L’inferno e il paradiso

Se vi piace questa fiaba, dovete ringraziare Zia Mariù (9 febbraio 2013).

Passati gli ottanta anni un valoroso samurai giunse nell’aldilà e senza indugio da parte dei dirigenti fu destinato al paradiso.

In vita era sempre stato un tipo curioso e anche lì, in un labirinto di corridoi, alle soglie dell’ingresso principale, chiese di poter dare una sbirciatina in giro e qualcosa attirò la sua attenzione. Lungo un cunicolo stretto e buio, da dietro una porta riconoscibile da un sottile bagliore, si sentivano delle voci arrivare, dei lamenti. Il samurai avvicinò l’orecchio e si scottò.

– Lì c’è l’inferno!- gli disse un angelo di guardia.
– Posso entrare ? – chiese il samurai curioso mentre si strofinava l’orecchio arrossato.

L’angelo lo accontentò e aprì il grande portone cigolante di ferro arrugginito.
Una vampata di calore l’assalì ancora e si trovò in una grandissima sala da pranzo con al centro una tavola imbandita, con vassoi colmi di arrosti, di dolci di mille qualità e frutta in quantità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano secchi secchi, bianchi come cenci, insomma erano tutti tristi, con le occhiaie e scheletriti.

– Ma com’è possibile una cosa così, con tutta questa grazia? – chiese il samurai mentre si sventolava il viso, alla sua guida.
– Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e la regola vuole che devono essere impugnate all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca –
– Ma che terribile castigo! esclamò il samurai
Una vera punizione per quei poveretti che, per quanti sforzi facciano non riescono a mettersi neppure una briciola di pane in bocca.

Il vecchio samurai non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.

In fondo ad un altro corridoio illuminato si intravedeva una porta colorata dai cui infissi usciva un leggero fumo profumato, erano nuvole. Aprirono la porta fatta di arcobaleno ed entrarono in paradiso. Lì c’era una sala da pranzo identica a quella dell’inferno.
Dentro l’immenso salone c’era una lunga tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di vassoi pieni di cibi che emettevano dei profumi appetitosi.
Anche lì tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
C’era una sola differenza con l’inferno che la gente intorno al tavolo era allegra, spensierata e bella grassoccia.
– Ma com’è possibile una cosa così ? – chiese stupito il samurai all’angelo guardiano.
– All’inferno – rispose l’angelo – ognuno si affanna ad afferrare il cibo e mangiarselo subito, perché così hanno sempre fatto nella loro vita. Qui in paradiso, al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino! Purtroppo le persone dimenticano che il paradiso si può avere anche sulla terra, ma con le loro scelte sbagliate scelgono invece l’inferno – concluse l’angelo.

Fiaba della tradizione cinese riadattata da Zia Mariù

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