La Splendida

Questa fiaba è opera di Rosella Rapa (11 luglio 2002). Ecco la decica: "Alla mia amica Elisa, che sa tutto sul mare. Io, invece, abito in montagna".

Elisa la Splendida era la Stellina più bianca e più lucente di tutta la Via Lattea.
Era una Stellina molto simpatica: cantava e ballava, tenendosi per mano con le sue mille e mille sorelle, ed insieme traversavano il cielo facendo sognare grandi e piccini.
Talvolta, guardando giù, Elisa vedeva lontano lontano altre Stelle, tutte in fila, come loro.
” Vorrei tanto conoscere quelle Stelline laggiù! ” pensava ” Chissà quante belle storie avranno da raccontare, e chissà come sarebbero contente di ascoltare le mie canzoni!”.
La Luna, vecchia e Saggia, le ricordava:
“Tranquilla, Elisa, godi quello che hai, resta con le tue sorelline.”
Elisa restava tranquilla per un pochino, poi, quando la Luna non c’era, continuava impaziente a guardare l’altra Via Lattea, che le sorrideva.
Una Notte, molto Buia, non resistette più: sfuggì di mano alle sorelle, prese la rincorsa, e viaaa!!!! Si buttò giù, oltre l’infinito.
E volò, e volò, e volò…finché ciunfete! Cascò in qualcosa di duro e appiccicaticcio che non conosceva. Che spavento! Tenendo gli occhi chiusi stretti stretti per la paura, continuò a sentirsi cadere, sempre più piano, sempre più lentamente; ad un certo punto …PUF, si fermò sul morbido. Terrorizzata, sentì strani rumori: muoversi muoversi, voci agitate intorno a lei, corse frenetiche. Piano piano, con cautela, aprì un occhietto, poi l’altro…
Che Meraviglia!!!
Movimento, luci, colori! Elisa la Splendida non aveva mai visto, dall’alto del cielo stellato, i colori del Mare; lei conosceva soltanto il bianco lucente delle Stelle, e il blu scuro della Notte. Fra tutti gli esseri che la circondavano, il più bello era davanti a lei, giallo e luminoso, con una piccola corona in capo, e la codina tutta arricciata. Era lungo e sottile, e stava dritto molto fieramente.
“Io sono Cavalreuccio, il re dell’Oceano Più Caldo.” spiegò. “Bellissima principessa straniera, vuoi essere mia moglie?”
Elisa rimase così esterrefatta, che non riuscì neppure a parlare. Chiuse gli occhietti, sbatté le ciglia, e gli abitanti marini presero tutto questo come un sì. La fecero salire su una carrozza di conchiglia, trascinata da due pesci d’argento, e la portarono nella magnifica reggia di Corallo, dove gli archipolipetti continuavano a costruire senza sosta sale e saloni ogni giorno più belli e scintillanti, pieni di colonne, decori e incastri sempre diversi.
Elisa era molto felice, insieme al suo sposo Cavalreuccio: ebbero tanti figlioletti, Stelline e Cavallucci, di ogni colore. Alcuni si fermarono con loro, nel Regno dell’ Oceano Più Caldo, altri cominciarono a viaggiare, per conoscere i Sette Mari di cui tanto si parlava.
Un giorno, cinque cavallucci bianchi tornarono entusiasti.
“Abbiamo trovato un mare sottile sottile, tanto sottile che non si poteva nemmeno stare diritti. Oltre il Mare c’era dell’ altro, più sottile ancora, e leggero, di un azzurro chiaro e trasparente; poi è accaduta una cosa magnifica. L’azzurro è diventato tutto scuro, più scuro del mare, e sono comparsi tantissimi puntini, bianchi e lucenti. Sembravano ancora più lucenti di mamma.”
Elisa si sentì stringere il cuore: il cielo! Come aveva potuto dimenticare il suo cielo, le sue sorelle, il suo passato? Fu presa dalla nostalgia, e dalla voglia di rivederlo, almeno per una volta.
Cavalreuccio l’ammonì.
“Attenta, mia Splendida Elisa, non farti trascinare: qui è casa tua, ormai, hai tanti bambini, e tutti ti vogliono bene.”
Elisa ascoltò una volta, poi un’altra, e un’ altra ancora; ma, un giorno in cui Cavalreuccio era lontano, in visita ad un altro re, zitta zitta, si allontanò dal palazzo di Corallo e cominciò a salire, salire, sempre più alto a cercare l’azzurro.
E…Ahimè! Fu catturata!
Rimase impigliata in una rete di pescatori, che la gettarono in mezzo ai pesci, poi fu scaraventata su una spiaggia, dove finì bruciata dal sole e ridotta in finissima sabbia. La sabbia fu calpestata, raccolta, trasportata, dispersa. Volò via con il Vento, ed infine ricadde sulla Terra.
Passarono mille e mille anni, ma Elisa non se ne accorse nemmeno. Non si accorse di passare di spiaggia in spiaggia, di terra in terra; finché un giorno aprì gli occhi, e vide…vide tutte le sue sorelle, su in alto, bellissime e lucenti, milioni di puntini luminosi nella Via Lattea, bianca e splendida come sempre.
Elisa chiamò disperata:
“Sorelline, sorelline, venite a prendermi!!!”
“Non possiamo, non possiamo!” risposero le Stelline, piangendo tutte insieme.
Piansero tanto, e le loro lacrime caddero giù, dal cielo fin sopra la terra, candide e scintillanti. Coprirono quasi tutto, con un manto bianchissimo che brillava alla luce della Luna, rischiarando il cielo blu. Elisa si addormentò di nuovo, e, quando finalmente si svegliò, sentì una carezza vellutata su di lei.
“Elisa, sono Cavalreuccio!”
Una farfalla, con le ali gialle come il sole, le aveva dato un bacio, e l’aveva destata.
“Siamo tutti qui!” spiegò il nuovo Cavalreuccio. “Ci sono le genziane, blu come il cielo di notte, le genzianelle, appena più chiare, come le onde, gli anemoni che conoscevi così bene, con tutti i loro colori, e ancora tanti, tantissimi fiori e farfalle per farti compagnia. Guardati intorno: ci sono anche le tue sorelle!”
Elisa si mosse un pochino: si accorse di avere uno stelo, che poteva piegare, per guardare di qua e di la, e poi in alto, verso il cielo, il sole, la luna e la Via Lattea. Accanto a lei c’erano…sì, incredibile, c’erano proprio delle Stelle, bianche e vellutate, splendide come non mai. Con un vestitino di pelo, per resistere alle notti più fredde, e cantare con le altre sorelle rimaste in alto. Chi ha coraggio, e sa camminare, le vede anche oggi: non bisogna mai raccoglierle, perché sono molto rare, e crescono solo sulle montagne alte, altissime, per arrivare a toccare il cielo.
Sono le Stelle Alpine.

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