L’asino e il lupo
Cliccando in basso, sotto al testo, si potrà ascoltare la lettura della fiaba fatta da Barbara Cifalinò.
C’era una volta un asino di nome Nerone che pascolava sereno e tranquillo in un prato durante una tiepida giornata di primavera. Come sapete, gli asini hanno un’indole buona e mansueta, ma il nostro Nerone aveva un carattere piuttosto furbo ed era anche molto scaltro. Non aveva molti amici, perché non si comportava bene con loro, era sempre scontroso e piuttosto sgarbato: per questo era spesso solo. Il suo padrone era un povero contadino che ogni mattina doveva fare i conti con la sua testardaggine e grande pigrizia: “Oggi andiamo sui campi”, gli diceva la mattina, ma Nerone, quasi sempre, non si muoveva dalla sua stalla e non c’era verso di farlo muovere dal suo giaciglio. Ma torniamo a noi: mentre pacifico pascolava la fresca erbetta del prato, scorse all’orizzonte il lupo Aimone, che si dirigeva verso di lui. Nerone conosceva bene la fama di Aimone: era molto cattivo e feroce ma a volte un po’ ingenuo e credulone. L’asino Nerone sapeva che rischiava grosso perché di sicuro l’obiettivo di Aimone era quello di fare di lui un solo boccone e saziarsi abbondantemente per il resto della giornata. Così, pensò di inventarsi qualcosa per sfuggire al suo triste destino. L’asino era certo che se si fosse inventato qualche storia triste avrebbe impietosito il lupo, riuscendo così a salvarsi la pelle! Così, iniziò a far finta di zoppicare e, mentre zoppicava, Nerone piangeva e si lamentava: “Come farò adesso? Il mio padrone mi riempirà di bastonate perché non posso camminare e non posso andare con lui sui campi!”. E continuava: “Povero me!, come farò? Povero me!”. Il lupo Aimone, nel frattempo, gli si avvicinò e con aria incuriosita chiese a Nerone perché zoppicava e si lamentava così tanto. Il furbo Nerone rispose che nello scavalcare una siepe alta e ispida aveva messo il piede sopra una spina pungente e grossa che si era conficcata violentemente nella pianta del suo piede e adesso gli stava procurando un gran dolore. Mentre il lupo Aimone lo osservava pronto per attaccarlo, Nerone lo fermò di colpo, consigliandogli di estrargli la spina per poterlo poi divorare senza correre il rischio di bucarsi la bocca masticando: “Lo faccio per te, amico Aimone!” – gli disse – “Ti farai tanto male mentre divorerai la mia gamba”. Il lupo però non credette subito all’asino e gli chiese perché tanta bontà da parte sua. L’asino rispose: ”Caro amico lupo, so già quale sarà il mio destino! È la legge del più forte che regna nel mondo della natura: tu sei più forte e io più debole, questa è la dura realtà. Oggi morirò divorato da te ma non voglio che ti ferisca la bocca a causa della mia spina. Estraila con i tuoi denti aguzzi, così potrai mangiarmi in tutta tranquillità”. Il lupo, credulone e anche un po’ ingenuo disse a Nerone: ”Credo proprio tu abbia ragione! È meglio estrarre la tua spina così potrò divorarti serenamente!”. Così, sollevò il piede dell’asino, ma mentre concentrava tutta la sua attenzione sullo zoccolo per cercare la spina, l’asino Nerone, con un violentissimo calcio sulla bocca, gli fece saltare tutti i denti e scappò velocemente nella stalla. Il lupo Aimone fece un salto lunghissimo e quando si rimise in piedi, un po’ malconcio e indolenzito, disse tra sè: “E mi sta bene: sono stato troppo ingenuo e sprovveduto, perché ho voluto impicciarmi di medicina, quando mio padre m’aveva insegnato il mestiere di macellaio”. Così, anche tra gli uomini, chi si mette in un’impresa non adatta a lui, finisce naturalmente in mezzo ai guai.