La fascina

Renzo Pezzani

Tratta da: Innocenza - Società Editrice Internazionale (1950)

fascina

Leggiamo insieme: La fascina di Renzo Pezzani

Storta vecchina come una radice,
d’uno sterpo, d’un ramo è già felice,

e tocca spini e le mani si punge
i più cresce il fascetto e più ne aggiunge.

Il fuoco ha cento lingue e cento bocche
e per sfamarlo, ce ne vuol di brocche!

Ma il vento, caro legnaiol dei vecchi
va per il bosco e rompe i rami secchi.

A fare una fascina da fiammata
senza di lui ci vuole una giornata;

dietro il suo passo, dietro il suo richiamo
chi va cercando, trova sempre un ramo.

Or che la legna è stretta in un legaccio
quella vecchina dice: “Oh, come faccio

a portarlo se non mi aiuta Iddio?”.
E un cavalier che passa: “Son qua io!

“Se è Dio che a me vi manda, o voi, chi siete?
A portar questi spini vi pungente.

Io non le temo più le spine acute
tante ne ho toccate e n’ho vendute.

E voi avete così bianchi mani
da portarne dolore anche domani.

E voi avete così bella veste
che non si porta in mezzo alle foreste.

E quel mantello così fino e nuovo
se non badate ve lo strappa il rovo”.

Ma il cavalier raccoglie la fascina
e muove il passo innanzi alla vecchina.

Vanno, vanno tacendo e già la sera
appende al bosco fronde d’ombra nera;

sospende al cielo un petalo di luna
e richiama le stelle ad una ad una.

E la vecchina è ormai stanca d’andare
e in sella il cavalier la fa montare;

or che spira notturno un venticello
le mette sulle spalle il suo mantello.

Camminando, il sentiero hanno perduto,
sotto le foglie non l’han più veduto;

e nelle foglie morte il passo è lieve
più zitto ancor di quando c’è la neve;

e il cavallo la terra ormai non tocca
e dal fascetto si staccò una brocca,

e dopo quella un’altra s’è perduta,
la fascina s’è sciolta ed è caduta;

e il vento chiama che qualcuno si volga.
Ma un altro passerà che la raccolta.

E la vecchina ormai non è più stanca
e il cavalier dalla mano bianca

le toglie dalle spalle il suo mantello,
lega la briglia ai ferri del cancello

e tra quei ferri c’è il pallor del viso
d’un angelo. Sono giunti in Paradiso.

 

Illustrazione di Piero Furlotti

 

Innocenza

 

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