La rana che non voleva ridere

Se vi piace questa fiaba, di origine australiana, dovete ringraziare Maria Vittoria (23 febbraio 2004).

Gli Aborigeni australiani raccontano che tanto, tanto tempo fa, quando si era ancora nel Tempo del Sogno, gli uomini ancora non erano nati e la terra era popolata dagli Animali, c’era una rana gigantesca che si chiamava Tiddalik. Questa rana non era solo grossa, ma addirittura enorme. Nessuno aveva mai visto una rana dalle dimensioni simili, tanto che i suoi occhi guardavano al di sopra della cima degli alberi, oltre la parte più alta delle colline e perfino oltre le nubi nel cielo.
Tiddalik era grossa come una montagna!
Una mattina, Tiddalik si svegliò con una gran sete. Non si trattava solo di una grande sete, ma di una sete gigantesca!
Si portò vicino ad uno stagno e bevve, e bevve e bevve…: sparì la palude, sparì un fiume, poi un altro e un altro ancora… Tiddalik bevve tutta l’acqua del mondo!
Figuriamoci come rimasero gli altri animali, quando si accorsero che non era rimasta una goccia d’acqua per la loro sete: di certo sarebbero tutti morti e Tiddalik sarebbe rimasta l’unica creatura vivente.
Gli animali andarono allora dalla grossa rana e si misero ad implorarla di aprire anche solo un poco la grossa bocca e di farne uscire un po’ d’acqua per dissetarsi.
Ma Tiddalik non ne volle sapere e semplicemente continuò a rimanersene seduta tranquillamente con la bocca ben chiusa.
Gli animali erano costernati e tennero consiglio per decidere cosa fare per far aprire la bocca alla rana. Nessuno però sapeva cosa suggerire: la rana era talmente grossa che non potevano assolutamente pensare di poterla costringere in qualche modo.
Ad un certo punto parlò il Wombato, che è un animale che assomiglia un poco ad un orsetto: “Se solo riuscissimo a farla ridere, Tiddalik dovrebbe aprire la bocca!”
L’idea parve buona agli animali, che cominciarono a mettere in atto qualche mossa buffa per ottenere lo scopo.
L’Emù, che assomiglia allo struzzo, si mise a far salti col Canguro, noto per la sua abilità nel salto. La lucertola si mise ritta a camminare sulle zampe posteriori come fosse un uomo, il Kokaburra, che è un uccello dal verso che sembra una risata, cominciò a raccontare storielle così divertenti, che tutti gli animali scoppiavano in risate fragorose… Tutti… tranne la grossa rana Tiddalik!
Ad un certo momento l’Anguilla cominciò a ballare. Iniziò con movimenti lenti, dignitosi, per continuare con una velocità sempre maggiore, avviluppandosi su se stessa in nodi stravaganti e strani. Tutti si misero a guardare le sue strambe e divertenti evoluzioni.
E allora avvenne una cosa straordinaria: Tiddalik cominciò pian piano a tremare, con quel suo corpo molle ed enorme, come se fosse fatto di gelatina. E una gran risata si venne formando nella sua possente gola, finchè non ce la fece più a frenarla. Allora spalancò la bocca per ridere e, insieme alla fragorosa risata, ne scaturì un fiume irrefrenabile di acqua.
I laghi si riempirono di nuovo, i fiumi ripresero la loro corsa liquida che portò l’acqua di nuovo nei luoghi che prima l’avevano ospitata.
Gli animali si congratularono con l’astuta anguilla che era riuscita a far aprire la bocca alla divoratrice dell’acqua, Tiddalik, la Rana!

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