La macchina fai stelle del mago Sottuttìo
Questa è la fiaba di Zia Mariù (17 Marzo 2009)
Tanto tempo fa il mago Sottuttìo inventò una macchina supersonica per fare le stelle. Era molto simile alla macchina per fare biscotti, ma serviva a fabbricare stelle e stelline a volontà: grandi, piccole, con la coda o senza, con la luce gialla o bianca o rossa o celeste. Lucine che si accendevano e si spegnevano. Profumate al gelsomino o al mughetto. Il mago Sottuttìo arrivò fino in Giappone, per vendere la sua macchinetta che andava ad idrogeno profumato, là dove la tecnologia è proprio all’avanguardia. Era proprio una invenzione avveniristica: con il suo progetto non si doveva più accendere interruttori per consumare la luce elettrica, tutta luce naturale delle stelle. Metteva della polvere di piritritolite dentro la tramoggia, aggiungeva qualche cristallo di eliopallottolite con ramespanso, estratto concentrato di profumo e le stelle uscivano belle brillanti, tutte in fila della forma desiderata ad una ad una. Una lucidatina con le spazzole imbevute di coccolinomorbidastella e con leggeri soffi ci pensava il vento a sistemarle nel cielo, proprio come dei palloncini lasciati liberi nell’aria. Si accorse però che a nessuna stellina aveva dato un nome.
Dai, almeno per riconoscerle!
Se n’era proprio dimenticato e così pensando che potesse essere un’occasione per far qualche soldino di più andò al mercato. “Offerta speciale, comprate una stella e datele il vostro nome” strillava Sottuttìo a squarcia gola dal suo banco al mercato. ”La soddisfazione della vostra vita… una stella con il nome di vostra moglie”. Ma chi gli passava davanti, dava una sbirciatina a quelle stelline e a testa basta allungava il passo. Nessuno proprio era allettato da quella esclusiva novità.
Con i tempi che correvano, alla gente non importava proprio nulla di avere una stella con il proprio nome. Pur di non spendere preferiva il lume fioco della candela. Ma il mago Sottuttìo, imperterrito, non si arrendeva e continuava a mostrare le sue tonsille: “Stelle e stelline di tutti i gusti, profumate e luccicanti, dateli il nome di vostra figlia come eredità al suo matrimonio!”
Un giorno, mentre riposava dopo aver a lungo urlato al vento, gli si avvicinò un signore elegantemente vestito, sembrava un emiro arabo, con al seguito cento mogli, gli si avvicinò, guardò tutta la merce e dopo aver mercanteggiato un po’, gli propose di comprare tutte le sue stelle. Lui felicissimo e sicuro di aver fatto un affare, con qualche salamelecco si accinse a riscuotere, ma l’arabo gli disse che per “questioni di famiglia”, così da non scontentare ogni sua moglie, finché non avesse dato il nome ad ogni stellina non l’avrebbe pagato.