Il presepe vivente di Rollo e Angela

Francesca Capelli

presepe vivente di Rollo e Angela

Il Natale è sempre una tragedia. Almeno per Rollo e Angela. Ci mancherebbe, anche a loro piace stare a casa da scuola, scartare i regali, andare alla messa di messa di mezzanotte, se il prete non la tira troppo in lungo. Quello che a loro proprio non va giù è il presepe vivente messo in scena ogni anno dalla loro parrocchia, al quale tutti i bambini del catechismo devono partecipare.
Rollo e Angela farebbero volentieri una parte secondaria, che so, la palma, il sasso o la gobba del cammello (che poi non è un cammello, ma un dromedario). Invece no, vengono sempre scelti per ruoli importanti. Quest’anno Rollo deve fare la vedetta e restare immobile con una mano sulla fronte a scrutare l’orizzonte (per vedere che, poi?). Che con un cannocchiale dal campeggio, almeno, uno si dà un tono. Ma così… Ad Angela, invece, è toccato il ruolo della stella cometa. Deve vestirsi con una tunica dorata e sfilare tra le due file di panche, in chiesa, tendendo in alto un’enorme stella cometa di cartone, dorata anche quella.
“Non si trattava di una cometa, ma di una congiunzione planetaria, l’hanno detto a SuperQuark”, ha protestato Angela, che è un’appassionata di scienza (tanto che i suoi compagni l’hanno soprannominata “Piero” Angela). Ma la catechista, la Signorina Leoni, non ha voluto sentire ragioni. E Angela non ha insistito più di tanto, perché sua madre le ha proibito di fare qualsiasi commento, dopo che l’hanno prima la bambina aveva proposto di mettere anche i Puffi, Shreck e le Winx nel presepe, tanto per renderlo più moderno e inserire qualche novità. La Signorina Leoni, la sera stessa, aveva telefonato a casa della bambina per dire di mandarla dallo psicologo. E la madre di Angela si era infuriata prima con la Leoni, poi con la figlia. Con la Leoni aveva fatto una scena e le aveva detto di non permettersi mai più, nel modo più assoluto, di telefonarle per una cosa del genere, mentre con Angela aveva fatto un’altra scena (molto simile alla prima) e le aveva ordinato di non permettersi mai più, nel modo più assoluto, di contraddire la Leoni.
La mamma può dire quel che vuole, ma di fare la vedetta e la stella, a Rollo e Angela, non ne hanno voglia per niente. Tanto che all’inizio avevano pensato di farsi escludere dal presepe, con il pretesto di qualche malattia contagiosa (tipo la peste bubbonica o il morbo del legionario, che suonava bene anche se nessuno dei due sapeva che cosa fosse). Avevano anche cercato sull’elenco il telefono della Signorina Leoni, per avvisarla.
“Angela, non trovo il numero”, aveva detto Rollo. “Non c’è”.
“Guarda bene”.
“Ti dico che non c’è”, insisteva Rollo. “Qui c’è Leoni Samantha, Leoni Silvio e Leoni Simone, ma Leoni Signorina non c’è”.
Angela aveva alzato gli occhi al cielo: “Scemo, la Leoni si chiama Argia. Signorina non è un nome”.
Rollo – che per una volta non voleva darla vinta alla sua amica – aveva risposto che, tra le due, piuttosto che Argia era meglio chiamarsi Signorina. Poi ad Angela era venuto in mente che era meglio lasciar perdere la peste bubbonica e partecipare al presepe vivente, altrimenti capace che la Leoni telefonava di nuovo a sua mamma e allora sai che urli.
Che poi la Signorina Leoni non sarebbe nemmeno cattiva. Anzi, per 11 mesi all’anno è buonissima. Ma a dicembre si trasforma, perché al suo presepe vivente tiene tantissimo, per fare bella figura con il parroco, Don Dino Donizetti, che nessuno ha mai capito se è il suo vero nome o un nome d’arte, visto che tutte le volte che qualcuno lo chiama sembra di sentire suonare le campane. Ma soprattutto, alla Signorina Leoni interessa fare colpo sul direttore del coro, il signor Zazzaroni, che però non è ma signore, ma signorino anche lui (nel senso che non è sposato). La Leoni gli ha messo gli occhi addosso da un pezzo e ha perso la testa per i suoi fluenti capelli brizzolati. E lui l’ha capito, eccome! (A dire la verità lo hanno capito anche tutti i bambini del catechismo). E quando dirige il coro fa ondeggiare i capelli di qua e di là. La Leoni dice che assomiglia al Maestro Muti (che pare che sia un famoso direttore d’orchestra). Ma a parte i capelli, come direttore il signor Zazzaroni non è granché, visto che rallenta il ritmo di tutti i canti e riuscirebbe persino a trasformare una canzone di Shakira in una marcia funebre.
Il giorno del presepe vivente, la chiesa è strapiena. Rollo è in piedi al suo posto, su uno sgabello coperto di carta marrone per farlo assomigliare a una torre di guardia. Angela è in fondo alla chiesa, con indosso una tunica dorata, e regge sulla testa un’enorme stella cometa di cartone, dorata anche quella. Avanza lentamente, preceduta da due cherubini con le ali di polistirolo che fanno finta di suonare una tromba (sempre di polistirolo). Nel frattempo il coro, diretto da Zazzaroni con i capelli tutti ondeggianti, sta cantando: “Il tuo popolo in cammino cerca in Te la vita…”.
La mamma di Angela ha le lacrime agli occhi per l’emozione e indica la figlia alla signora seduta accanto a lei. “Eccola lì, guardi come è bella, ecco ora passa vicino al coro…”.
Troppo vicino. Tanto che la punta della cometa si impiglia nei capelli di Zazzaroni. Angela lì per lì non ci fa nemmeno caso e se ne accorge soltanto quando il coro smette di cantare e dal pubblico salgono prima mormorii, poi risatine, poi un’enorme, incontrollabile risata. E proprio in quel momento Rollo, dall’alto del suo posto di vedetta, si mette a gridare: “Ma quello è un parrucchino!”.
La fluente chioma brizzolata del signor Zazzaroni è rimasta attaccata alla punta della cometa, rivelando una pelata talmente lucida che ci si poteva illuminare tutta la chiesa.
Ma lo spettacolo deve continuare, “the show must go on”. Angela lo sa benissimo, lo dice anche una canzone rock dei tempi dei suoi genitori. Così conclude serissima il suo percorso e porta la stella a destinazione, sulla grotta di Gesù Bambino, con il parrucchino a penzoloni come una pallina dell’albero di Natale.
Zazzaroni è scappato a nascondersi in sagrestia, seguito dalla Leoni e da Don Dino Donizetti che gli fa pat pat sulla schiena e gli dice di non preoccuparsi, che sono cose che capitano e che secondo lui nessuno si è accorto di niente. Il coro finalmente può cantare con il ritmo giusto: “Resta sempre con noi, oh Signo-o-o-re”.
Beh, per quest’anno, nel presepe vivente della parrocchia, almeno una novità c’è. Bisogna vedere come la prenderà la Signorina Leoni.

 

Da “Io e il mio bambino – speciale 0-14” – Numero Dicembre 2006 – Sfera Editore

 

 

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