Il topo di campagna

Un topo di campagna,
assai modesto e buono,
insieme alla compagna,
un dì venne in città.
Come fece, come fece,
come fece non si sa.

Quel topo campagnolo,
dal buon temperamento,
prese una vespa a nolo
e giunse fino a qua,
mentre il gatto, mentre il gatto,
mentre il gatto restò là.

Quel topo saggio
cercò il formaggio
che il buon fattore
dava al trattore.

Ma la fattoressa da quel dì fe pulizia,
per questo il topo prese il via per la città.
Qui giunto in piazza grande
trovò del tempo antico
un vecchio e caro amico,
il quale lo invitò.

Il topetto, il topetto
con la moglie lieto andò;
fu dato in loro onore
un gran ricevimento,
con formaggio a cento a cento,
la tavola imbandì.

Il topetto, il topetto
con la moglie si stupì;
fra gli invitati di gran casato
fu registrato sorcio topato.
Fece il discorso una grande titolata,
vita beata quella vita di città.

Passò veloce il tempo,
gli sposi eran contenti,
rideva sotto i baffi
il topo di città.

Corteggiava, corteggiava dell’amico la metà,
quel topo cittadino,
perfetto dongiovanni,
con mille e mille inganni,
la moglie gli rubò.

Era bella, era bella la topetta,
anzicheno.
Il poverello,
dal gran dolore,
di crepacuore restò lì secco;
mentre la moglie
con l’amante se ne stava,
e si consolava coi formaggi di città.

La storia è ormai finita,
non ci restate male,
capite la morale
e riflettete un po’.
Dai furbi e falsi amici
riguardatevi perciò.

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