La classe di Luna e di Sole
Ecco il racconto di Luigi (21 gennaio 2006)
Luna bionda e Sole nero frequentavano la stessa classe.
Amici sin dal primo giorno di scuola correvano e si divertivano coi giochi che i maschietti amano alla loro età. Se non c’era il pallone una pigna andava benissimo per organizzare una partita coi compagni. Ogni occasione era buona per lottare, senza cattiveria, non cercando mai di fare male, ma solo per mettere alla prova quanto stessero crescendo e con la foga di far vedere a tutti quanto stessero diventando forti.
Ma, si sa, quando si cresce si cambia. E Luna bionda iniziò a giocare con sempre meno entusiasmo a pallone, anche se una bella sfera colorata e nuova sostituiva sempre più di frequente la pigna. La lotta si, quella era sempre bella. Ma adesso preferiva tenersi lontano dalle zuffe e mettersi in un angolo a leggere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Un libro andava bene ma i suoi preferiti erano i fumetti. Con le loro storie che si dipanavano nei colori delle figure, dove poteva leggere le espressioni dei personaggi e dare un volto alle emozioni di quelle parole sintetiche che galleggiavano sopra di loro. E a lui piaceva dare vita a nuovi eroi. Era molto bravo a disegnare e iniziò a scrivere lui stesso fumetti.
Sole nero visse il cambiamento dell’amico come un tradimento. Perché stava lì fermo, leggere era una noia, possibile che non lo capisse? Ma non era mille volte meglio correre dietro a un pallone oppure rotolarsi a terra lottando con un compagno? E così Sole nero si avvicinò ad altri compagni mentre Luna bionda stava in disparte.
Passarono gli anni e le stagioni. La scuola finì e i protagonisti della nostra piccola storia si salutarono, ognuno prendendo la sua strada.
Luna bionda divenne disegnatore di fumetti; ci metteva passione ed inventiva, avrebbe passato tutto il giorno sopra un tavolo da disegno, a creare storie, mondi e personaggi sempre nuovi, mai uguali a quelli precedenti.
Sole nero lavorava sodo. Aveva smesso la scuola presto e, con forza e volontà, aveva messo in piedi un’impresa di costruzioni. Era partito solo con la propria abilità ed ora aveva decine di operai che costruivano case e negozi, centri commerciali e scuole. Ma sentiva aprirsi il cuore quando poteva realizzare campi sportivi e giochi per i bambini, ripensando a quando lui, da piccolo, stava tutto il giorno a giocare in strada. Che fatica la sua mamma per portarlo a casa.
La stessa che la madre di Luna bionda faceva per far alzare gli occhi dai libri a suo figlio.
Un giorno Luna bionda era uscito a passeggiare. Gli piaceva uscire di mattina, quando gli altri erano al lavoro e gustarsi le persone anziane intente a cercare il loro daffare. Tutto gli sembrava vestito di una luce particolare, quella di un giorno di vacanza preso di nascosto, di una fuga da un dovere noioso. Luna gustava veramente quelle belle passeggiate, specie ora che aveva cambiato casa ed esplorava strade e volti nuovi.
Sole nero camminava di fretta. Stamattina gli era andato tutto storto, avrebbe dovuto andare al cantiere e invece una serie di contrattempi lo tenevano ancora vicino casa. Per di più doveva attraversare a piedi il parco perché la macchina era guasta. Non che gli dispiacesse: era una sua creazione e ne era felice. E quel pensiero lo rese più sereno, non pensò più di tanto al tempo perso e ai lavori da fare. La sua andatura veloce si sciolse in una passeggiata rilassata, quasi senza che se ne accorgesse.
I loro occhi si incrociarono nel vialetto, proprio di fianco al campo sportivo. Tutti gli anni che erano passati dal loro primo giorno di scuola si concentrarono in un infinito attimo presente. In uno sguardo Luna bionda capì tutta l’energia che muoveva il corpo dell’antico amico e Sole nero vide tutti i mondi che la mente dell’altro ospitava.
I bambini del parco si divertirono quel giorno a vedere due adulti giocare a pallone con foga, arrampicarsi sugli alberi. E poi mettersi, uno vicino all’altro, a leggere fumetti e storie illustrate.