L’allodola che canta e saltella
C’era una volta un mercante di nome Giacomo che aveva tre figlie. Di partenza per un viaggio, chiese a ciascuna cosa volesse in dono. “Perle”, fece Gisella; “Diamanti”, sentenziò Amanda. “Vorrei tanto un’allodola che canta e saltella”, disse timidamente Viola, la più piccola delle tre.
Dopo sei mesi, Giacomo aveva quasi completato il suo viaggio e aveva comprato perle e diamanti per le figlie maggiori; si trovò a passare per un bosco e vide su un albero un’allodola che canta e saltella. Fece per prenderla, quando un leone lo avvertì: “Se prenderai questa allodola, dovrai consegnarmi la prima cosa che ti verrà incontro quando arriverai a casa”. Il mercante accettò perché voleva assolutamente accontentare Viola.
Quando la ragazza vide il padre che tornava a casa, fu la prima ad andargli incontro per riabbracciarlo. Il mercante si crucciò, ma la ragazza ascoltò il suo racconto e disse: “È giusto che io mi consegni al leone: le promesse vanno mantenute”.
Così dicendo, lasciò il padre in lacrime e si incamminò verso il bosco.
Il leone, in realtà, era un principe stregato di nome Claus, che di notte riprendeva sembianze umane. Nell’incontrarsi di sera, i due giovani si innamorarono perdutamente, vissero felici tutte le notti ed ebbero un bambino.
Quando Gisella si sposò, Viola andò al matrimonio, rivelando alla sua famiglia di essere viva e di stare bene. Quando ci furono le nozze di Amanda, Viola insistette affinché Claus la accompagnasse. “Bisogna però essere prudenti”, rispose lui, e partirono. Quando furono a casa di Viola, Claus fu sfiorato dalla luce di una candela e magicamente da leone mutò in colomba.
Disse a Viola: “L’incantesimo vuole che io debba vagare per il mondo per sette anni con sembianze di colomba. Se vorrai, potrai seguirmi: lascerò per strada goccioline di sangue e piume per indicarti il cammino”.
Allora Viola cominciò a pellegrinare per il mondo per seguire il suo unico amore.
Quando furono quasi passati sette anni, Viola perse le tracce della colomba. Stanca e disperata, si mise a piangere e si rivolse al Sole: “Tu che illumini il mondo, hai visto passare una colomba?”. “No Viola, ma ti offro questa scatola in dono” rispose il Sole. Di notte parlò con la Luna: “Tu che rischiari la terra, hai visto passare una colomba?”. “No Viola, ma ti offro in dono quest’uovo”. Poi la fanciulla si mise a parlare con i venti: Tramontana, Levante, Ponente: nessuno aveva visto la colomba.
Finalmente, il vento di Mezzogiorno rivelò: “Io ho visto la colomba: passati i sette anni è ridiventata leone, adesso si trova nella Valle del Fuoco a combattere contro il drago Sirio. Si tratta di una principessa sotto incantesimo!”. Il vento continuò: “Per spezzare l’incantesimo e far riavere ad entrambi sembianze umane, devi andare fino alla Valle del Fuoco, tagliare l’undicesima canna che conterai e trapassare con questa il petto del drago, poi tu e Claus fuggirete in groppa a un grifone”.
Viola seguì le indicazioni perfettamente, ma quando Claus e Sirio diventarono umani, la principessa-drago afferrò Claus, lo stregò affinchè dimenticasse Viola e fuggirono via sul grifone.
Viola rimase sola e disperata. Versò mille e mille lacrime, poi si ricordò del regalo del Sole: aprì la scatola e da questa uscì fuori un magnifico abito splendente! Lo indossò e andò al cospetto di Sirio. Sapeva bene come fosse invidiosa e vanitosa, e difatti le chiese di darglielo in cambio di ciò che desiderasse. Viola subito disse: “Stanotte voglio dormire nella stanza di Claus”. Sirio acconsentì ma, subito dopo, mise del sonnifero nel bicchiere di Claus, cosicché lui, addormentandosi, non poté parlare con Viola.
La fanciulla era disperata: pianse altre mille lacrime. Poi pensò all’uovo che le aveva regalato la Luna. “Chissà che ci sarà dentro?” si chiese; lo aprì. Ne uscirono una chioccia con dodici pulcini, tutti d’oro. Viola li mostrò a Sirio e ancora una volta la perfida principessa li volle per sé. Anche questa volta, Viola chiese di dormire nella stanza di Claus e Sirio pregustava di ingannarla di nuovo.
Tuttavia, il principe Claus, che cominciava ad avere sospetti, chiese al cameriere cosa fossero quegli strani movimenti a palazzo. E il cameriere, che non poteva soffrire l’arroganza della perfida principessa, gli raccontò della pellegrina e del sonnifero. “Devo darti il sonnifero anche stanotte”, confessò il cameriere. “Versalo dentro una pianta”, gli suggerì Claus e si mise a letto fingendo di dormire.
Arrivò Viola e iniziò a sussurrargli parole d’amore. Claus riconobbe il suono della sua voce e si alzò felice: “Viola, amore mio, adesso ti riconosco!”. I due innamorati si abbracciarono e, tenendosi per mano, andarono a liberare il grifone che Sirio aveva imprigionato. “E adesso a casa, finalmente liberi!”, gridò Claus.
Tornarono al bosco e riabbracciarono il loro bambino che era cresciuto con il nonno. Sirio restò con un palmo di naso, sconfitta dalla forza dell’amore. Viola e Claus vissero per sempre felici e contenti.