La pastorella e lo spazzacamino
Hans Christian Andersen
C’era una volta, nel salotto di una vecchia casa, un armadio antichissimo e molto bello, con al centro la figura di un uomo dall’aspetto stranissimo, tanto strano che i bambini che giocavano del salotto lo chiamavano “Sergentegeneralmaggiore Zampa-di-Capra”. Sulla mensola che sosteneva il grande specchio, invece, abitavano da tanto tempo Rosanna, una pastorella di porcellana molto bella, e Guido, uno spazzacamino anche lui fatto di porcellana. Essi si volevano bene ed erano fidanzati.
Poco lontano da loro c’era Romano, un vecchio cinese, che poteva dire di sì e di no muovendo la testa. Diceva di essere il nonno della pastorella, ma lei non ci credeva. Tuttavia quando il Sergentegeneralmaggiore Zampa-di-Capra gliela domandò in sposa, lui disse di sì dondolando la testa in avanti. “Che marito avrai!” disse Romano rivolgendosi alla pastora, “sarai la moglie di un sergentegeneralmaggiore. E sarai anche molto ricca, perché ha tutto l’armadio pieno di argenteria, senza contare ciò che tiene nascosto nei cassetti segreti”. “Ma io non entrerò mai in quell’armadio buio” disse lei, “ho sentito dire che vi sono già chiuse dentro undici statuette di porcellana”. “Allora, tu sarai la dodicesima! Questa notte, quando tutti i mobili si sveglieranno e incominceranno a scricchiolare, sarà celebrato il matrimonio”, disse Romano e si addormentò.
La pastorella Rosanna cominciò a piangere e guardando Guido disse: “Non voglio sposare Romano, quell’uomo dai piedi di capra! Dobbiamo scappare di qui. Aiutami, ti prego”. “Farò tutto ciò che vorrai! Io guadagnerò la vita anche per te, col mio mestiere di spazzacamino” disse Guido. E così in poco tempo raggiunsero il pavimento. Ma quando si volsero verso l’armadio, videro che l’allarme era già stato dato. “Stanno scappando!” urlò il Sergentegeneralmaggiore Zampa-di-Capra. Rosanna e Guido, impauriti, decisero di fuggire nel vasto mondo attraverso il camino. Così pian piano entrarono nella stufa! Che buio che c’era! Risalirono i tubi e giunsero proprio nella cappa del camino.
“Il peggio è passato e tra poco saremo fuori – disse lo spazzacamino. – Guarda in alto che magnifica stella! C’era infatti nel cielo una stella che sembrava indicare la strada ai due fuggitivi: scintillava proprio sulle loro teste; ed essi continuarono ad arrampicarsi coraggiosamente. Era una strada ripida, nera, interminabile; ma lo spazzacamino sosteneva la pastorella e le indicava i punti migliori dove mettere i piedini di porcellana. Così finalmente arrivarono all’orlo del camino e sedettero proprio sul comignolo per riposarsi un po’. Erano davvero molto stanchi.
Sopra di loro si stendeva il cielo pieno di stelle e , sotto, i tetti innumerevoli della grande città. Essi guardarono giù, guardarono intorno, tutto il vasto mondo. Come era grande! La povera pastorella non lo aveva immaginato così! Ebbe paura: posò la fronte sulla spalla del compagno e incominciò a piangere. Lo spazzacamino tentò invano di farle coraggio. – E’ troppo! – singhiozzava. – E’ troppo grande! E’ più grande di quando io possa sopportare. Oh, se fossimo ancora sulla mensola vicina allo specchio! Ti prego, riaccompagnami là! Non sarò contenta finché non ci sarò ritornata. Io ti ho seguito nel vasto mondo, ma adesso devi ricondurmi a casa, se mi vuoi bene. Lo spazzacamino cercò di calmarla e di farla ragionare; le ricordò il vecchio cinese e il Gran Generale in Capo Gamba di Caprone; ma lei continuava a piangere disperatamente e non resto altro rimedio che accontentarla.
Rientrati nella cappa del camino, incominciarono a scender con gran fatica, poi si ritrovarono di nuovo nei tubi oscuri. Non era di certo un viaggio di piacere! Infine giunsero nella stufa e si fermarono ad ascoltare dietro lo sportello, per capire che cosa succedeva nella stanza, ma non udirono alcun rumore. Allora cautamente sporsero la testa e guardarono. Ahimè, il vecchio cinese giaceva sul pavimento, rotto in tre pezzi: nel tentativo di inseguirli era caduto dalla mensola. Il busto si trovava distaccato dal resto del corpo, la testa era rotolata in un angolo. Il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone conservava, invece, l’atteggiamento consueto. – E’ terribile! – disse la pastorella. – Il vecchio nonno si è rotto e la colpa è nostra! Oh, non riuscirò mai a sopravvivere a questa disgrazia! – E ricominciò a piangere. – Si potrà aggiustarlo – la consolò lo spazzacamino. – Si, certamente è possibile. Non disperarti, via: se gli riattacchiamo il busto alla gambe e gli metteremo un buon sostegno nel collo, ritornerà come se fosse nuovo…e potrà dirci ancora una quantità di cose sgradevoli. – Lo credi? – domandò la pastorella un po’ rasserenata.
Così dicendo pian piano uscirono dalla stufa e si arrampicarono di nuovo sulla mensola, vicino al grande specchio. – Ecco a che punto siamo – commentò lo spazzacamino. – Quanta fatica per nulla! – Oh, se soltanto il vecchio nonno fosse riappiccicato! – disse la pastorella. Il vecchio nonno, infatti, venne rimesso insieme con po’ di colla. Gli fu applicato un sostegno per tener ferma la testa e ritornò come nuovo; ma non poteva più dire di sì o di no . – Uh, come fate il sostenuto, da quando vi siete rotto – gli disse il Gran Comandante in Capo Gamba di Caprone. – Allora, volete darmi in moglie vostra nipote si o no? Lo spazzacamino e la pastorella guardavano ansiosamente il vecchio cinese, ma egli non poteva più piegare il collo e si sarebbe vergognato di confessare che aveva dentro un sostegno. Ma grazie appunto a questo, le due statuine di porcellana poterono mettersi il cuore in pace e vivere tranquille insieme, fino al giorno fatale in cui anch’esse si ruppero.