La fuga dell’agnello
Angelo Giarnese
Fuori il sole è appena sorto
ed è triste per l’agnello
che dovrà lasciare l’orto
per raggiungere il macello.
L’agnellino ha percepito
la futura malasorte:
si dispera, bela forte,
cade a terra ormai sfinito;
non è tempo di morire
sembra urlare il suo lamento:
voglio correre nel vento!
Voglio vivere e gioire!
Dal macello del villaggio
ecco arriva il furgoncino
sulle ali del destino,
impassibile ingranaggio.
Scende un uomo che fischietta
chiede dove sia l’agnello,
lo raggiunge in tutta fretta
e l’afferra per il vello.
Ma di forza l’animale
si divincola, lo scaccia:
allontana la minaccia
con la furia di un cinghiale;
non sa come ma riesce
strattonando a liberarsi
e in un lampo fugge ed esce
verso il bosco per salvarsi.
Si nasconde si dilegua
tra gli arbusti, tra gli sterpi:
non badando a spine e serpi
corre e corre, senza tregua,
fino a quando verso sera
molto stanco si accovaccia
e fa un sogno che si avvera:
si risveglia tra le braccia
di una bimba impietosita
che lo bacia sulla testa,
che gli cura ogni ferita,
perché dopo la tempesta
torna il sole a nuova vita.
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