La storia del fiero cacciatore
Heinrich Hoffmann (1809-1894) - Tratta dall'Edizione Italiana di Struwwelpeter - Nelle traduzioni di Gaetano Negri e Maria Luisa Heinz-Mazzoni
Leggiamo insieme: La storia del fiero cacciatore di Heinrich Hoffmann
Nella traduzione di Gaetano Negri (1882)
Era il mattino, e il fiero cacciatore
Col suo nuovo giubbetto che ha il colore
Dell’erba fresca in un bel dì d’aprile,
Col corno, col carniere e col fucile,
Sen va pei campi e per le dense selve
A far gran preda di tremende belve.
Gli occhiali ha collocato sovra il naso
E d’affrontar la lepre è persuaso.
La lepre intanto, che fra l’erba siede,
Ride del cacciator che non la vede.
Ma sotto il sol, che lo rendeva ansante,
A lui pare il fucil troppo pesante.
Sotto una pianta a riposar si giace,
E la lepre lo guarda e sen compiace.
Quando il sente russar beatamente,
La lepre s’avvicina all’imprudente;
Gli porta via lo schioppo e poi gli occhiali.
E via sen corre, quasi avesse l’ali.
La lepre sul nasino ha collocato
Gli occhiali ed il fucile ecco ha spianato.
Prende di mira il fiero cacciatore,
A cui per il terror traballa il core.
Ei fugge strepitando: “Aita, aita,
Gente, gente, salvatemi la vita!”.
Davanti a un pozzo il cacciatore è giunto
Vederlo e saltar dentro è solo un punto.
A lui preme salvar la vita cara.
La lepre in quel momento il colpo spara!
Del cacciator la moglie al finestrino,
Il caffè si sorbiva in un piattino.
La lepre, col suo colpo, le spezzò
Il piattin nelle mani, ed ella: “Ohibò!”.
Indignata proruppe. Il leprottino
Della lepre gentile figliolino,
Accanto al pozzo, sull’ameno prato
Sen giaceva tranquillo, accoccolato,
Quando una goccia di caffè bollente
Ecco gli casca sul nasin; repente
Si scote e grida: “Chi mi brucia il naso?”.
E vede il cucchiaino al suol rimaso.
Lo prende e lambe col sottil linguino
Lo sgocciolante umore zuccherino.
Nella traduzione di Maria Luisa Heinz-Mazzoni (1983)
Parte il baldo cacciatore,
tutto verde di rigore;
con la sacca e l’archibugio
va in campagna senza indugio.
Con gli occhiali per mirare
alla lepre vuol sparare.
Ma il leprotto tra il fogliame
ride delle miopi brame.
Picchia il sole sfolgorante
il fucil si fa pesante.
Lui sull’erba si distende,
il leprotto guarda e attende.
Dorm e russa baldanzoso,
e il leprotto ardimentoso
gli sottrae fucile e occhiali
e poi via: ai piedi ha ali!
Il leprotto astuto adesso
quegli occhiali già s’è messo
e il fucile ha imbracciato.
Trema l’uomo ora destato,
scappa e grida fuor di mente:
“Gente, aiuto! Aiuto, Gente!”.
Giunge il baldo cacciatore
ad un pozzo. Dal terrore
vola giù: non c’era scampo,
l’altro spara in un sol lampo.
Sta la moglie del fifone
col caffè sul suo balcone.
Centra il tiro la tazzina,
quella urla: “Che rovina!”.
Dietro al pozzo c’è il piccino
della lepre: un leprottino.
Proprio lì sul verde prato
dal caffè viene spruzzato.
Con in mano il cucchiaino
fa: “Chi mi bruciò il nasino?”.
Per leggere La storia del fiero cacciatore in altre lingue
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- Versione in lingua Tedesca: Die Geschichte von dem wilden Jäger
- Versione in lingua Italiana: La storia del fiero cacciatore
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