Il racconto delle stelle
Carla Ferri - Tratta da "Il bosco incantato", Ed. Bietti - Milano (1971)
Se vi piace questa filastrocca, dovete ringraziare Cinzia (7 settembra 2003).
Leggiamo insieme: Il racconto delle stelle di Carla Ferri
Avvolto nella notte del gran velo
me ne andavo una volta lassù nel cielo.
Occhieggiavan le stelle tutt’intorno
e scintillava il cielo così adorno.
Mi parve di sentire un chiaccherio,
come di lieta fonte il chioccolio;
curioso di sentir rimasi zitto:
eran le stelle che parlavan fitto!
Ognuna, giù, la terra contemplava
ciò che vedeva all’altre raccontava.
“Sento laggiù un pigolio leggero:
è un uccellin che teme il bosco nero!”.
“Urla l’alta montagna e par che pianga
con l’immenso fragor della valanga”.
“Suona con gaie note un organino,
sento il pianto leggero di un bambino;
un sogno l’ha svegliato certamente;
lo culla ora la mamma dolcemente;
non odi scricchiolar piano la culla?”.
“E tu stellina dì, che vedi?”. “Nulla!”.
“Nulla??? Sotto di te non vedi niente???”.
“C’è solo il mar, che ondeggia eternamente,
che va e vien sempre col suo moto lieve”.
“Io, invece, vedo candida la neve!
che ricopre dei monti l’alte vette”.
“Odo gridar nel bosco le civette!
E si ripete il loro grido acuto.”.
“Sento gridare un topo “Aiuto! aiuto!”:
egli è finito in bocca ad un grosso gatto
che in un bocconcino solo se l’è fatto!”.
“Da quel paese giungon quassù… senti???
dei rintocchi leggeri, lenti lenti;
una campana annuncia un’agonia:
qualcuno muore nella notte pia.”.
“Tutt’intorno c’è pace sulla terra!”.
“Pace? Che dici… Ma laggiù c’è la guerra!!!
Odo il rombo tremendo del cannone”.
“Ed io il ruggito fiero del leone
che fa tremar le bestie per terrore!”.
“Io sento invece cantici d’amore”.
“Chi c’è laggiù di tanto risplendente?”.
“È un lume che rischiara uno studente
che studia, chino sui suoi gran libroni.”.
“Cantano invece là gaie canzoni!”.
Taccion le stelle che il cielo rinserra
e s’addormenta pian piano tutta la terra.
Disse una stella a un’altra dopo un po’:
“Odi qualcosa tu?” e l’altra “No,
nessuna voce” disse “s’ode più
degli esseri che vivono laggiù”.
“Dormon le fiere della caccia stanche”.
“Dormono i monti dalle cime bianche”.
“Dorme il sorcetto”. “Dorme l’uccellino”.
“Dorme nella sua culla, anche il bambino”.
“Tacciono i canti, tace anche la guerra”.
“Dormono tutti, ormai, là sulla terra!”.
“Brilla ancora però quel lume chiaro
alla finestra, là, dello scolaro!”.
“Ma il lume resta acceso inutilmente,
unica luce nelle case spente:
anch’egli ha reclinato il capo stanco,
addormentato su quel foglio bianco.”.
“Dormono tutti, è pace ovunque ormai!”.
“No, veglia il mare che non dorme mai,
l’insonne mar va e viene eternamente.”.
Parlan le stelle ormai sommessamente;
taccion alfin, vegliate dalla luna,
e chiudon piano gli occhi ad una a una.
E mentre cadon nel dolce sapore
impallidisce il loro gaio splendore,
finchè son vinte da un sonno profondo,
quando l’aurora già rischiara il mondo.
Anche se in terra ancora tutto tace
sta per finir la notte e la sua pace!!!!