La baba jaga e le due sorelle

Se vi piace questa fiaba, dovete ringraziare Zia Mariù (9 febbraio 2013).

C’erano una volta in Russia una coppia di contadini, che si volevano molto bene. Dopo molti anni ebbero una bambina, ma la mamma nel darla alla luce morì. Il contadino si risposò e con la nuova moglie ebbero un’altra figlia.

La matrigna non amava la figliastra e riponeva tutte le sua attenzioni sulla sua vera figlia. Il contadino non vedendo vie d’uscita, perché vedeva la moglie trascurare la prima figlia, ascoltò i consigli di un vecchio amico e portò la bimba nel bosco. Camminarono e camminarono nella fitta boscaglia quando videro un’izba. il contadino cominciò ad urlare: Izba, Izba guardami! E l’Izba, una grande casa fatta come una palafitta, sorretta da lunghe zampe di gallina , come per magia si spostò verso di lui.

Il contadino entrò nell’Izba e dentro trovò la baba jaga: prima la testa, poi in un angolo il piede destro sotto una sedia un braccio, sopra l’attaccapanni un altro braccio e tra la polvere alta, nascosto dietro la porta, il piede sinistro.

– Odor di russo sente il mio naso, sei capitato tu qui forse per caso? Sogghignò la baba-jaga.

Il contadino si inchinò e parlò: – Baba-jaga gamba d’osso! Ti ho portato mia figlia a servizio – – Benissimo, avevo proprio bisogno di una governante! – rispose la vecchia strega, squadrando da capo a piedi con un occhio chiuso la bimba – se sarai brava e onesta io ti ricompenserò!

E il padre salutò la figlia con un bacio e se ne tornò a casa.

La baba jaga cominciò a dar ordini alla bambina e uscì. La piccola, a cui era stato chiesto di filare, iniziò a guardar prima l’arcolaio e poi il telaio. Proprio non sapeva da che parte iniziare, non aveva mai dipanato e lavorato la lana, ma per non perdere tempo decise di accendere il grande camino e mise a far la cena. Finito di ordinare tutto, stanca, si appoggiò al camino e sconfortata si mise a piangere. Lei non era capace a tessere, e il leggero rumore delle sue lacrime sul pavimento attirarono l’attenzione di alcuni topolini, nascosti in un buco vicino al camino. Le si avvicinarono e le chiesero: – bimba bimba, perché piangi, tu tesser non sai, ma il cuore grande hai,dacci una polentina e noi ti diremo una bella cosina

La bambina gentilmente posò un po’ di polenta calda in un bel piattino e invitò i topolini a mangiarla.

– Infila un filo per ogni fuso, – le dissero e si allontanarono al sentir i passi di ritorno della baba jaga.

– Bene, brava – le disse la baba jaga regalandole un sacchettino di soldini, – se hai fatto tutto adesso vai a preparami il bagno che ne ho proprio bisogno. Intanto se ne uscì di nuovo e le lasciò da sbrigare altre faccende. La bimba , stanca si rimise a piangere, lei non aveva mai stirato, né coltivato la terra ed ecco sbucar dal solito buchino i suoi amici topolini: – Perché piangi, tu stirare non sai ma un cuore grande hai, dacci la polentina, e noi ti diremo una bella cosettina –

La bimba li accontentò e diede loro la polenta e i topolini le insegnarono cosa doveva fare.

All’udir dei passi della baba jaga, i topetti svanirono in un baleno nella loro tana.

– Sì, sei stata proprio brava ! – esclamò soddisfatta la baba jaga alla bimba, che cercava di asciugarsi di nascosto i lacrimoni, e le donò altre monete d’oro tintinnanti.

Intanto a casa la matrigna mandò nel bosco il marito a controllare se la figlia fosse ancora viva.

Il contadino arrivò a casa della baba jaga e vide con soddisfazione che la figlia era diventata ricca, molto ricca!

La baba jaga in quel momento non era in casa e lui si riportò via la figlia.

Una volta vicini a casa il loro cagnolino iniziò ad abbaiare e scodinzolare dalla felicità: Bau, bau, bau… evviva arriva la padroncina, evviva evviva…

Ma la matrigna a quella confusione picchiò il cane con un frustino: Bugiardo! – lo sgridò – faresti meglio a dire: sento il rumore delle sue ossa nella cassettina! –

Ma il cane saltellava dalla gioia, nonostante le botte prese. Era troppa la felicità di riveder la padroncina.

Entrati in casa la matrigna non si zittì un attimo e insisté perché il marito portasse dalla baba jaga anche l’altra figlia. Tanto disse e tanto fece che alla fine il contadino si convinse e accompagnò anche la figlia più piccola.

La baba jaga lasciò anche la seconda figlia alle solite faccende: tessere al telaio, accendere il camino, preparare la cena . La giovanetta era così indispettita ta che dalla rabbia batté più volte i piedi a terra e pianse.

Accorsero i topolini: – perché piangi? – Le chiesero – Ma lei, schifata da quegli esserini grigi e pelosi, non li fece neppure finire che cominciò a dar botte con la scopa di qua e di là, insomma a sera aveva perso tutto il tempo a correr dietro ai topolini e in casa non aveva concluso nulla!

Al suo rientro la baba jaga si arrabbiò moltissimo.

Il giorno dopo stessa cosa e così la strega se la mangiò per cena e mise le sua ossa bel ripulite in una cassettina.

Dopo alcuni giorni la mamma, impaziente, al pensiero che la sua prediletta fosse diventata anche lei ricca,mandò il marito a riprendersela. Il babbo ritornò nel bosco, ma riportò solo gli ossicini della figlia piccola. Quando l’uomo fu vicino a casa sua il cagnolino iniziò ad abbaiare, ma : Bau, bau, bau! Sento il rumore delle ossa nella cassettina! e se ne scappò con la coda tra le zampe.

Una volta in casa il marito, triste, porse la cassettina alla moglie, che a quella vista diede di matto e stramazzò morta a terra.

Fiaba russa riadattata da Zia Mariù

Un commento su “La baba jaga e le due sorelle”

  1. kitty says:

    E molto bella questa fiaba, anche se già la conosco e ho anche il libro

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