Io e il mio gigante
Shel Silverstein
Tratta da Strada con uscita, Salani Editore, 1994
Ho un amico che è un gigante
guarda tu stesso se non ci credi.
È largo a alto come una montagna,
gli arrivo solo alle dita dei piedi, vedi?
solo alle dita dei piedi.
Tutti i giorni chiacchieriamo insieme
verso sera quando il sole s’incupisce;
e anche se il suo orecchio è troppo lontano,
sono certa che lui capisce, capisci?
Lui mi capisce.
Perchè usiamo il codice “gratta e batti”,
e cioè facciamo così:
gli gratto il piede… una volta sta per “Ciao”.
Due volte vuol dire: “Come ti va?”
E tre volte: “Dici che pioverà?”
Quattro volte: “Parli troppo in fretta”.
Cinque: “Ti gratterò una barzelletta”.
Sei vuol dire: “Devo andare, ciao”,”Ciao”.
Sei vuol dire: “Ciao”.
Lui mi risponde battendo il suo alluce.
Una volta vuol dire: “Ciao, amica!”
Due volte: “È bello sentirti grattare!”
Tre volte sta per: “Mi sento un po’ solo
con la testa alla cima del cielo”.
Quattro: “Oggi un’aquila m’ha sorriso”.
Cinque: “Ahi, ho picchiato di nuovo la testa
contro la luna”.
Sei volte: “Ahimè”. Sette:”Buona fortuna”.
Otto volte: “Torna, torna presto, presto, presto”.
Otto volte: “Torna presto”.
Poi ogni tanto lo gratto mille volte
allora batte l’alluce frenetico
e scuote il cielo con una risata
e vuol dire che gli faccio il solletico!