La fioritura straordinaria della Valle Peligna

Barbara di Castri

La fioritura straordinaria della Valle Peligna
Un po’ di tempo fa, nella grande valle Peligna, in Abruzzo, esisteva un uomo che amava scavare la terra e riportare alla luce oggetti, ruderi, monete delle epoche passate. Era un archeologo ed amava le cose antiche. “La terra nasconde e protegge sempre i tesori degli uomini!” diceva e le sue mani sapienti avevano ridato movimento, luce e colore a vecchie storie: popoli Italici che avevano combattuto contro i Romani, lì a ridosso del massiccio della Majella, dove c’era l’antica capitale dei popoli Italici: Corfinio.
“Se potessi rimpastare questi ruderi con la terra!” pensava l’archeologo, “mi piacerebbe far nascere un popolo nuovo che non conosca l’odio e la guerra. Chissà se una volta almeno nella storia della Terra nasceranno uomini così?” si domandava. “Terra, terra mia degli Abruzzi, a volte così aspra e forte, se almeno tu mi potessi rispondere!” implorava il povero uomo che amava l’arte, la musica e la poesia.
Era quasi finito l’inverno, la neve oramai si era sciolta e l’archeologo stava camminando vicino alla chiesa di San Pelino a Corfinio e come per magia la Terra gli rispose: “Mio caro amico la tua dolcezza e l’amore che hai per tutti gli uomini ti porteranno un premio. Sara’ la natura a farti una bella sorpresa. Chissà se questo non sarà un primo esempio per tutti gli uomini che verranno nel futuro. Ricordati di raggiungere un posto alto, che sovrasta tutta la valle Peligna, il primo giorno di primavera” e poi la Terra si ammutolì. L’archeologo sbalordito rispose alla Terra: “Certo vecchia cara amica mia, compagna di studi e di tanta ricerca, lo farò”.
La fioritura straordinaria della Valle Peligna
E finalmente venne il fatidico giorno, il 21 marzo, l’uomo era andato a dormire in un piccolo casolare in montagna per dominare con la sua vista tutta la valle Peligna e con le prime luci dell’alba lo spettacolo fu davvero sbalorditivo. Tutta la conca Peligna era diventata un magnifico giardino, il vento lieve accarezzava una fioritura di gigli, di rose, di margherite, di mughetti, di viole, di tutti fiori del mondo, erano fiori di campo profumati e splendenti ma che non appartenevano al mondo delle piante: erano intessuti di fili di seta e come petali avevano tanti confetti di mandorla e zucchero. Alla vista dell’archeologo i fiori dissero in coro: “Buongiorno caro amico! Ecco il nostro regalo quando anche gli uomini diventeranno come noi, impastati d’amore e di dolcezza come le nostre mandorle con lo zucchero, vedrai che nascerà il nuovo popolo!”.
E ancora oggi nella valle Peligna, a Sulmona, i bambini di tutto il mondo possono vedere esposti per le strade tanti fiori colorati, sono creati con i confetti e sono bellissimi, hanno le mandorle e lo zucchero, in ricordo di quella fioritura straordinaria. Sono fiori che aspettano il giorno in cui finiscano l’odio e la guerra.

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