La figlia del sarto e del ricco mercante

Un sarto aveva tre figlie.
Un bel giorno il figlio di un ricco mercante si presentò alla sua bottega e disse: “Desidero che tu mi cucia una veste tutta fatta di rose!”.
Il sarto rimase molto perplesso ma la sera tornato a casa chiese alla figlia maggiore cosa ne pensasse. Quella tacque e la notte passò.
L’indomani il sarto tornò alla sua bottega ma non riusciva a trovare un rimedio a quel desiderio, così, quando tornò a casa la sera, andò dalla seconda figlia, chiedendole cosa ne pensasse. La figlia tacque e la notte passò.
Il giorno seguente trascorse esattamente come il precedente, il sarto tornò a casa alla sera e chiese alla terza figlia, la quale rispose: “Quando verrà da te il figlio del mercante gli dirai che per cucire una veste di rose occorrono ago, filo e forbici di rose”.
L’indomani, quando il figlio del mercante venne a sapere la risposta, capì che il mercante aveva tre figlie due delle quali stupide e una molto intelligente e, senza neppure conoscerla, se ne innamorò.
Chiese quindi la sua mano al padre e questi gliela concesse.
Occorre però dire che il figlio del mercante era fidanzato con sua cugina e che questa soffriva molto di invidia; così aspettò che il ragazzo mandasse il primo regalo per agire.
Non dovette aspettare molto, perché qualche giorno dopo il giovane inviò alla ragazza un vassoio colmo di tutti i più buoni e prelibati cibi.
Allora la cugina corruppe il servo e gli fece mangiare un po’ di tutte le pietanze.
Quando il vassoio arrivò a casa del sarto, la fanciulla pensò che il suo futuro sposo le avesse mandato gli avanzi e così lo rimandò indietro indignata.
La crudele cugina fece lo stesso anche quando il futuro sposo regalò alla sua promessa un paio di pregiatissime scarpe: corruppe la serva e la fece camminare per ore.
Quando il dono arrivò, la fanciulla pensò che le scarpe erano già state usate e sdegnata le rimandò al mettente.
Nel frattempo, il povero giovane non capiva lo strano comportamento della fanciulla ma orami le nozze erano stabilite e non poteva più tirarsi indietro.
La cugina, comunque, non aveva ancora finito di pensare malefici.
Infatti cominciò a raccontare che la promessa sposa in realtà era una strega molto cattiva e così, arrivato il giorno delle nozze, i due sposi non si guardarono neanche in faccia.
Per fortuna la fanciulla, triste e sconsolata, raccontò di quello che era accaduto alla suocera, che era una donna e intelligente e che capì subito il tranello in cui erano caduti i due giovani.
“Domani mio figlio passeggerà nel giardino delle rose gialle, tu andrai, busserai alla porta e gli chiederai un mazzo di rose. Lo accetterai e senza dire niente te ne andai”. E così la fanciulla fece.
Il secondo giorno la suocera le disse:
“Domani andrai nel giardino delle rose rosse, chiederai un mazzo di fiori e quando te li darà ti pungerai con le spine un pollice e griderai “ahi, il mio pollice!” poi te ne andrai”. La suocera infatti aveva consigliato molto bene.
Alla sera del secondo giorno il marito, tornando a casa, notò il pollice della moglie e capì che la donna del giardino, di cui non aveva visto il volto e di cui si era innamorato, era sua moglie.
Dalla contentezza, gli vennero le lacrime agli occhi e le domandò che cosa era accaduto e la sposa gli raccontò tutta la storia.
Poi lui la prese tra le braccia, mandò a chiamare i mercanti e le feste per le nozze durarono un’intera settimana.

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