L’Abete

Cliccando in basso, sotto al testo, si potrà ascoltare la lettura della fiaba fatta da Barbara Cifalinò.

abete

C’era una volta, in una grande foresta, un giovane abete che aveva una gran voglia di crescere e non era mai contento. “Oh! se solo fossi grosso come gli altri alberi! Gli uccelli costruirebbero i loro nidi tra i miei rami e quando c’è vento potrei dondolarmi solennemente, come fanno tutti gli altri!”, sospirava il piccolo abete e così facendo non riusciva a godere né del sole, né degli uccelli o delle nuvole che mattina e sera gli passavano sopra.
Durante l’inverno la neve lo ricopriva, avvolgendolo amorosamente col suo candido mantello; nell’estate i raggi caldi e vivificanti del sole lo accarezzavano, mentre gli uccelli, che facevano il nido tra le sue fronde, cantavano per lui canzoni tristi e allegre di terre lontane. Ma malgrado tutto questo il giovane abete si lamentava sempre: gli uccelli gli parlavano dei loro viaggi e lui li ascoltava con vivo interesse e anche con un po’ d’invidia. Quando poi quelli se ne andavano verso luoghi più caldi, il giovane abete s’intristiva e ripensava ai loro racconti, maledicendo la sua sorte che lo condannava a star radicato in quella foresta per l’eternità.
Quando si avvicinarono le feste natalizie, vennero abbattuti giovani alberelli, che non erano ancora grandi e vecchi come quell’abete. Lui non riusciva ad avere pace e voleva sempre partire. “Dove vanno? Non sono più grandi di me, anzi ce n’era uno che era molto più piccolo!” “Io lo so!”, cinguettò un passerotto, “ho curiosato insieme ai miei amici attraverso i vetri delle finestre in città. Sappiamo dove vengono portati. Ricevono una ricchezza e uno sfarzo inimmaginabili! Vengono piantati in mezzo ad una stanza e decorati con le cose più belle: mele dorate, tortine di miele, giocattoli e molte candeline!”. “E poi? Che succede dopo?”, voleva sapere curioso l’abete “Non abbiamo visto altro. Ma era meraviglioso!”, rispose il passerotto. “Oh, che nostalgia!”, pensava l’abete, “se solo toccasse a me! Potessi essere portato via”. “Rallegrati con noi!”, dissero l’aria e la luce del sole, “goditi la tua gioventù all’aperto!”. Ma lui non gioiva affatto. Cresceva continuamente e restava verde sia d’estate che d’inverno e la gente che passava da quel bosco esclamava: “Che bell’albero!”
Durante un Natale, anche l’abete fu abbattuto e fu condotto in una grande città. Era felicissimo e sognava chissà quali avventure. Fu messo in un grosso vaso e disposto al centro di un grande salone. Alcuni uomini gli misero addosso piccoli oggetti luccicanti, candeline multicolori, giocattoli e dolci d’ogni specie e poi dicevano ammirati: “Che albero stupendo!” E l’abete, pieno d’orgoglio, ergeva la sua chioma ingioiellata e si sentiva fremere di gioia. Scese la sera, il salone si illuminò splendidamente! Le porte furono spalancate e una frotta di bambini chiassosi e saltellanti irruppero nella stanza e, dopo aver ammirato l’albero, lo saccheggiarono in meno di un minuto. Poi i bambini se ne andarono, le candeline e gli oggetti luccicanti furono tolti dai rami che cominciavano a diventar secchi, le luci furono spente, e l’abete rimase solo e diventò triste. La mattina seguente alcuni uomini vennero a prenderlo e lo portarono in un solaio dove lo lasciarono insieme con gli oggetti più disparati e inutili. Con quanto nostalgico rimpianto l’abete ripensò ai bei giorni trascorsi nella grande foresta, alla volta azzurra che immensa gli serviva da tetto, alle carezze del sole, ai canti degli uccelli, all’orgogliosa gioia di sfidare il vento del Nord che non riusciva a piegare la sua superba chioma. Purtroppo il giovane abete soltanto ora capiva l’importanza di tutti questi beni!
Trascorse così triste, da solo e chiuso in quella soffitta molti mesi, durante i quali di tanto in tanto dei piccoli topini venivano a fargli compagnia rosicchiando qua e là. Finalmente un giorno la porta della soffitta si aprì: entrarono delle persone che lo afferrarono e lo portarono in cortile dove giocavano alcuni di quegli allegri bambini che a Natale avevano ballato intorno all’albero. “Adesso voglio vivere!”, gridò lui pieno di gioia e allargò i suoi rami. Poi guardò gli splendidi fiori e ammirò la freschezza di quel giardino in un bel giorno di primavera. Decise allora di farsi piantare nel giardino della sua nuova casa per poter di nuovo apprezzare tutte le cose belle che la natura in passato gli aveva donato, ma che lui allora non aveva capito appieno e passare così molti altri Natali felici.

 

 

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