Il pescatore di coralli
Testi di Barbara di Castri, illustrazioni di Sara Richichi
C’era una volta un pescatore di coralli che si immergeva ogni giorno in un mare azzurro azzurro e ricco come uno scrigno. Era uno specchio d’acqua vicino a casa sua. Turi, così si chiamava il pescatore, viveva in un’isola di fronte a Trapani, una città della Sicilia. Lì le coste erano verdi come uno smeraldo e brillanti per via delle montagne di cristalli di sale che si andavano accumulando nelle saline. Era un paesaggio incantato con le tonnare, i mulini a vento ed i fenicotteri rosa che si posavano sulla sabbia al tramonto. Nei tempi antichi quella terra era stata degli dei: il dio del vento, il dio del fuoco, il dio dell’aria ed il dio dell’acqua si erano ritrovati lì come gli elementi fondamentali della natura e della nostra vita. Turi si inabissava tutti i giorni ed assisteva ogni volta al miracolo dei colori. Poi, la sera prendeva una sedia e si sedeva in piazza a raccontare le storie di mare a tutti i ragazzi isolani. “Nei fondali” diceva “i colori sono diversi e catturano l’attenzione per il blu! Il mondo sommerso, ragazzi, è dipinto di blu, come quello del cielo! Ma questo miracolo si rompe ogni volta che riemergo dall’acqua, perché tutti gli abitanti del mare cambiano colore alla luce del sole: le stelle marine diventano rosse e grigie, i coralli si incendiano di striature rosse, rosa, bianche, nere. Tutto cambia! Sono i giochi di fantasia che ci riserva la natura”. Turi, il pescatore di coralli, era un uomo solitario ma non smetteva mai di raccontare le storie ai suoi ragazzi e soprattutto in inverno e nelle giornate di burrasca raccontava sempre le storie del mare. Era il libro vivente di quell’isola e tutti si sedevano incantati ad ascoltarlo: “Il mare cattura lo sguardo, seduce, balla la danza delle onde, canta la risacca, ci ricorda che è sempre e solo lui che custodisce il segreto della vita”. “Il mare è il mio più grande amico” spiegava Turi “a volte rimprovera quando si commette un’imprudenza, a volte punisce, a volte scherza quando si muove con le correnti e ci fa bere la sua acqua salata. Ma il mare calmo è un grande amico che dona ogni giorno le sue ricchezze ai pescatori, ci fa vivere, ci fa sognare”. I ragazzi isolani amavano ascoltare le storie di Turi ed erano cresciuti ascoltando le sue parole e la poesia del mare.
Ma un giorno Turi disse ai suoi ragazzi: “Io oramai sono vecchio ed oggi il mare mi ha avvisato e mi ha chiesto di essere prudente! Un giorno sarete voi a pescare i coralli, cari ragazzi, con lo stesso amore e la grazia che vi ho insegnato.” E poi disse: “Me lo ha spiegato il mare, il mare vuole così, lo ha proprio cantato nella mia ultima immersione”.
E poco dopo venne il giorno in cui il nostro pescatore di coralli passò a miglior vita. Tutto il paese lo accompagnò in chiesa e poi al camposanto con le reti di mare ed un bel ramo di corallo rosso da mettere sulla sua tomba. Ma fu proprio allora che il mare gli volle fare il suo ultimo regalo: nel punto esatto in cui Turi, il pescatore, si immergeva sempre, nacque dall’acqua una grande pianta di coralli, il suo colore era blu. Gli isolani passavano e sorridevano pensando al vecchio Turi e dicevano: “Il mare regala sempre qualcosa di straordinario a chi se lo merita, è come la vita!”