promessa sposa al di là del mare. Riccardo, che detestava Giuliano, disse al re: “Avete il battistrada: mandate lui a prendere la vostra sposa e se non lo fa, tagliategli la testa”.

Allora il re mandò a chiamare Giuliano e gli disse che doveva portargli la promessa sposa altrimenti sarebbe morto. Giuliano andò nella stalla e si mise a piangere. “Come farò?” diceva tra le lacrime. In quel momento improvvisamente il suo cavallino bianco cominciò a parlare e a chiedere perché il suo padrone piangesse tanto. Giuliano spiegò tutto al cavallino e quello disse di sapere come fare per portare al re la promessa sposa.

E così parlò: “Sul mare ci sono i giganti affamati e gli uccelli famelici. Tu fai preparare due navi piene di carne per i giganti e di pane per gli uccelli e con quelle partiremo insieme. Durante il viaggio quando incontreremo i giganti, gli daremo da mangiare la carne e quando incontreremo gli uccelli daremo loro il pane. Così ci lasceranno passare e ce li faremo amici. Poi arrivati al di là del mare aspetteremo la notte e, quando la promessa sposa si sarà addormentata, con l’aiuto dei giganti oramai nostri amici, la porteremo sulla nave, facendo attenzione a non svegliarla. Poi non dovremo far altro che tornare indietro!”.

Giuliano felice abbracciò il suo saggio cavallino e il giorno dopo fecero preparare le due navi, proprio come avevano deciso. Poi partirono per il loro viaggio e fecero esattamente quello che avevano deciso.
Quando al loro rientro, il re Peppino vide la sua promessa sposa ne fu felicissimo e la sposò immediatamente.
Poi disse a Giuliano che come ricompensa poteva chiedere tutto quello che voleva. Giuliano chiese un piccolo regno dove andare a vivere tranquillo con Matilde e il suo cavallino bianco. E così fece!
Riccardo, invece, si arrabbiò talmente per come andarono le cose che scappò di notte dal castello e non vi fece mai più ritorno.

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