Il Reuccio Gamberino
Il Reuccio Sansonetto stava per compiere diciott’anni e attendeva quel giorno per sposare Biancabella. Ingannava il tempo mangiando ciliegie e scagliando i noccioli sui passanti, con una piccola fionda. Passò la vecchia Petronilla dai capelli candidi e dal naso enorme e il Reuccio cominciò a sbeffeggiarla: “Oh, comare Peperona!”. E come l’ebbe a tiro la colpì con un nocciolo sul naso. La vecchietta Petronilla si chinò tremante, raccolse il nocciolo e lo rinviò all’erede al trono. Il Reuccio scagliò cento guardie sulle tracce della vecchia nasuta, ma quella era scomparsa. Il fatto era che dal tocco del nocciolo tirato da Petronilla, il Reuccio Sansonetto iniziò a camminare all’indietro e a ringiovanire. I più famosi medici del regno constatarono che il Reuccio Sansonetto andava a ritroso nel tempo e per questo camminava all’incontrario. Compì i diciassette, poi i sedici, poi i quindici anni. Sansonetto era disperato. Le nozze con Biancabella erano state annullate. Biancabella piangeva e promise a Sansonetto eterna fedeltà.
“Vi aspetterò, tenete l’anello e portatelo al dito; esso vi stringerà più forte, quando la mia fedeltà sarà in pericolo…” Sansonetto era disperato. Bisognava rintracciare la vecchietta e supplicarla di riportarlo a diciott’anni. Un giorno il Reuccio andando a caccia a ritroso, giunse in un bosco, e vide tra gli abeti centenari una casetta minuscola e alla finestra riconobbe il volto di Petronilla che lo guardava sorridendo. Sansonetto s’inginocchio sulla soglia. “Restituitemi il giusto andare del tempo e del camminare!”.
“Bisogna riportarmi il nocciolo, proprio quello che porta incise intorno certe parole che so io” disse la strega. “Se non è che questo, l’avrete…” Sansonetto ritornò a palazzo prese commiato dal Re e dalla Regina e si pose in cammino, alla ricerca del nocciolo salvatore. Si ricordava confusamente d’averlo visto rimbalzare nel rigagnolo della via. Seguì il rigagnolo fin dove questo metteva foce nel torrente e giunse al mare. Dinanzi a quell’azzurro infinito la speranza gli cadde dal cuore e si abbandonò sulla spiaggia a piangere.
“Che c’è, bambino bello?” Era una stella di mare.
“C’è che divento sempre più giovane e scomparirò del tutto se non trovo il nocciolo della strega nasuta”.
“Un nocciolo strano, inciso di parole… L’ho visto qualche anno fa. L’ha inghiottito un fenicottero mio amico che poi è migrato nel mezzogiorno e l’ha rimesso nei giardini del gigante Marsilio… il gigante è feroce ed invincibile; lo potrà vincere soltanto chi gli strapperà un capello verde fra i folti capelli rossi”. Il Reuccio s’imbarcò e giunse nel regno del gigante Marsilio. A picco nella valle dominava il Castello dalle Cento Torri. Sansonetto suonò il corno di sfida e una delle porte immense si aprì e apparve il gigante. Come vide il Reuccio sorrise di scherno. Questi si scagliava a ritroso volteggiando la sua spada affilata. Sansonetto era talmente disperato che non badò al gigante, gli staccò la testa e rasò in pochi colpi la testaccia dalla fronte alla nuca; e il capello verde fu reciso con tutta la chioma. Il gigante era morto. Il Reuccio Sansonetto cercò nei giardini, ma in cinque anni il nocciolo era diventato un ciliegio altissimo, tutto carico di frutti rossi e lucenti come rubini. Sansonetto ne mangiò uno e osservò il nocciolo che portava inciso attorno: “grano dell’irriverenza”.
Ad un tratto il Reuccio ebbe come una specie di vertigine e socchiuse gli occhi. Quando li riaprì si trovò dinanzi alla casetta di Petronilla e la vecchietta gli sorrideva. Si guardò, si palpò, era ritornato come alla vigilia delle nozze. Provò a camminare: era guarito. “Il tuo errore è espiato” disse la vecchietta “conserva i noccioli del ciliegio salvatore e seminali nei tuoi giardini”.
“Grazie, vecchietta mia!” Il Reuccio baciò la buona fata, ma sentiva l’anello donatogli da Biancabella stringergli il dito. Sansonetto s’armò di tutto punto e partì di gran galoppo.
Giunse nel regno della promessa sposa e scoprì che c’era un torneo per scegliere lo sposo della Principessa Biancabella. Sansonetto accorse e scese tra gli spettatori. Un cavaliere misterioso stava sbalzando di sella l’ultimo avversario e già il popolo lo proclamava di diritto sposo di Biancabella. Ma Sansonetto calò la visiera ed ecco che al primo colpo l’invincibile campione cadde disteso. Fu scosso, rialzato, aperto. Era vuoto. Il cavaliere era una semplice corazza che la buona Petronilla aveva animata d’uno spirito benigno e inviata alla giostra per sopprimere gli altri combattenti e dar modo al Reuccio di giungere in tempo. Il Reuccio Sansonetto alzò la visiera e s’inchinò. Biancabella quasi venne meno dalla gioia improvvisa; e il Re abbracciò come figliuolo il giovinetto risanato. Furono celebrate le nozze. E i noccioli favolosi, seminati nei giardini reali, crebbero con gli anni e formarono un boschetto detto dell'”irriverenza”.