Le nove domande del diavolo

C’ era una volta un povero giovanotto szekely. Un bel giorno fu assalito dal desiderio di sposarsi e, dopo averci pensato per un po’, comunicò a sua madre quale fosse la sua intenzione.«Un buono a nulla, ecco che cosa sei! Ci mancava soltanto che ti venisse in mente di prender moglie!», gli gridò contrariata la madre. «Cerca di far funzionare meglio il tuo cervello e non fare il matto! E pensa a lavorare, che sarà meglio!»
«Perché, mamma? Io mi voglio sposare», disse il giovane seccamente. «Anche per me è giunto il momento di prender moglie.» «In questa casa, tua moglie non ci metterà mai piede», replicò la donna. «Finche posso, ci penso io a farti da mangiare, a lavare e a stirare. Guarda la sposa dei nostri vicini, che lingua velenosa! e in che maniera tratta la madre di suo marito! La offende e ne sparla con tutti senza nessun motivo, mentre lei è piena di difetti, come un orto balordo è pieno di erbacce. Magari anche tua moglie si comporterebbe così con me, perché Dio sa che razza di donna saresti capace di portarmi in casa, e quella chissà che disordine farebbe. E non insistere, perché stai sicuro che vai a finir male se non ti calmi! » Così disse, d’un fiato, la madre del giovane.Il povero giovane era molto abbacchiato. Fissò i grandi occhi sulla madre e disse in tono spazientito: «Queste sono chiacchiere inutili. Io so solo che nel villaggio i ragazzi della mia età si sono sposati tutti, e adesso tocca a me».«Smettila diguardarmi in quel modo», replicò adirata la madre del giovane. «Per comportarti così, bisogna proprio dire che hai il diavolo in corpo. È meglio che tu chiuda la bocca e stia zitto.» «Non ho nessun diavolo in corpo», bofonchiò il giovane «ma è tempo che anch’io prenda moglie.” E la madre, a sua volta: «E va bene, fa come vuoi. Prendi pure moglie, ma portala all’inferno, perché, piuttosto che lasciartela portare in questa casa, ti tiro il collo!”.
Il padre del ragazzo non mise bocca nella discussione, perché a comandare era la moglie.Il povero giovane prese la cosa molto a cuore. Uscì di casa borbottando e non vi ritornò ne all’ora di cena ne di notte, ma si coricò in cortile su un mucchio di fieno. Lì non riuscì a chiudere occhio, però all’alba si alzò e partì alla ricerca di una moglie. Camminò pieno di tristezza e di risentimento, perché sua madre Io aveva trattato in maniera così sgarbata da fargli credere che Io volesse mangiare vivo. E tutto perché voleva prendere moglie l Cammina cammina, sempre da solo, con un bastoncino e uno zaino vuoto, perché sua madre non gli aveva dato niente per il viaggio.Cammina cammina, attraversò luoghi stranieri e sconosciuti, montagne, valli, pianure; alla fine arrivò ad un ponte di rame splendente. Si fermò, pieno di stupore, e non ebbe il coraggio di posarvi il piede sopra. Mentre restava fermo così, Io vide un vecchio con la barba e i capelli bianchi, che gli disse: «Vai, vai, povero giovane! Vai pure su questo ponte! Non aver paura, ma cammina in punta di piedi, altrimenti ci lasci le penne, perchè questo è il ponte del diavolo. Attraversalo, dunque; ma fai in modo che non ti scricchioli sotto gli stivali. Finora quelli che sono morti sono novantanove, perchè hanno fatto gli spavaldi e non Io hanno attraversato in silenzio. Una volta ci hanno perso la vita tutti gli invitati di uno sposalizio, compresi Io sposo, la sposa, la carrozza e il cocchiere. E questo perché avevano passato il ponte al galoppo e strepitando!n.Da principio il povero giovane aveva molta paura di inoltrarsi sul ponte. Ma, poiché non era possibile evitarlo e passare da un’altra parte, si fece animo. Avanzò con la massima cautela sul ponte di rame, proprio come gli aveva insegnato il vecchio dalla barba bianca.
Il povero giovanotto szekely aveva appena messo i piedi giù dal ponte, che da sotto di esso saltò fuori un diavolo.«Fermati, fermati, bravo giovane”, gli gridò «che debbo dirti qualcosa.” Il povero giovane si fermò, ma era tanto spaventato, che gli si era arrestato il respiro per il terrore. Il diavolo gli si avvicinò e gli disse: «Ehi, giovanotto! Io Io so perché sei in viaggio. So che vuoi sposarti. E so anche che sei povero. E, poiché nell’attraversare il mio ponte sei stato così garbato che non hai causato nessun fastidio e nessuna noia, come invece hanno fatto gli altri viandanti, io ti voglio ricompensare. Perciò, quando porterai qui tua moglie, potrai ricevere da me quello che ti sarà necessario per le nozze. Quindi, il giorno che tornerai con la tua sposa, passate di qua, e non da un’altra parte, e io vi darò quello che ho in mente di darvi. Adesso cammina fino al nono villaggio di notte, ma si che si chiama Jambortelep. Se ti capitasse di smarrire la strada, chiedi dove si trova Jambortelep e te losapranno dire. In quel villaggio, proprio al suo margine, c’è la casa di un contadino. Quel contadino ha tre figlie. tu domandagli in sposa la più giovane. Se non te la dà, chiedigliene una delle altre due». Il povero giovane si mise in marcia e camminò finche non giunse al villaggio chiamato Jambortelep. Là entrò direttamente nella casa che il diavolo gli aveva indicata.Gli venne fatta una buona accoglienza. Le ragazze, che avevano sospettato il motivo per cui il giovane si trovava in viaggio, si , affaccendarono intorno a lui e Io trattarono bene; anzi, gli offrirono da mangiare della frittata. A un certo punto, il giovane tirò fuori il motivo della sua visita e disse che avrebbe sposato una di quelle ragazze, se gliela avessero concessa. «E quale vorresti, delle tre?”, chiese il padre delle ragazze.
Il giovanotto indicò la più giovane e disse: «Questa qui farebbe proprio al caso mio!”.«Eh, mio caro”, disse il padre delle ragazze «la rottura delle stoppie la si fa per ultima! Se a chiedermi la più piccola ci fosse qui un principe, non gliela darei neanche a lui, finche non ho piazzato le altre due.” «Non importa, prendo anche la più grande, se me la volete dare”, disse il giovane.1 genitori gli diedero la maggiore. Fecero subito venire il prete i e il matrimonio fu celebrato.
Dopo la cerimonia, pranzarono tutti insieme; poi i due sposi si l misero in cammino. Giunti al ponte del diavolo, lo attraversarono in silenzio perfetto, come il giovanotto aveva fatto prima. Arrivati di là dal ponte, il diavolo saltò fuori e gridò forte: «Ehi, fermatevi! Devo darvi quello che ho promesso!». Loro si fermarono e il diavolo fece uscire nove porci grassi che teneva sotto il ponte. Poi disse allo sposo: «Ecco, io vi do questi nove porci. Quando sarete a casa, uccideteli. Allestite il banchetto nuziale con le frattaglie di due porci, appendete in solaio , il lardo di tutti e nove e vivete con parsimonia. Ma sappi anche, o sposo, che tra quattro settimane a partire da oggi verrò a cercarti, alle dieci di sera. Se non saprai rispondere alle dieci domande che ti farò, perderai il lardo dei nove porci e poi ti capiterà anche qualcos’altro! E non andartene via di casa, perché, anche se ti nascondi in fondo al mare, io sarò in grado di tirarti fuori!”. I due sposi, resi pensierosi dal discorso del diavolo, spinsero avanti i nove porci grassi e si diressero verso casa. Non verso la casa dello sposo, perché sua madre gli aveva proibito di portarci la moglie; andarono invece in una casa del villaggio presa in affitto coi soldi della sposa. Ammazzarono i nove porci grassi, allestirono il banchetto con le frattaglie di due ed appesero in solaio il lardo di tutti e nove.Trascorsero quattro settimane dal giorno delle nozze e lo sposo cominciava ad essere triste. Era molto inquieto, perchè il diavolo sarebbe venuto con nove domande cui egli non avrebbe saputo rispondere. Mentre si struggeva così, venne da loro uno straniero in abiti da mendicante, laceri e cenciosi, e domandò alloggio per la notte. Gli fu dato alloggio e una buona cena. Il mendicante, che si era coricato accanto al focolare, dopo un po’ domandò allo sposo perché non dormisse e fosse così triste, mentre avrebbe dovuto essere di buon umore, come sono per lo più gli sposi novelli. «Ho abbastanza guai», disse lo sposo. «Oggi dovrò rispondere a nve domande e non ho la minima idea di che cosa si tratterà; altrimenti ci penserei su, invece di star qui a rattristarmi. Ma il colmo della sventura è che non so su che cosa verrò interrogato. E se non saprò rispondere, per me saranno guai!»
«Non darti pensiero per questo», disse il mendicante dal suo giaciglio. «Affida a me questa faccenda e tu stai zitto, non dire una sola parola. Io risponderò ad ogni domanda in vece tua.» Queste parole rinfrancarono un poco lo sposo. Baciò la sua mogliettina, ma il sonno non sopravvenne, perchè stavano in attesa di quello che la notte avrebbe portato. Difatti dopo la mezzanotte qualcuno bussò alla finestra. Era il diavolo, che gridò con voce tonante: «Padrone dormi?».
«Non dormo!», rispose il mendicante in luogo del padrone di casa. «Credi che saprai rispondere alle mie nove domande?», chieseil diavolo.
«Credo di sì!», disse il mendicante.
«Bene», fece il diavolo «allora comincio col chiederti questo: che cosa c’è al mondo, che ce n’è solo uno?»
Rispose il mendicante: «C’è un sole in cielo e una testa per ogni uomo».
E il diavolo: «Sai dirmi qualcosa sul due?».
Rispose il mendicante: «Chi ha due occhi che vedano, è uomo fortunato, perché può vedere tutto in modo distinto sotto il sole».
E il diavolo: «Che mi sai dire del tre?».
Rispose il mendicante: “La casa che ha tre finestre è abbastanza chiara».
E il diavolo: «Voglio sentire qualcosa sul quattro!».
Rispose il mendicante: Quattro ruote per un carro sono abbastanza, non c’è bisogno di altre».
E il diavolo: «E sai dirmi qualcosa del cinque?».
Rispose il mendicante: «Cinque dita bastano per impugnare una spada».
E il diavolo: «Di’ allora qualcosa del sei! ».
Rispose il mendicante: «Chi ha sei buoni buoi,, può arare, minare, erpicare senza l’aiuto di altri».
Chiese il diavolo, ormai stizzito: «Sapresti dirmi qualcosa anche del sette?».
Rispose il mendicante: «Chi ha sette figlie, di grattacapi ne ha fin troppi, prima di aver trovato un buon partito per tutte».
Chiese il diavolo, ancor più stizzito: «Adesso dimmi qualcosa dell’otto!».
Rispose il mendicante: «Chi ha otto biche in granaio, basta se stesso nel procacciarsi il pane».
Chiese il diavolo, pieno di rabbia: «E che mi dici, infine, del nove?».
Rispose il mendicante: «Chi ha nella dispensa il lardo di nove porci, non chiede condimento al vicino!».
Il diavolo era rimasto a bocca aperta, stupefatto per la prontezza delle risposte. E non si era assolutamente reso conto del fatto che non era il padrone di casa a rispondere alle sue domande. Infine disse: «Addio! Vedo che ne sai una più di me!». Così dicendo, sparì per dove era venuto, ma si vedeva benissimo che la bile lo divorava.
Il giorno seguente, il padrone di casa diede da mangiare e da bere al mendicante e lo rifornì di prosciutto, zampone e altre cose, dato che lo aveva tirato fuori da quell’impaccio. Poi lui e sua moglie si industriarono per poter costruire una casa di loro proprietà. La moglie era una brava donna e aiutò molto anche la madre di suo marito, che si trovava in condizioni bisognose. E ancor oggi frigge la palacsinta , benche sia terminata la scorta di lardo.

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