La margheritina
C’era una volta Lina, una margheritina, cresciuta in mezzo a un bel prato verde. Lei si sentiva bella con quei suoi petali bianchi e rivolta verso il sole ascoltò il canto dell’allodola Edoardo. Era felice! Le sembrava un giorno di festa e le piaceva ascoltare l’allodola che riteneva un uccello fortunato perché poteva cantare e volare, ma questo non la rattristava! Si sentiva fortunata lo stesso e si diceva: “Il sole splende su di me e il vento mi bacia! Oh, quanti doni mi sono stati concessi”. Mentre era intenta nei suoi pensieri Edoardo si posò nell’erba vicino a Lina che fu così turbata da quella gioia che non riuscì più a pensare. Edoardo le danzò intorno cantando: “Oh! com’è tenera l’erba! E che grazioso fiorellino col cuore d’oro e l’abito argentato!”.. Il bottone giallo della margheritina sembrava proprio d’oro e i piccoli petali bianchi luccicavano come argento.
Non potete immaginare quanto Lina fosse felice! Allora Edoardo la baciò col suo becco, cantò per lei e poi volò di nuovo in alto, verso il cielo azzurro. Ci volle più di un quarto d’ora prima che Lina si riprendesse. Nel frattempo giunse in giardino una ragazza con un grosso coltello, affilato e lucente; si diresse verso i tulipani, che erano nel giardino al di là di un cancello, e li recise tutti, uno dopo l’altro. “Uh!” sospirò Lina “è terribile, per loro è finita!”. E la ragazza se ne andò con i tulipani. E’ inutile che vi dica che Lina fu contenta di trovarsi fuori dal giardino, tra l’erba, e di essere un povero fiorellino. Quando il sole tramontò, richiuse i petali e si addormentò sognando per tutta la notte il sole e l’uccellino.
Il mattino dopo, quando Lina si svegliò, riconobbe la voce di Edoardo, ma come era doloroso il suo canto! Era stato catturato ed ora si trovava in una gabbia posta vicino a una finestra aperta. Cantava di quando era libero e felice, cantava del giovane grano verde dei campi e dello splendido viaggio che poteva intraprendere nell’aria. Ma era un canto triste, perché Edoardo era rinchiuso in gabbia. Lina avrebbe voluto aiutarlo, ma come poteva fare? Non era facile trovare il modo. Dimenticò subito le bellezze che la circondavano, il sole caldo che splendeva, dimenticò com’erano graziosi i suoi petali bianchi, pensava solo all’uccello rinchiuso, per il quale lei non poteva fare nulla.
In quel mentre giunsero due ragazzetti ed uno di loro aveva in mano un coltello, grosso e affilato come quello usato dalla ragazza per tagliare i tulipani. Si dirigevano proprio verso la margheritina, che non riusciva a immaginare che cosa volessero. “Qui possiamo prendere una bella zolla d’erba per l’allodola” disse uno dei ragazzi, e cominciò a tagliare un quadrato di terra, proprio intorno a Lina, che così si trovò in mezzo alla zolla. “Strappa quel fiore” disse uno dei ragazzi, e Lina si sentì in pericolo perché essere strappata significava perdere la vita e lei ora desiderava vivere e entrare nella gabbia con la zolla di erba. “No, lasciala!” rispose l’altro ragazzo “Ci sta così bene!” e così il fiore restò lì e giunse nella gabbia da Edoardo che si lamentava a voce alta della libertà perduta e batteva con le ali contro le sbarre della gabbia; Lina non poteva parlare, non poteva dirgli una sola parola di conforto anche se lo desiderava tanto. “Qui non c’è acqua” disse Edoardo “Tutti sono usciti e non mi hanno dato una sola goccia d’acqua; ho la gola secca e infuocata, c’è fuoco e ghiaccio dentro di me e l’aria è così pesante! Ah, devo morire, lasciare il sole caldo, il fresco verde, tutte quelle bellezze che Dio ha creato!” e intanto affondava il becco nella fresca zolla d’erba, per refrigerarsi un po’. In quel momento il suo sguardo si posò su Lina ed Edoardo la salutò, la baciò con il becco e disse: “Anche tu dovrai appassire qui dentro, povero fiorellino! Mi hanno portato te e la piccola zolla d’erba al posto del mondo intero che avevo là fuori! Ogni stelo d’erba è per me come un albero verde, ognuno dei tuoi petali bianchi un fiore profumato! Ah, voi mi ricordate quanto ho perduto!”. “Se solo potessi consolarlo!” pensava Lina.
Si fece sera e ancora nessuno portò dell’acqua al povero Edoardo che esausto allargò le belle ali, le agitò convulsamente, e il suo canto divenne un malinconico cip-cip, piegò la testolina su Lina e morì per la fame e per la nostalgia. Solo il mattino dopo giunsero i ragazzi che nel vedere Edoardo morto piansero, piansero a lungo e lo seppellirono in una graziosa fossa che ornarono con petali di fiori. Il suo corpo fu messo in una bella scatola rossa; doveva avere un funerale da re quel povero uccellino! Quando era vivo e cantava, lo avevano dimenticato, abbandonato nella gabbia a soffrire di nostalgia; ora invece stava ricevendo onori e molte lacrime. Mentre la zolla di terra con Lina fu gettata via, nella polvere della strada. Nessuno pensò a lei, che aveva sofferto più di tutti per l’uccellino e che avrebbe tanto voluto consolarlo ed aiutarlo!