La gallina e la gallinella
che cercavano una sorella
s’eran messe il vestito di festa
il gonnello e un fiore in testa.
Si son tinte il vestito di rosso
per entrare nel gran mondo
dove stan le belle signore
che non hanno altro da fare
se non ridere e mangiare.
Dove stanno i signori polli
sempre allegri e ben satolli
e il notevole pollame
ch’è la gloria del reame
e non vuol più fare l’ova
ché ha paura della cova
e nel mondo è assai contento
di esser solo un ornamento.

E così vestite a festa
il gonnello e un fiore in testa
videro un gallo per la via
che dicea l’Avemaria.
L’Avemaria dei bissi bissi
che son cent’anni che non la dissi.
Un’anatra in camicia
scoppiava dalle risa
e una formica mangiava l’unguento
con bel garbo e sentimento
mentre i passeri sul tetto
le facevano l’occhietto.
Una lucertola senza la coda
per ubbidire all’ultima moda
se ne andava in bicicletta
perché avea piuttosto fretta.

Il tacchino con gli occhiali
si puliva gli stivali
ed il gallo imperatore
con un’aria da signore
si facea dei gargarismi
per guarire i reumatismi.
Mentre un candido maiale
ch’era il primo caporale
col grembiale
ad un nero scarabeo
predicava il galateo.
La farfalla a colazione
ripassava la lezione
ma la mosca e il moscerino
non capivano il latino.
La lumaca alla finestra
si mangiava la minestra
ed un gatto vecchio vecchio
si guardava nello specchio.
Un canino incipriato
tutto bianco e pettinato
dopo fatta colazione
con lo zucchero e il limone
si nettava i rari denti
con un gran stuzzicadenti.
C’era il merlo con la moglie
c’eran gli alberi e le foglie
la susina, il biancospino
e il cavallo di Merlino.
C’era il tordo e la tordessa,
la lumaca e la vanessa,
il leone e il tasso cane
che piangevan dalla fame.
C’eran proprio tutti quanti
anche i dodici elefanti
con la coda sulla bocca
per cantar la filastrocca
l’Avemaria dei bissi bissi
che son cent’anni che non la dissi.