La Strega buona
Antonio Rubino
Se vi piace questa poesia, dovete ringraziare Mariagrazia. La sua mamma gliela recitava sempre quando era bambina, negli anni '40 (27 novembre 2012).
Al paese di Tor di Civetta
abitava una certa vecchietta,
una vecchia magrissima e strana
che sembrava l’antica Befana.
Quando uscìa dalla sua catapecchia,
preceduta dal gatto suo nero,
con un lungo bastone la vecchia
la misura battèa sul terreno.
A quel suono, lasciando i trastulli,
se la davano a gambe i fanciulli,
nascondendosi, in preda al terrore,
ogni bimbo a sentir quel rumore.
Si sentìa di bottega in bottega
mormorare: “La strega… La strega…”
tutti quanti segnavano a dito
la vecchietta dal goffo vestito.
Ma la vecchia, impassibile andava
lungo i muri con aria modesta,
e se strega qualcun la chiamava,
accennava di no con la testa.
La mammina oggi ha detto al suo Piero
“O la smetti di farmi arrabbiare,
o la vecchia vestita di nero
ti verrà questa notte a pigliare”.
Sta Pierino giocando in piazzetta,
verso sera, con Pippo e con Carlo,
quando vede spuntar la cuffietta
della vecchia che viene a pigliarlo.
Piero, preso da grande spavento,
vuol fuggire, ma cade bocconi:
“Cara strega – egli grida – mi pento
per pietà, strega mia, mi perdoni!”.
La vecchietta gli viene in aiuto,
lo solleva, l’affanno gli scema,
carezzando il capo ricciuto
con la mano che trema, che trema.
“Non temere mio caro piccino,
non temer ch’io ti porti con me,
su pulisci il tuo bel vestitino,
ché un confetto al rosolio ho per te.
Tu somigli ad un mio nipotino
che ho perduto, ed or son quindici anni.
Da quel dì non m’ha dato il destino
che dolori, tristezze ed affanni…”
Pensieroso, succhiando il confetto,
torna Piero alla mamma e le dice
“Ho incontrato la strega e m’ha detto
che cattiva non è, ma infelice”.
Da quel giorno la strana vecchietta
il paese attraversa su e giù,
e la gente il suo gatto rispetta
ed i bimbi non fuggono più.