Il segreto di Menico

Ecco la fiaba di Marta (22 giugno 2003).

Menico ha una grande fattoria ai piedi della montagna. E’ una costruzione lunga e bianca, dai muri spessi e dalle porte rosse, come se ne vedono a volte passando in macchina per la strada, solo che questa fattoria non la si può vedere dalla strada, perché il bisnonno di Menico, che si chiamava anche lui Menico, l’ha costruita in un posto che non so, lontano da tutto e da tutti. Davanti alla casa che è lunga lunga e bianca bianca, con le porte rosse e le tendine a quadretti rossi alle finestre, c’è un cortile ghiaioso e assolato.
Bisnonno Menico si è fatto aiutare da tutti i suoi fratelli (e ne aveva tanti, ben 11) a costruire la sua fattoria, ma in 12, lavorando tutti insieme, si fa presto.
Così, quando la costruzione lunga lunga e bianca bianca è stata finita e le porte sono state tutte pitturate di rosso, Bisnonno Menico (che non era ancora bisnonno e neanche papà, allora) ha detto ai suoi fratelli: “Ragazzi, adesso mi dovete aiutare a trovare degli animali. Che fattoria è senza animali?”
“Già, ma da dove cominciamo?” chiese subito Aldo che sembrava molto interessato.
“Facciamo così, siamo 12 fratelli come i dodici mesi dell’anno.- decise Menico. – Ciascuno di noi, allo scadere di ogni mese, porterà alla fattoria una coppia di animali. In capo ad un anno, la nostra fattoria sarà al completo.”
Decisero anche, e lo fecero prima di partire per la ricerca, che ognuno di loro avrebbe portato animali con l’iniziale del proprio nome.
“Io porterò qui due cavalli, un maschio e una femmina, e inizieremo un grande allevamento” disse Carlo e fece un passo avanti.
“Io invece costruirò un bel pollaio e vi farò entrare un gallo nero e due galline, una gialla e una bianca!” disse Gianni e fece un passo avanti.
“Io ti procurerò due grossi maiali, un maschio e la sua femmina, naturalmente, così ti faranno tanti porcellini” disse Manlio e fece un passo avanti.
E così, sino all’ultimo.
L’ultimo giorno di gennaio, arrivò Aldo.
Nonostante il freddo, era tutto rosso e sudato per lo sforzo.
Gridava, tirando con grande fatica un grosso pezzo di corda alla quale erano attaccati due asini grigi che non avevano nessuna voglia di seguirlo.
Si impuntavano sollevando un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di febbraio, arrivò Carlo.
Entrò nel cortile a spron battuto, sollevando un gran nuvolone di polvere, cavalcando un cavallo grigio e bianco. Un altro cavallo gli galoppava a fianco.
L’ultimo giorno di marzo, arrivò Pedro.
Lo seguiva un gregge di pecore, tutte bianche, tranne una che era tutta nera.
Arrivarono nel cortile che già in quel momento, all’inizio della primavera, era assolato, sollevando un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di aprile, arrivò Biagio.
Una coppia di giovani buoi trainavano un carretto stracolmo di fieno.
Le ruote del carretto cigolavano sotto il peso e sollevavano un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di maggio, arrivò Corrado.
Conduceva un carretto pieno di gabbie di conigli.
Le ruote del carro cigolavano sotto il peso e sollevavano un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di giugno, arrivò Manlio.
Spingeva davanti a sé aiutandosi con un ramo fronzuto una coppia di maiali belli grassi.
Quando il ramo toccava terra, sollevava un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di luglio, arrivò Orazio seguito da una famigliola di oche starnazzanti.
Starnazzando e rincorrendosi di qua e di là per il cortile, le oche sollevavano un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di Agosto arrivò Taddeo.
Conduceva un carro (aveva preso in prestito quello di Corrado) pieno di gabbie di tacchini. Le ruote del carro cigolavano sotto il peso e sollevavano un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di Settembre, arrivò Canio.
Portava con sé una coppia di pastori maremmani e due cani da caccia dal pelo bianco e nero. Le zampe dei cani che gli trotterellavano a fianco sollevavano un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di ottobre, arrivò Gabriele.
Conduceva un carro ( si era fatto prestare quello di Corrado) pieno di gabbie che contenevano galli e galline …e anche qualche pulcino. Le ruote del carro cigolavano sotto il peso e sollevavano un gran nuvolone di polvere.
L’ultimo giorno di novembre, arrivò Appio.
Conduceva un carro (si era fatto prestare quello di Corrado) pieno di arnie dentro alle quali si sentivano ronzare delle api intente al loro lavoro. Le ruote del carro cigolavano sotto il peso e sollevavano un gran nuvolone di polvere.
“Mancano le mucche – disse Bisnonno Menico – ma ne procurerò io di speciali!”
Il 31 di dicembre arrivò spingendo davanti a sé delle mucche. Ce n’erano di bianche, di nere e di pezzate, di rosse e di brune. Non arrivò di giorno, Bisnonno Menico, ma in piena notte, così anche se gli zoccoli delle bestie sollevarono un gran nuvolone di polvere, nessuno lo poté vedere.
“Sei il padrone della fattoria e sei arrivato per ultimo”
lo presero in giro i suoi fratelli, ridendo.
“Già ci ho messo un po’ di tempo per trovarle e poi per metterle insieme e portarle qui, ma, vedrete, cari miei, sono delle mucche eccezionali.” Rispose serio serio Bisnonno Menico.

La fattoria ora si è ingrandita.
Ci sono degli orti in più e sono state piantati parecchi alberi da frutta.
Per far posto al frutteto, Nonno Menico ha voluto spostare le stalle dei cavalli e le conigliere. I suoi fratelli avrebbero voluto spostare anche il ricovero delle mucche ma non c’è stato verso, Nonno Menico è stato irremovibile e le stalle delle mucche sono rimaste laggiù, in quel posto scomodo, appartato, lontano dagli altri animali e seminascosto dal frutteto.
Adesso Menico è là con la sua mucca preferita: la Rossina, la sta coccolando, accarezzandola sulla schiena e parlandole piano nelle orecchie e Rossina scuote lentamente la grossa testa e annuisce senza smettere un momento di masticare.
Fuori dalle stalle dei cavalli, quelle sul cortile principale, intanto, un grosso maiale sta chiacchierando amabilmente con una vecchia gallina dalle penne scure. ” Ti trovo bene stamattina, Stella”
L’aia è animata stamattina, c’è un grande andirivieni di volatili: gallinelle giovani, appena arrivate passeggiano parlottando con galletti che gonfiano il becco e sbattono le ali.
Stella si guarda intorno, abbassa il capino e risponde: “Eh, sì, anch’io a quell’età…” ma non finisce la frase. Il grosso maiale che è bravissimo a fare gaffe anche se si dà arie da gentiluomo, vorrebbe tentare di consolarla, ma sa dire solo:”Non ti preoccupare, cara, del resto sai come si dice:Gallina vecchia fa buon brodo!”
Nel cortile scende il silenzio, interrotto solo dalla risata starnazzante di due oche che in quel momento passano di lì.
Arriva Tatiana, la cavalla pezzata, trainando un carretto nuovo fiammante stracarico di fieno e di pastone. “FIIIIIIIEno per tutti, è ora di colazione.”
Dalle porte rosse della costruzione lunga e bianca escono gli abitanti della fattoria che sono tutti i parenti di Menico, sua moglie Ida, i fratelli con le mogli e le sorelle con i mariti, ragazzini paffuti con secchi in mano per andare a mungere o a prendere l’acqua dal pozzo.
Il lavoro nella fattoria incomincia. Oggi è giorno di vendemmia.
Baio, lo stallone grigio, esce dalla stalla e si ferma in mezzo al cortile e aspetta.
Menico si affretta a raggiungere gli altri, con aria indifferente attacca un carro e Ugo e Vito, i suoi fratelli gemelli, vi balzano sopra e si avviano verso la vigna.
Un fischio e una coppia di buoi esce dalla stalla, si ferma in mezzo al cortile e aspetta.
Menico attacca un carro e chiama i cognati:” Dario, Enzo, è ora di raccogliere la verdura negli orti dietro il frutteto. Potreste occuparvene voi?”
Nel cortile si sente solo la voce di Menico che dà disposizioni per la giornata.
“Franca, per favore hai tempo per andare al mercato a vendere le uova? Dovresti anche… Gina, se non ti spiace, badi tu…”
Menico è molto gentile con tutti, parenti, amici ed animali.
Adesso nel cortile non c’è più nessuno, il grasso porcello si è accorto della sua gaffe e se ne è tornato, mogio, il codino basso, a rotolarsi davanti al suo truogolo, Stella se ne è tornata indispettita nel pollaio a sognare dei vecchi tempi quando anche lei era una gallinella e faceva girare la testa ai galletti del pollaio.
E’ sera ormai.
Ugo e Vito sono rientrati dalla vigna e Dario ed Enzo dagli orti.
Uva e verdure sono state riposte in ampi cesti, Franca è rientrata dal mercato ed ha già preparato la cena per tutti.Gina sta apparecchiando la tavola aiutata dai bambini.
Ma stasera c’è qualcosa di strano nell’aria e tutti sembrano un po’ impacciati.
Menico guarda a più riprese fuori dalla finestra: una luna gialla, piena, galleggia in mezzo ad un cielo che sembra più nero del solito. E’ insolitamente nervoso, si sforza di sorridere agli scherzi dei bambini ma si vede che sta pensando a qualcosa, va alla finestra, solleva una tendina a quadretti rossi e torna verso la tavola apparecchiata. Non vede l’ora che siano tutti a letto.
Stasera, la cena non finisce mai, e poi, e poi, poi lo sa lui che cosa deve fare .
Gli altri, sua moglie Ida, le sorelle con i mariti, i fratelli con le mogli si guardano perplessi.
” Vado a leggere il giornale, oggi non ne ho avuto il tempo!”esclama Enzo e sale nella sua stanza.
“C’è festa in paese, vieni con me, Franca?” chiede Ugo alla moglie.
“Veniamo anche noi, vero Dario?” Lena sorride schiacciando un occhio in direzione del marito.
“Accompagniamo noi i bambini in camera” interviene Gina dopo essersi consultata con Ida “Nicola e Renata devono finire i compiti, ma ci penso io, se volete andare, non preoccupatevi. Intanto Ida leggerà una storia al piccolo Menico!”
“Vado in falegnameria a finire di costruire il nuovo lettino per Silvio. Marzia, vieni con me ad aiutarmi a dare l’ultima mano di vernice.” Vito prende sottobraccio la moglie e si allontana con lei.
D’un tratto, nell’ ampia cucina, è sceso il silenzio.
Menico esce di soppiatto. In realtà, non ce ne sarebbe bisogno, tanto non c’è più nessuno in giro. Si dirige furtivamente verso le stalle. Entra. Una ventina di mucche voltano contemporaneamente la testa verso di lui e sembra che chiedano il via per qualcosa.
Menico fa un cenno d’intesa, apre del tutto la porta della stalla e le guarda uscire ad una ad una.
In prima fila c’è naturalmente la Rossina, la sua preferita. Adesso è al centro del cortile, le altre si dispongono tutte intorno come per assistere ad uno spettacolo.
E spettacolo è.
Menico ha portato con sé il vecchio violino che era appartenuto prima al bisnonno, poi al nonno e poi al padre e ora è in piedi davanti a Rossina e si appresta a suonare
E Rossina danza. Al suono vivace del violino di Menico, Rossina batte gli zoccoli sul selciato, mentre le altre accompagnano la musica muovendo la testa con un movimento ondeggiante e muggendo piano a ritmo.
“Toc, toc, tic, toc, tac, toc…” gli zoccoli di Rossina
“MMMM…MMmmmMMM….mmmmMMMmmm…mmuuuu…”il coro delle altre. mucche.
E domani il latte sarà speciale, il latte della Rossina che è famoso ormai dappertutto.
Domani arriverà il camion del latte e tutti i bambini del villaggio saranno ad aspettarlo nella piazza della chiesa; le mamme e i papà faranno la fila con secchi e bottiglie aspettando il loro turno per riempirli di quel buon latte pieno di vitamine, così buono come non se n’è sentito mai.
Questo succede ormai da anni, dal tempo di Bisnonno Menico.
Lui aveva promesso ai suoi fratelli che le mucche che avrebbe portato sarebbero state speciali, ma non aveva detto il perché.
E LE MUCCHE ERANO DAVVERO SPECIALI.
Il segreto era passato dal Bisnonno Menico al Nonno Menico e poi al figlio maggiore di questo, che era il padre di Menico e si chiamava Menico anche lui.
Così, tutte le notti di luna piena, Menico apre la porta della stalla e fa uscire le mucche,
Ma stavolta succede qualcosa di diverso…
Una mano di vernice si fa presto a dare.
Marzia e Vito hanno finito di dipingere il lettino del piccolo Silvio e sono usciti dalla falegnameria.
A sentire il suono del violino, si sono fermati un attimo, stupiti.
“Da dove proviene?” chiede Vito.
” Dal cortile dietro alle vecchie stalle, laggiù, oltre il frutteto” risponde Marzia.
” Ma è Menico che suona, non senti, è il suo violino! 2
” Andiamo a sentire” propone Marzia, mi piace il suono del violino”
Lo spettacolo li lascia a bocca aperta: Menico che agita gambe e testa seguendo il ritmo scatenato del violino che sembra suonare da solo, i riccioli neri gli ballano sulle spalle agitandosi mentre una ventina di mucche bianche e nere sedute in circolo segnano il tempo movendo le grosse teste all’unisono e accompagnando il ritornello in coro; al centro la Rossina si sta esibendo in un ballo sfrenato… una luna bianca, completamente piena, dai contorni decisi contro il cielo nero getta delle ombre quasi irreali su tutta la scena.
Menico si riavvia i capelli, si volta e li vede. Come d’incanto, ha ripreso l’espressione gentile di sempre.
“Bene” dice “siete qua. Allora, presto, per favore, aiutatemi, ho fatto sempre da solo in tutti questi anni ma stasera penso di aver bisogno del vostro aiuto: ci sarà una produzione smisurata. E’ una fortuna che ci siate anche voi. Adesso, andate a prendere quanti più secchi potete e portateli qui. State per assistere ad un avvenimento eccezionale.”
Marzia e Vito si allontanano di corsa visibilmente sollevati dalla sua reazione benevola e ritornano in un lampo portando due secchi per mano.
“Non bastano, non bastano” grida Menico afferrandoli al volo e dirigendosi di corsa verso le stalle dove le mucche si stanno mettendo, docili, in righe ordinate, l’una accanto all’altra, teste e code perfettamente allineate.
Correndo, Menico posa un secchio sotto alle prime otto e comincia a mungere freneticamente mentre già dalla nona mucca in poi si sentono arrivare muggiti e scalpiccii d’impazienza.
“Presto, presto, non bastano, non bastano, altri secchi per favore, Vito, Marzia, su, su, presto, presto, ancora, ancora!”
Vito e Marzia corrono qua e là per la fattoria cercando di recuperare quanti più recipienti riescono, ma non è sempre facile, alla fine riescono a recuperarne una dozzina ma non bastano ancora.
Il flusso del latte è inarrestabile.
Riempito un secchio, ne occorre subito un altro…
Menico non vuole perdere neanche una goccia di latte.
Vito e Marzia si fermano un secondo a guardarlo: è candido e denso, sembra panna montata ed è dolce come se vi avessero versato dentro una tazza di miele.
Una volta al mese, Menico arrivava in cucina, all’ora della colazione con questa leccornia offrendola a tutti e gridando allegramente:”Ricetta segreta di Menico!”
I bambini saltavano di gioia, i grandi ci scherzavano sopra prendendolo qualche volta in giro, ma poi gustavano anche loro la delizia di quel latte caldo e profumato, denso come panna, dolce come miele.
“Non lo preparavi tu, allora!” esclama Marzia.
“Eccolo il tuo segreto, furbacchione!” esclama suo fratello Vito.
“Presto, presto, ancora, ancora, dai ragazzi, forza, via via che i contenitori si riempiono, andate a versare il latte in quel silo dietro la stalla e poi tornate qua, ne troverete altri già pronti, su, coraggio!”
Ormai è l’alba e il silo è pieno.
Vito e Marzia sono stremati, hanno corso e lavorato tutta la notte.
Lentamente si avviano verso l’edificio principale della fattoria, aprono la porta rossa, salgono le scale, entrano nella loro camera e si addormentano ancor prima di toccare il letto.
Menico afferra un secchio pieno di latte, si avvia a buon passo verso la cucina, apre la porta rossa e: “Eccomi, ragazzi, ricetta segreta di Menico!”, poi, a colazione finita, esce nel cortile seguito dalla moglie Ida, dai fratelli gemelli con le mogli, dalle sorelle con i mariti e dà le disposizioni per la giornata.

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